Eurovision 2025, cos’è successo nella seconda semifinale

Razzi, lacrime, bambole ribelli e diva queer: tutto quello che è successo durante la seconda semifinale dell’Eurovision 2025

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Pubblicato: 16 Maggio 2025 06:00

La seconda semifinale dell’Eurovision 2025 è andata in scena con tutta la sua carica di glitter, ironia e pathos, portando sul palco alcuni dei momenti più memorabili – e discutibili – della stagione. Mentre la gara si stringe verso la finale, le performance diventano sempre più audaci: tra body di pelle, bambole ribelli, razzi volanti e scale di cristallo, i paesi in gara hanno messo in scena vere e proprie dichiarazioni di intenti. Ma cos’è successo davvero nella seconda semifinale dell’Eurovision 2025?

Il pubblico si è lasciato travolgere da un’estetica che mischia alta moda, camp e storytelling emotivo. E se alcuni artisti hanno puntato tutto sull’impatto scenico, altri hanno scelto la via della delicatezza. Di certo, non ci siamo annoiate.

Bambole ribelli, fate baltiche e razzi da discoteca

Ha aperto le danze Go-Jo, in rappresentanza dell’Australia, con il suo Milkshake Man. Ex rugbista diventato popstar grazie a TikTok, Go-Jo si è presentato in look azzurro con forti riferimenti anni ’70, tra passi funky e allusioni fin troppo esplicite. La canzone? Orecchiabile ma dimenticabile. Il suo sex appeal ha retto più della sua voce.

Decisamente più intensa Nina Žižić per il Montenegro con Dobrodošli: “Dea Bendata” trasportata in un rave classico, voce potente e un testo che invita a fare pace con le proprie fragilità. L’Irlanda invece ha affidato il palco a Emmy e alla sua Laika Party: tutine spaziali, alieni glitterati, luci da discoteca e una canzone truzza ma tenera, dedicata alla cagnolina astronauta.

Poi sono arrivate loro: le Tautumeitas, rappresentanti della Lettonia. Sei voci femminili, sei abiti ispirati alla tradizione baltica, e un brano – Bur man laimi – che sembrava un incantesimo tribale fatto a ritmo di tamburo. Ballavano in cerchio, evocando spiriti antichi. Un’esibizione mistica, potente e ipnotica.

Non da meno l’Armenia con Parg, sul suo tapis roulant emotivo, vestito di pelle nera, a raccontare con voce graffiante la corsa per sopravvivere a sé stessi. Tra i momenti più emozionanti, JJ per l’Austria, con la sua Wasted Love: voce celestiale, coreografia essenziale, vento che lo sferza sul palco e lacrime vere. Una ballata che si trasforma in uragano elettronico, spiazzante e sincera.

Dall’altra parte dello spettro, le Remember Monday per il Regno Unito hanno portato sul palco un pop country da favola glitterata. Tre principesse moderne, tra chandelier sospesi e outfit da TikTok, hanno scatenato il pubblico più per l’estetica che per la precisione vocale.

Lacrime, glamour e femminismo glitterato

La Grecia ha portato Klavdia in abito blu notte, in mezzo a fiamme finte: Asteromáta ha raccontato il ritorno alle radici, con un’eleganza disturbata solo da un paio di occhiali oversize discutibili. Cambio abito a sorpresa: il blu si trasforma in bianco, ma nessuno se ne accorge subito.

Miriana Conte per Malta è stata una visione: capelli rossi, body leopardato, perizoma in vista e coreografia da pride pop. Serving è il titolo, ma anche il manifesto. Ha servito tutto: grinta, voce, presenza, queer power. Emozione pura anche dalla Francia: Louane, vestita in nero pizzo, ha commosso con Maman, tra piogge di sabbia e voce calda. Il pubblico ammutolito ha ascoltato una delle ballate più intime dell’intera edizione.

Poi c’è stato Adonxs, che per la Repubblica Ceca ha portato uno dei momenti più glam della serata: completo bianco, mantella paillettata, corpetto bondage. Kiss Kiss Goodbye è stato un addio elegante, sensuale, impeccabile.

Il Lussemburgo ha brillato con Laura Thorn, partita come bambola marionetta in rosa e diventata padrona di sé in mini dress argentato. La poupée monte le son ha raccontato l’autodeterminazione con leggerezza e stile. Israele ha emozionato con Yuval Raphael, che vestita di nero ha cantato New Day Will Rise salendo su una scala di cristallo, mentre intorno a lei esplodeva un’alba fatta di luci. Inglese, francese ed ebraico intrecciati in un solo messaggio di speranza.

I 10 finalisti della prima semifinale

Alla fine della serata, ecco i dieci Paesi che si sono qualificati per la finale:

  • Lituania, Katarsis con Tavo Akys
  • Israele, Yuval Raphael con New Day Will Rise
  • Armenia, PARG con Survivor
  • Danimarca, Sissal con Hallucination
  • Austria, JJ con Wasted Love
  • Lussemburgo, Laura Thorn con La Poupée Monte Le Son
  • Finlandia, Erika Vikman con Ich Komme
  • Lettonia, Tautumeitas con Bur Man Laim
  • Malta, Miriana Conte con Serving
  • Grecia, Klavdia con Asteromáta