Sanremo 2024, top e flop della quarta serata: la dolcezza di Angelina e l’ego smisurato di Renga e Nek

Il meglio e il peggio della quarta serata di Sanremo: dall’omaggio al padre di Angelina Mango ai fischi del pubblico che lascia il teatro

Foto di Maria Francesca Moro

Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Sul web è stata definita “il momento migliore della televisione italiana”. La serata dedicata alle cover del Festival di Sanremo è sempre la più frizzante, la più chiacchierata, di certo la più amata. Un modo per rendere omaggio ai più grandi capolavori di tutti i tempi e di riascoltare i grandi nomi della musica. E quest’anno le emozioni non sono mancate di certo, seppur non tutte positive. Riviviamo i momenti top e flop della quarta serata di Sanremo 2024.

Sanremo 2024, quarta serata: momenti top

1. Angelina Mango ci ha fatto piangere tutti

Un momento che passerà nella storia del Festival di Sanremo. Nella serata dedicata alle cover, Angelina Mango ha scelto di omaggiare il papà scomparso quando lei era poco più che una bambina e, sul palco, ha intonato La rondine di Mango. E lo ha fatto con una delicatezza e un’emozione che anche a scriverlo tornano i brividi. Accompagnata dalle incantevoli note del quartetto d’archi di Roma.

 

Top e flop quarta serata Sanremo 2024
Fonte: IPA
Standing ovation e lacrime per l’omaggio di Angelina Mango

L’ex concorrente di Amici sta dimostrando, serata dopo serata, di essere un talento vero: canoro, autoriale, danzereccio e, ancor di più, di empatia e spontaneità. Che guardino e riguardino in un loop infinito la sua esibizione tutti coloro che si azzardano a dire che sta lì solo grazie al suo cognome. Il ben più saggio pubblico in sala le ha riservato una seconda standing ovation, urlando a squarciagola il nome del padre, Pino Mango, e tornano le lacrime…

2. Il professore Roberto Vecchioni

Ha dedicato la propria vita alle nuove generazioni. Roberto Vecchioni è un professore ancor prima di essere uno dei più grandi cantautori dello Stivale. È vero, la sua caratura è immensa e, accanto a lui, il piccolo e ancora acerbo Alfa quasi scompare. Ma il maestro non ha bisogno di prendersi tutti i riflettori, sa come illuminare chi gli sta a fianco.

Ti ho lasciato un foglio

Sulla scrivania

Manca solo un verso

A quella poesia

Puoi finirla tu

Recitano i versi finali di Sogna, ragazzo sogna e nel pronunciarle Vecchioni si gira verso Alfa e lascia che sia proprio lui a porre fine alla poesia, ad apporre il suo verso a quelli del maestro. Che immenso momento, che passaggio di consegne sublime. Sì, il duetto non è stato tra i più raffinati musicalmente parlando, ma quanta emozione.

Lui non lo ricorda, riservato e dignitoso come lo è stato sempre, eppure Roberto Vecchioni ha da poco perso un figlio. Il pubblico lo sa e non può che restare senza fiato di fronte alla forza con cui il cantautore intona i versi dedicati a un ragazzo cui spetterebbe tutta una vita davanti.

3. Fiorello, sempre e comunque

Bravo Amadeus, ma se non ci fosse Fiorello… Lo showman siciliano all’Ariston ormai è di casa. Arriva, fa e disfa, segue le regole e poi le distrugge. Scalette e copioni lui se li mangia: fa quello che vuole e quanto lo fa bene. Quest’anno è davvero senza freni: ha preso in giro Chiara Ferragni, ripescato gli esclusi Jalisse (che però stanno tra i flop) e, durante la quarta serata, preso in giro John Travolta – come ieri aveva fatto quell’altro buontempone di Russel Crowe.

Arriva sul palco assieme a Lorella Cuccarini, accompagnando la co-conduttrice in uno sfrenato balletto Anni ’80. E lo fa scimmiottando uno dei personaggi più seguiti di quegli anni, il mai dimenticato Manuel Franjo, di cui replica persino la voluminosa capigliatura. Ma poi ci ripensa: “Non vi do la liberatoria… sui capelli” dice prima di andar via ancheggiando come un ballerino d’altri tempi. La citazione, se mai qualcuno non l’avesse già capito, è di Travolta, che ha chiesto che il suo ballo del qua qua non venisse mai più mostrato su schermo alcuno. Sopravviveremo.

