Allergie respiratorie: cause, sintomi e come difendersi

Come affrontare le allergie respiratorie, capire la differenza tra asma e rinite e i fattori che le scatenano

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Possono assumere volti diversi. A volte assumono le sembianze della rinite, con naso chiuso e starnuti a ripetizione, in altri casi interessano gli occhi, dando luogo a rossori e lacrimazione tipici della congiuntivite. Ancora: nei casi più gravi possono portare anche le crisi respiratorie tipiche dell’asma.

Quando si parla di allergia, alla base di tutto c’è il meccanismo di una reazione anomala dell’organismo, che poi si può manifestare in modi diversi e a volte si associano tra loro, come avviene ad esempio per asma e rinite. Oltre il 90% degli asmatici ha anche la rinite, e la metà delle persone che hanno la rinite ha anche l’asma, in diversa gravità. Ma c’è un altro aspetto che colpisce. Queste patologie, spesso collegate all’ambiente e allo sviluppo industriale, sono in costante aumento.  Come mai? In un evento sostenuto da Assosalute ha provato a spiegare ciò che accade Lorenzo Cecchi, Presidente AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri).

Che differenza c’è tra asma e rinite

Lasciando da parte la congiuntivite, che interessa l’apparato visivo e la membrana oculare, appunto la congiuntiva, asma e rinite sono le manifestazioni più comuni delle allergie di stagione. La seconda è una reazione infiammatoria delle prime vie respiratorie e si manifesta con starnuti, prurito al naso, naso che cola, muco chiaro e naso chiuso (che quando disturba il sonno è la forma più grave della rinite allergica). A questo si aggiunge molto spesso anche la congiuntivite, la quale determina un quadro di irritazione oculare che va ad aumentare il disagio provocato dalla rinite.

“L’asma, invece, si manifesta con una ostruzione delle vie respiratorie causata dall’infiammazione dei bronchi e dalla contrazione della loro muscolatura, che porta, appunto, a difficoltà respiratoria – spiega l’esperto. Tra i sintomi primari vi è la mancanza di respiro, soprattutto sotto sforzo, tosse, senso di costrizione toracica e respiro sibilante o wheezing. Quest’ultimo è un sintomo che si manifesta nell’infanzia come un suono musicale, acuto e continuo, emesso dal bambino durante l’espirazione. A volte, se intenso, è udibile anche dai genitori, ma quando è più flebile può essere rilevato solo dal pediatra curante attraverso l’auscultazione del torace”.

Allergie respiratorie, chi è più a rischio?

Come ricorda Cecchi, le allergie respiratorie non presentano differenze di genere ma solo di età; sono i bambini, difatti, a essere più frequentemente allergici e asmatici. Il motivo? “Vengono esposti a quegli stimoli ambientali che rappresentano i fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie allergiche nella fase di sviluppo del loro sistema immunitario – fa sapere Cecchi. In quelli molto piccoli i sintomi interessano principalmente la pelle, con la dermatite atopica.

Spesso negli anni successivi compaiono altre manifestazioni, come l’allergia alimentare e la rinite allergica e l’asma. Il respiro sibilante o wheezing è una specie di asma che si manifesta in corso di infezioni a carico delle vie respiratorie (naso, gola) nei bambini: oltre 1 bambino su 3 presenta almeno un episodio di respiro affannoso acuto prima dei 3 anni d’età. Nelle prime fasi apparirà semplicemente raffreddato, in seguito presenterà tosse e appunto respiro sibilante fino ad arrivare a sintomi simili a quelli dell’asma”.

Quali fattori influenzano lo sviluppo di allergie respiratorie?

Anche se c’è sempre una predisposizione genetica, l’ambiente circostante aumenta il rischio di allergie, quindi possiamo dire che è possibile sia nascere allergici che diventarlo. A questo proposito, gli studi riguardanti gli effetti dell’ambiente sull’allergia hanno avuto uno sviluppo molto importante.

Circa 20 anni fa è stata formulata l’“ipotesi igienica”, secondo cui le persone che sono in contatto con agenti patogeni (virus, batteri, …) hanno meno probabilità di essere allergici, come ampiamente studiato nei bambini che nascono in contesti rurali rispetto ai loro coetanei che vivono in città. Studi successivi hanno dimostrato che molto dipende dall’esposizione ai batteri che contaminano il terreno o che sono maggiormente presenti dove vivono gli animali.

