Giovani, la percezione della salute dopo il Covid e delle differenze di genere

I giovani desiderano tranquillità, salute e una famiglia. Le paure più grandi? Quelle generate dalla pandemia. Cosa dice la ricerca sulle nuove generazioni

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 6 Marzo 2025 10:00

Cosa si aspettano gli adulti di domani? Sostanzialmente tranquillità, nella speranza di realizzare una triade che per loro (e non solo) appare di grande importanza. Puntano su un lavoro correttamente retribuito, con la prospettiva di una pensione adeguata, sulla salute e sulla famiglia.

Nel turbinio sociale ed economico di questi tempi, le aspettative da realizzare prevendono un posto di lavoro stabile, una vita di coppia con almeno due figli e il benessere. A dirlo la ricerca “Giovani e sostenibilità sociale”, condotta da Eikon Strategic Consulting Italia, su un campione rappresentativo di 2000 giovani tra i 16 e i 34 anni, sono preoccupati di mantenersi in buona salute.

L’impatto invisibile del Covid e la speranza della famiglia

“Il futuro appare appesantito da timori concreti e tangibili, in cui l’insicurezza economica   è il filo conduttore dell’esistenza, dallo stipendio alla pensione – è il commento di Enrico Pozzi, CEO di Eikon Strategic Consulting Italia.

“Particolarmente significativa è la paura per la salute, considerata la giovane età del campione: pur senza espliciti riferimenti alle pandemie, il Covid19 sembra aver lasciato un’impronta silenziosa ma profonda”.

Insomma, sul fronte psicologico la pandemia ha lasciato strascichi che probabilmente possono essere affrontati solo con l’equilibrio, tradizionalmente difficile da trovare in giovane età. Occorre modulare le reazioni partendo integrando fra loro la consapevolezza di quanto avvenuto e i rischi futuri. Insomma non è facile. Sicuramente però la prospettiva di una famiglia piace.

Dall’analisi emerge che il desiderio di avere figli e l’accento sulla relazione stabile riflettono una prospettiva di fiducia e ottimismo che si appoggia a modelli tradizionali: una maggioranza significativa (59%) degli intervistati si riconosce nell’immagine di una famiglia con figli. Il 28%, pensando alla propria vita futura, si vede in coppia con due figli, con le donne più orientate alla famiglia con due figli (31%) rispetto al 25% degli uomini.

A fatica verso le pari opportunità

Dallo studio emerge che l’uguaglianza di genere nel nostro Paese è ancora lontana dall’essere raggiunta nella percezione della popolazione under 35. E soprattutto non viene considerata una priorità.  Quasi la metà del campione (47%) pensa che le donne siano più portate alla cura di persone e casa rispetto agli uomini. Un dato che riflette una visione tradizionale del ruolo femminile.

Tuttavia, la generazione più giovane (16-19 anni) mostra una maggiore consapevolezza, con una percentuale che scende al 38%. Emerge anche una visione stereotipata dei ruoli di genere, con la percezione che le donne siano più portate per determinati lavori (es. insegnanti) e gli uomini per altri (es. ingegneri). Un commento significativo: “Troppe maestre e professoresse, e poche donne ingegnere o informatiche. Non mi piace”. Il 59% dei giovani in età lavorativa ritiene che le donne siano discriminate professionalmente quando diventano madri. E i picchi sono ancora più negativi tra le donne e tra chi risiede al Sud/Isole. Questo dato evidenzia una forte percezione di difficoltà per le donne nel conciliare maternità e carriera.

Futuro professionale

Il “gender gap”, insomma, viene percepito. Eccome. E c’è  ancora molto da fare creare un futuro in cui donne e uomini abbiano le stesse possibilità di realizzazione personale e professionale, anche se i giovani lavoratori riconoscono una maggiore apertura nell’ambito del mondo del lavoro.  Rispetto alle pari opportunità sul lavoro, il 61 % dei lavoratori è contrario al gender gap in ambito professionale (esempio: percorsi di formazione più adatti alle donne), con una prevalenza delle lavoratrici (67%) e di chi risiede in area Nord-Ovest (64%).

Non transigono però sul fatto che il luogo di lavoro tenga conto della propria vita personale: è quanto dichiara uno schiacciante 85% sul totale. Prevale la focalizzazione nelle donne (44%) rispetto agli uomini (35%). Le aspettative sul lavoro, invece, sono piuttosto tradizionali. L’azienda dovrebbe garantire innanzitutto una buona retribuzione e un contratto stabile e sicuro, e questa percentuale è leggermente più alta per le donne che per gli uomini (49% vs 45%).

Il giudizio sulle istituzioni è negativo per quanto riguarda gli investimenti nell’istruzione (69%) e la promozione del benessere psicofisico (67%). Le donne si dimostrano particolarmente critiche su quest’ultimo aspetto. Nonostante i riconosciuti progressi, i dati rivelano una percezione di discriminazione professionale nei confronti delle donne e una visione stereotipata del loro ruolo nella società, che punta il dito soprattutto sullo scarso impegno delle Istituzioni: per il 71 % delle donne – contro il 58% degli uomini – sono indifferenti/distanti rispetto al tema della parità di genere e del supporto ai neogenitori.