C’era una volta la malattia dei legionari. Un nome curioso, considerando che si riferisce ad un tipo di milizia molto frequente un tempo. In realtà la legionellosi, ovvero l’infezione da Legionella pneumphila, si chiama così proprio per un ricordo storico che si correla alla prima epidemia ufficialmente dimostrata. Così come anche il germe che provoca il quadro assume questo nome.
Il nome del batterio viene dall’epidemia che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di legionari veterani americani riuniti in un hotel di Filadelfia: 34 morti su 221 contagiati. Il germe fu isolato nell’impianto di condizionamento. Da allora, in termini generali, la scienza ha fatto molti passi avanti sia sul fronte del riconoscimento del quadro che su quello del controllo dell’infezione. Ma la Legionella rimane la stessa, anche se ne conosciamo più di 60 tipi. Nella sua forma più comune ha la tendenza a svilupparsi nei polmoni. Anche se gli esperti sanno sempre di più come affrontarlo, il batterio nasconde ancora tante insidie, come dimostrano le riaccensioni con microepidemie che ciclicamente si presentano.
Indice
Cos’è la Legionella e come prolifera
La Legionella è un microrganismo molto insidioso e praticamente diffuso ovunque in Italia. Rispetto ad altri batteri che possono provocare manifestazioni respiratorie fino alla polmonite, presenta alcune caratteristiche peculiari. Si può infatti considerare una sorta di batterio “acquatico”. Cosa significa? Che il germe individua il proprio ambiente riproduttivo ideale negli ambienti caldo-umidi, anche se è molto resistente e può comunque sopravvivere in condizioni sfavorevoli anche ad alte temperature. Pensate solo che nell’acqua, e quindi anche nelle tubature in cui spesso alberga e si sviluppa, può arrivare anche a sopportare senza difficoltà condizioni termiche intorno ai 50 gradi. Per questo il batterio si mantiene e si riproduce senza difficoltà nelle apparecchiature e nelle tubazioni di collegamento.
Siamo quindi di fronte a germi che poi, una volta giunti a contatto con l’apparato respiratorio delle persone magari nel corso di una normale operazione di lavaggio in bagno, possono essere inalati attraverso goccioline di goccioline di liquido e vapore. E poi possono determinare malattia, che può assumere le caratteristiche di una grave polmonite quasi esclusivamente in pochissime persone, in particolare cardiopatici gravi, soggetti con malattie respiratorie croniche pesanti come la BPCO, immunodepressi.
Come si diffonde la Legionella
Parlare di Legionella al singolare non è propriamente corretto. Sono state infatti riconosciute dalla scienza diverse varianti del batterio, ben più di 60. Una di esse, considerata la più pericolosa, predomina comunque nettamente sul piano epidemiologico. Sarebbe infatti responsabile di circa nove casi di infezione clinicamente rilevabile su dieci. Si tratta comunque di un batterio particolarmente adattabile.
Infatti, il germe permane senza soverchie difficoltà a distanza dall’essere umano, sfruttando magari gli ambienti fluviali e lacustri, a patto che la temperatura dell’acqua non sia eccessivamente bassa. La situazione cambia profondamente quando la legionella si riproduce in grandi quantità all’interno di tubature o di vie entro cui si diffonde l’aria condizionata all’interno degli ambienti. In queste condizioni, infatti, il germe si replica a grande velocità formando una specie di invisibile “pellicola” lungo le colonne di raffreddamento dell’acqua e altri sistemi di tubature, specie se sono presenti residui di ruggine.
Le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali da cui quindi si spostano in ambienti artificiali artificiali, come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici dove il batterio si concentra e si moltiplica, fino a creare un rischio significativo per la salute. Curiosità: chi fuma, vista l’azione dei composti presenti nella sigaretta su bronchi e polmoni, sarebbe più esposto ai rischi di sviluppare forme serie, per l’insufficiente azione di filtraggio delle vie respiratorie sull’aria che viene immessa al loro interno.
Come si manifesta l’infezione da Legionella
Innanzitutto, ricordiamo che a volte l’infezione può anche decorrere senza essere percepita. In presenza di sintomi, questi in genere compaiono dopo un’incubazione che dura mediamente poco meno di una settimana ma con un ampio margine di variabilità. Le ricerche mostrano infatti la comparsa di casi a distanza di due giorni dal contagio così come tempi di incubazione dilatati fino anche a 10 giorni. Il quadro dell’infezione è quindi quello della polmonite, che può anche mostrare alcuni problemi a carico di organi che non fanno parte dell’apparato respiratorio. I sintomi più classici sono la febbre, ad insorgenza spesso rapida, difficoltà respiratorie, addirittura cianosi, ovvero segni di carenza di ossigeno nel sangue per la difficoltà a realizzare i normali scambi tra aria e sangue all’interno dei polmoni. Ma non bisogna sottovalutare la possibilità che i disturbi appaiano molto più sfumati.