4. Gli incredibili look delle cantanti in gara (e non solo)

E tra le cose più belle della quarta serata di Sanremo – e del Festival in generale – ci sono gli spettacolari look delle cantanti in gara, delle co-conduttrici e delle grandi ospiti. Belli o brutti, eleganti o esagerati, attirano sempre il nostro guardo e, ammettiamolo, sono la prima cosa cui prestiamo attenzione appena accendiamo la tv.

Il più indimenticabile, stavolta, è stato quello di Arisa, che si è esibita – divinamente – dal palco Suzuki. Non commentiamo la sua performance perché i veri concorrenti non reggerebbero il paragone; d’altronde anche sul suo look c’è parecchio da dire. Era ospite dall’esterno, come fu Orietta Berti prima di lei, e dalla maestra del bel canto all’italiana Arisa sembra aver preso anche il look. Caschetto liscio, grandi gioielli luccicanti e un abito coloratissimo, cangiante e pieno di elementi fru-fru. Pazzesca.

Sanremo 2024, quarta serata: momenti flop

1. I Jalisse non convincono

Erano 27 anni che non si vedevano sul palco dell’Ariston, e forse un motivo c’è. Hanno rilasciato interviste, manifestato il proprio dissenso perché esclusi dalla gara dei big… i Jalisse non erano in scaletta ma sono stati i più chiacchierati di questa edizione del Festival.

Top e flop quarta serata Sanremo 2024
Fonte: IPA
I Jalisse non ne azzeccano una (nota)

E dopo tutto questo clamore, una volta riusciti a raggiungere il palco – portati su da Fiorello, che ormai fa quel che gli pare e meno male – non convinto fino in fondo. Da Fiumi di parole a qualche incertezza, forse per l’emozione? Per fortuna che c’era Beppe Vessicchio in orchestra.

2. L’ego di Francesco Renga e Nek

Ma cantare un proprio brano può essere considerata una cover? Una cover di chi? Un auto-omaggio, auto-citazione, auto-dedica. Elemento principale dell’esibizione di Francesco Renga e Nek è stata l’autoreferenzialità. E com’erano compiaciuti mentre, come schegge impazzite, rubavano borsette alla figlia e salutavano Laura finalmente tornata. Se abbiamo cantato tutti è solo per un riflesso pavloviano ormai incondizionato che ci assale con le note di Laura non c’è.

3. E la hybris di molti altri

La serata delle cover ci piace perché riesce a tirare fuori il meglio e il peggio di ogni cantante. Così, decisamente più giovane ma ugualmente egoriferito, anche Mr. Rain finisce per autocitare la sua Supereroi dello scorso anno. Non era necessario.

Top e flop quarta serata Sanremo 2024
Fonte: IPA
Le farfalle della ginnastica hanno salvato l’esibizione di Mr. Rain

E forse non era necessario neppure osare la riproduzione di uno dei brani più ostici e complessi della storia della musica mondiale. Tra i musicisti si usa dire che Freddy Mercury non si imita mai – il paragone sarebbe crudele per chiunque. Lo è stato anche per il trio de Il Volo, ma loro (come il famoso calabrone) non lo sanno e volano lo stesso.

Sangiovanni, infine, forse dopo aver preso lezioni dai più navigati zii della musica italiana, fa come Renga e Nek e come cover (ma si può definire cover?!) porta la sua hit più famosa. Se al duo diamo 0, a lui concediamo un 1, per lo meno ha portato un ospite sul palco con sé.

Fischi in platea: top o flop?

C’è infine un momento, di certo tra i più memorabili della serata, che è difficile collocare in uno dei due schieramenti. Annunciata la classifica finale, che ha visto trionfare Geolier e la sua cover napoletanissima, il pubblico ha iniziato a inondare il teatro di fischi, di buuuu e c’è persino chi ha abbondonato la sala in anticipo. Grande mancanza di rispetto, non sempre più vincere chi ci piace ma il parere di pubblico e giuria va sempre rispettato.

In fondo, però, sono proprio momenti del genere che rendono Sanremo lo spettacolo che è. La polemica ci piace, lo scontro ci tiene sull’attenti nelle ore notturne in cui Amadeus ci impone di restar svegli. Ne prendiamo le distanze, ma sono questi i momenti di cui continueremo a parlare. Come quando l’orchestra lanciò gli spartiti sul palco in protesta alla mancata vittoria di Malika Ayane. O quando la platea fischiò per 10 minuti filati di fronte all’esclusione dal podio di Loredana Bertè. So italian