Alimentazione e Sindrome di Gilbert: miti da sfatare e dieta consigliata

Scopri come un’alimentazione equilibrata può aiutare a gestire la sindrome di Gilbert, sfatando i falsi miti e sostenendo il benessere del fegato.

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Biagio Flavietti

Farmacista e nutrizionista

Farmacista e nutrizionista, gestisce dal 2017 una pagina di divulgazione scientifica. Appassionato di scrittura ed editoria, lavora come Web Content Editor per alcune realtà del settore farmaceutico e nutrizionale.

Pubblicato: 26 Ottobre 2025 18:52

La sindrome di Gilbert è una condizione genetica benigna che interessa il metabolismo di una molecola chiamata bilirubina. In parole povere, questa molecola giallastra ottenuta dalla degradazione dei globuli rossi presenti nel sangue non viene smaltita correttamente e si accumula nei tessuti provocando una lieve colorazione itterica della cute (giallognola). Ovviamente, si tratta di una colorazione molto lieve della cute e che spesso non porta alcun sintomo con sé. Talvolta questa sindrome non viene riconosciuta infatti dai sintomi, ma attraverso le analisi del sangue di routine; sul piano alimentare, pero, emergono spesso indicazioni e consigli contraddittori per la sua gestione. Diciamo chiaramente che la sindrome di Gilbert non richiede una cura, ma è molto utile saper riconoscere i fattori che possono far aumentare la bilirubina e i sintomi che in alcuni casi possono emergere, come stanchezza e disagio epatico in caso di stress, digiuno, febbre o esercizio fisico molto intenso.

Cos’è la sindrome di Gilbert?

Si tratta di una delle forme più comuni e diffuse di iperbilirubinemia non coniugata, che interessa una fetta davvero estesa della popolazione adulta. La malattia è caratterizzata da un disordine ereditario che vede l’enzima UDP-glucuronosiltrasferasi 1A 1 (UGT1A1) non funzionare correttamente e quindi portare ad un aumento della bilirubina non coniugata all’interno del sangue.

Nonostante abbia una natura benigna e sia priva di sintomi, sono tantissime le persone che cercano cambiamenti dietetici e addirittura terapie farmacologiche per gestire la bilirubina e ridurre l’ittero (quasi sempre molto lieve).

La letteratura scientifica non evidenzia alcuna dieta “miracolosa” per la gestione della sindrome di Gilbert, ma piuttosto raccomanda alcune pratiche che possono essere utili per evitare un incremento della bilirubinemia.

Miti alimentari da sfatare sulla sindrome di Gilbert

In caso di sindrome di Gilbert bisogna seguire una dieta a bassissimo apporto di calorie per pulire il fegato?

No, al contrario di quanto si possa pensare una diminuzione drastica delle calorie in un paziente colpito da sindrome di Gilbert può aumentare la bilirubina nel sangue. Quindi per queste persone non è indicato il digiuno prolungato, diete severe e drastiche.

Le persone affette da sindrome di Gilbert devono evitare tutti i grassi alimentari perché potrebbero stressare il fegato?

Questa tesi non è supportata da alcuna evidenza scientifica e, anzi, le ricerche condotte hanno mostrato come una dieta quasi priva di grassi possa contribuire a un aumento significativo della bilirubina nel sangue.

Esiste una dieta miracolosa che possono seguire le persone affette da sindrome di Gilbert per diminuire la bilirubina nel sangue?

No, al momento non ci sono evidenze scientifiche che mostrano come delle diete specifiche, come quella chetogenica o paleolitica, possono essere implicate in un miglioramento dei livelli di bilirubina in un paziente affetto da sindrome di Gilbert. Le linee guida indicano che non è necessario alcun regime alimentare speciale per questi pazienti, fatta eccezione per una dieta sana ed equilibrata.

Cosa fare a livello alimentare in caso di Sindrome di Gilbert

Negli ultimi anni un’analisi sistematica sui vari studi condotti sull’alimentazione nei pazienti affetti da malattia di Gilbert ha evidenziato alcuni punti da tenere in considerazione per quanto riguarda la dieta di questi soggetti:

  • È stato osservato che tra i fattori che portano ad un aumento della bilirubina del sangue ci sono il digiuno prolungato, le restrizioni caloriche, la disidratazione, lo stress fisico e psichico, febbre, emorragie e cicli mestruali molto abbondanti.
  • La restrizione calorica eccessiva rimarrebbe uno dei fattori alimentari più rilevanti per quanto riguarda il peggioramento dei livelli di bilirubinemia nei pazienti affetti da sindrome di Gilbert.
  • Non esiste alcuna evidenza scientifica che sottolinea come alcuni gruppi di alimenti possano influenzare di più o di meno i livelli di bilirubina nei pazienti con sindrome di Gilbert.

Ciò che è emerso da tutti gli studi e le ricerche e che è necessario evitare i trigger alimentari che possono indurre ad un aumento della bilirubina e seguire invece una dieta sana, bili bilanciata ed equilibrata nel tempo.

Consigli alimentari per chi ha sindrome di Gilbert

Pur non esistendo un protocollo alimentare per la sindrome di Gilbert, le linee guida su una sana e corretta alimentazione evidenziano alcuni punti principali da tenere in considerazione:

  • Rispettare ordine e regolarità dei pasti, mangiando 3 pasti principali e 1-2 spuntini, evitando di saltare la colazione. Ogni singolo pasto deve essere ben bilanciato nella porzione di macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi), ma deve contenere anche la giusta porzione di fibre e micronutrienti (vitamine e minerali).
  • È importantissimo mantenere un buon livello di idratazione, visto che la disidratazione può aggravare la bilirubinemia. Anche una dieta ricca di frutta e verdura contribuisce all’apporto idrico dell’organismo e inoltre favorisce l’in-take di fibre, antiossidanti e micronutrienti che aiutano a sostenere le diverse funzioni epatiche.
  • Pur non essendo necessari supplementazione o integratori, alcuni medici consigliano di tenere sotto controllo i livelli di vitamina D e ferro ed eventualmente integrarli in caso di necessità.
  • Pur non essendo la malattia di Gilbert una patologia legata direttamente al fegato, è consigliabile moderare il consumo di alcol e avere uno stile di vita più sano.
  • Bisogna mantenere un peso corporeo adeguato, con un BMI che permetta il mantenimento delle funzioni della ghiandola epatica nella norma senza alcuno stress e senza indurre casi di steatosi. Qualora si intraprendano strategie per la perdita di peso è importante che queste siano fatte in modo graduale e con un piano alimentare bilanciato da un nutrizionista o un dietologo.

Fonti bibliografiche

  • Gollan JL, Bateman C, Billing BH. Effect of dietary composition on the unconjugated hyperbilirubinaemia of Gilbert’s syndrome. Gut. 1976 May;
  • Living with Gilbert’s syndrome – British Liver Trust

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.