In certe persone i sintomi possono ricordare quelli legati ad un’infezione da virus parainfluenzale, con una febbre leggera, dolori diffusi a ossa e articolazioni, tosse leggera e secca. In tutti i casi non va dimenticata la possibilità che i sintomi possano interessare altri organi dall’apparato digerente a quello circolatorio. In questo senso, anche problemi nei normali processi di coagulazione possono manifestarsi nei pazienti, con comparsa di coagulazione intravasale disseminata o CID e porpora trombocitopenica.
Che differenza c’è tra legionellosi e febbre di Pontiac?
Come si è visto, esistono diversi tipi di Legionella pneumophila. E di conseguenza esistono anche forme infettive legati a batteri di questa specie che tendono ad assumere caratteristiche diverse rispetto a quelle della classica infezione, con l’interessamento polmonare. Per questo, in alcuni casi, la malattia da Legionella pneumophila può portare alla cosiddetta febbre di Pontiac. In questo caso la malattia è meno grave. Si tratta di una manifestazione che ricorda pienamente i fastidi della classica sindrome influenzale. In genere l’incubazione è più breve rispetto a quanto si osserva nella classica legionellosi, con uno sviluppo dei sintomi dal contagio in circa uno o due giorni.
Poi compaiono il malessere generale, i classici dolori muscolari che ricordano quelli da stanchezza, una forte astenia, il mal di testa. Può esserci mal di gola, ma non compaiono i classici problemi polmonari. A volte invece si possono presentare disturbi di tipo gastrointestinale, come una nausea inspiegabile, o segni di coinvolgimento del sistema nervoso, con comparsa di inspiegabili vertigini o fastidio oculare dopo esposizione alla luce, ovvero fotofobia.
Infezione da Legionella: come si riconosce e come si cura
Il quadro clinico di per sé non aiuta molto a riconoscere con certezza l’infezione da Legionella pneumophila. Si tratta infatti di sintomi e segni che possono accompagnare diverse forme di polmonite, soprattutto di origine batterica. Va anche detto che la patologia può essere ipotizzata anche in considerazione delle modalità di presentazione, vista la sua tendenza a presentarsi in determinate aree molto specifiche per la modalità di trasmissione attraverso le condutture. In ogni caso, la diagnosi differenziale va effettuata dal medico, e può essere ottenuta attraverso test sul sangue e nelle secrezioni bronchiali. Nel primo caso si fa un semplice prelievo e si punta a individuare gli anticorpi specifici prodotti dall’organismo nel sangue che circola nel corpo, nel secondo si mira invece a ritrovare il germe all’interno di quanto viene emesso con uno sputo. Utile può essere anche la ricerca di particolari porzioni del batterio, i cosiddetti antigeni, che possono essere scoperti nelle urine.
Sul fronte delle cure va ricordato che la legionellosi viene affrontata fondamentalmente con antibiotici attivi sul germe. In molti casi questi farmaci, che vanno sempre prescritti dal medico, si rivelano estremamente efficacia tanto che l’infezione passa senza lasciare alcun segno. Ci sono però persone che possono risultare a maggior rischio di complicazioni e di forme più serie dell’infezione. Si tratta soprattutto di persone che presentano una compromissione del normale funzionamento del sistema immunitario, sia per età (gli anziani sono a maggior rischio) sia per la presenza di malattie croniche che possono influire sul quadro. Ad avere una risposta difensiva inferiore rispetto alla norma sono ad esempio le persone affette da tumore, da insufficienza renale o da diabete.
Infezioni respiratorie batteriche, quali sono le più comuni
I virus sono responsabili di molti casi di bronchite acuta e di molti episodi di polmonite. La trasmissione delle più comuni malattie infettive respiratorie è facile e veloce, visto che basta un colpo di tosse o uno starnuto per scaraventare nell’aria i microscopici nemici. Oltre ai virus che seguono il ritmo delle stagioni, come quello dell’influenza, si possono incontrare soprattutto rinovirus responsabili del raffreddore, adenovirus che possono invece dare tonsilliti e mal di gola, oltre ovviamente ai batteri in grado di provocare infezioni delle prime vie respiratorie, otiti e anche bronchiti. Per questi ultimi il medico può prescrivere una cura a base di antibiotici, inutile se l’infezione è di origine virale. In termini generali, quindi, sono soprattutto i batteri a incutere timore, anche per il fenomeno della resistenza agli antibiotici.
In questo senso le Legionella pneumophila è in buona compagnia, considerando che lo Streptococcus pneumoniae è sicuramente il germe individuato con maggior frequenza nelle polmoniti acquisite in comunità. È importante anche il ruolo del Mycoplasma pneumoniae, mentre l’Haemophilus influenzae, la Moraxella catarrhalis e lo Streptococcus pneumoniae rappresentano gli agenti più spesso responsabili di riacutizzazioni della BPCO. Anche la Moraxella catarrhalis viene talvolta riconosciuta quale agente responsabile di polmonite, mentre altri microrganismi in causa sono il Mycoplasma pneumoniae, appunto la la Legionella e lo Staphylococcus aureus. Oltre ovviamente alla Klebsiella pneumoniae, che rappresenta tra l’altro una delle maggior sfide per contenere il fenomeno della resistenza agli antibiotici.
Fonti bibliografiche
Legionellosi, ISS (Istituto Superiore di Sanità)
Prevenire il rischio Legionella, Legionella