Allergia a cani e gatti, come si riconosce e come si affronta

Stranuti, naso che cola, prurito, lacrimazione sono i sintomi tipici dell'allergia a cani e gatti: le cause che la scatenano e come affrontarla

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 11 Marzo 2025 11:59

Avere vicino un amico a quattro zampe è importante. Eccome. Ci aiuta a mantenere il benessere psicologico, favorendo il controllo di stati di ansia e l’umore cupo, per non parlare del valore che può avere sotto l’aspetto fisico.

Attenzione però. Ci sono persone che quando hanno vicino un micio (per non parlare del cane) vedono comparire naso che cola, occhi rossi, starnuti a ripetizione. Insomma tutti i classici sintomi dell’allergia, che nelle forme più serie possono addirittura allargarsi a difficoltà respiratorie, con il fiato che sembra mancare. Ma come nascono queste forme allergiche?

Cosa non si sopporta nel gatto

Il felino è sicuramente in testa alla classifica dei rischi legati alle potenziali allergie da animali. I sintomi di questa forma possono manifestarsi anche dopo lunghi periodi di convivenza con un micio. Anche se parliamo di allergia al gatto, in ogni caso, non è corretto definire così il quadro. Né si può parlare di una vera e propria reazione allergica al pelo dell’animale. Il fattore scatenante, infatti, è l’allergene Fel d1, che ha origine nelle ghiandole sebacee del felino e nella sua saliva.

Questo allergene è presente sul pelo e nella sua saliva e viene rilasciato in grande quantità nell’ambiente, indipendentemente dal livello di pulizia dell’animale. Le sue dimensioni ridotte e la particolare stabilità ne rendono possibile il trasporto e la diffusione passiva, principalmente attraverso gli indumenti e i capelli anche in ambienti non direttamente frequentati dall’animale.

Uno dei fenomeni più caratteristici degli allergeni di derivazione animale è la possibilità per i soggetti sensibilizzati di sviluppare uno stato più o meno completo e duraturo di tolleranza immunologica senza manifestare disturbi.

In genere, come mostrano diverse ricerche, assuefarsi al micio fin dalla più tenera età può rappresentare un fattore difensivo, perché in qualche modo “abitua” il sistema immunitario a non reagire (erroneamente come accade in caso di allergia) nei confronti del fattore che scatena i sintomi. Ma a volte questa tolleranza risulta molto labile.

Le situazioni a rischio, con il possibile manifestarsi di sintomi anche gravi, infatti, possono essere diverse: l’arrivo in casa di un nuovo animale in aggiunta ad uno o più già presenti, l’esposizione ad un animale diverso dal proprio, ma anche l’allontanamento del soggetto sensibilizzato  anche per un breve periodo dall’ambiente di vita, o un cambiamento nelle abitudini.

Cosa accade nell’allergia al cane

Non bisogna dimenticare che anche il cane può dar luogo ad attacchi di rinite ed altre manifestazioni allergiche. In questo caso un allergene particolarmente temuto è il Can fl. Si può individuare nel pelo e nella forfora dell’animale: a rischio paiono in particolare il boxer e lo schnauzer.

Insomma: il cane è per definizione il migliore amico dell’uomo, ma secondo gli allergologi un 15-20% della popolazione italiana è costretto a limitare il contatto con i propri amici a quattro zampe a causa di una allergia, quella al cane, tanto diffusa, quanto sottovalutata.

Oggi grazie ai continui progressi della diagnostica allergologica molecolare, un recente studio italiano ha confermato che una delle cause predominanti di questa allergia, potrebbe essere una proteina presente solo negli esemplari di cane maschio: l’allergene prostatico Can f 5. Ma non basta. Oggi si sa che il cane produce ben diverse proteine allergeniche: Can f 5 è l’equivalente dell’antigene prostatico umano.

Gli studi fino ad ora disponibili mostrano che un numero considerevole di pazienti risulta sensibilizzato al Can f 5 e per molti di questi l’allergia è legata esclusivamente a questo allergene. Cosa potrebbe cambiare? Certo questa scoperta apre diversi scenari, sia nella ricerca di una terapia desensibilizzante al momento assente, sia nella prospettiva che, per la maggior parte delle persone con diagnosi certa di allergia esclusiva al cane maschio, potrebbe essere tollerato un cane femmina.

Il vantaggio di essere allergici solo all’antigene in questione consente tolleranza nei confronti dell’esemplare femmina e di essere meno sensibili agli allergeni che il cane condivide con altri mammiferi, come ad esempio conigli, cavalli e criceti. Ma c’è uno svantaggio, ovvero un aumento del rischio di sviluppare allergia al liquido seminale umano, l’antigene umano è l’equivalente di quello del cane, con manifestazioni reattive locali e, talora, generali durante i rapporti sessuali non protetti.

 I sintomi dell’allergia al cane ed i possibili rimedi

Anche se alcune persone, pur risultando allergiche agli epiteli di cane non manifestano particolari sintomi a contatto con l’animale, i sintomi tipici di chi soffre di questa allergia sono starnuti, naso che cola, arrossamento, prurito e lacrimazione agli occhi e, in alcuni casi, possono insorgere anche tosse ed affanno.

In presenza di una documentata sensibilizzazione allergica e di sintomi dopo contatto la misura più efficace da adottare è l’allontanamento dell’animale, misura dolorosa e comprensibilmente poco adottata dai pazienti, e da misure di pulizia degli ambienti.

Come comportarsi

È importante fare sempre riferimento all’allergologo, specialista di riferimento. Ma ci sono alcune semplici regole che si possono seguire, parlando con il veterinario. Innanzitutto ricordate che lavare regolarmente cane e gatto, spazzolando bene il pelo, aiuta a limitare i rischi di allergia, anche se non sempre questa soluzione può essere sufficiente.

In ogni caso l’igiene dell’animale ha comunque anche lo scopo di evitare che questo possa “portare”, celati tra il pelo, anche pollini o altri composti allergenici dall’esterno.

Importante è anche evitare che l’animale domestico giri molto per la casa, soprattutto impedendo che si “sdrai” in camera da letto e sui divani. Per il resto il vecchio, sano ricambio d’aria rimane una formidabile arma anti-allergia.  Infine, anche se a volte accusiamo Fido e Fuffi di essere causa dei nostri disturbi, teniamo presente che esistono le allergie crociate. Cosa vuol dire? In certi casi i sintomi potrebbero presentarsi anche in presenza di dermatophagoides (il classico acaro della polvere) oltre che di peli di felini o di cani. Per questo lo specialista deve valutare caso per caso la situazione e proporre soluzioni su misura.