In pratica, nell’ambiente rurale è più mantenuto l’equilibrio tra gli agenti patogeni dell’ambiente e il nostro sistema immunitario, equilibrio che si è realizzato in milioni di anni di convivenza. “Questo spiega perché nel mondo occidentale ci sono più malattie allergiche rispetto ad altri Paesi meno sviluppati – segnala Cecchi. Per quanto riguarda la prevenzione e secondo quanto detto finora, in Finlandia si sta provando a porre rimedio a questa tendenza; è stato difatti avviato un progetto di prevenzione finanziato dallo Stato che prevede, fra l’altro, attività ricreative per i bambini all’aria aperta, come attività con la terra e con l’orto per riavvicinare i bambini alla natura. I risultati di questa iniziativa hanno già evidenziato miglioramenti nella riduzione delle allergie respiratorie e dell’asma”.

Asma e riniti allergiche, quanto influisce l’inquinamento

“Qualsiasi aspetto ambientale condiziona lo sviluppo delle malattie croniche in un individuo, sia durante il concepimento e la gravidanza fino all’età più avanzata. Dal punto di vista concettuale adesso non si parla più di cause ambientali, ma di esposoma. “Il termine era inizialmente utilizzato solo in riferimento allo sviluppo di tumori, ma oggi afferisce anche al campo delle allergie – nota Cecchi. È stato introdotto pochi anni fa per indicare la totalità delle esposizioni ambientali non genetiche a cui un individuo è sottoposto, e dall’insieme degli effetti dell’ambiente, ai virus, all’inquinamento, fino ai cambiamenti climatici”.

Per quanto concerne gli aspetti “endogeni”, o meglio tipici di ciascun individuo, invece, uno stile di vita “sregolato”, un’alimentazione povera di antiossidanti, e il consumo di tabacco sono tutti fattori che contribuiscono naturalmente a peggiorare i sintomi delle allergie respiratorie e l’infiammazione, soprattutto per coloro i quali soffrono di asma. Quando si parla di attività sportiva, invece, c’è un aspetto delicato che riguarda la terapia dell’asma da tenere in considerazione: le cure di oggi oramai permettono di svolgere qualsiasi tipo di attività fisica, ma vi sono alcuni tipi di sport che richiedono maggiore attenzione, come il ciclismo, che espone lo sportivo ad alte concentrazioni di pollini”.

Come lo smog peggiora la situazione

I dati sono chiari: ci sono persone che diventano ipersensibili ai pollini dove ci sono livelli elevati di particolari inquinanti nell’aria. A definire il ruolo dell’inquinamento ambientale è uno studio tedesco, condotto dal Max Planck Institute for Chemistry di Mainz e dalla University Medical Center dell’Università Johannes Gutenberg, pubblicato sulla rivista Frontier in Allergy.

La ricerca segnala che il polline “cattura” e “trasporta” alcuni noti inquinanti atmosferici, come l’ozono, il biossido di azoto e il particolato, per poi rilasciarli nelle vie respiratorie, intensificando nei soggetti allergici le manifestazioni di ipersensibilità agli allergeni e innescando nei soggetti non allergici rinite, tosse e asma.

“La prevalenza e la gravità delle malattie allergiche scatenate dal polline delle piante trasportato dall’aria e da altri allergeni sono in aumento in tutto il mondo – spiega Vincenzo Patella, Direttore UOC di Medicina Interna Azienda Sanitaria Salerno”. Finora si era partiti dal presupposto che il continuo aumento delle malattie allergiche registrato negli ultimi decenni, fosse da ricondurre alla combinazione tra predisposizione genetica e anomalie climatiche con inverni più caldi che tendono a favorire un carico pollinico sempre più abbondante e duraturo per le fioriture anticipate. Ad avere un ruolo determinante in questa ‘epidemia di allergie’ sarebbe anche l’esposizione eccessiva degli allergeni ad alcuni inquinanti atmosferici che, proprio negli ultimi anni, hanno raggiunto concentrazioni elevate.

L’ozono, il biossido di azoto e il particolato, componenti dello smog estivo creato dal traffico, possono alterare il potenziale allergenico e infiammatorio del polline: gli inquinanti entrano infatti nel polline e una volta raggiunte le vie respiratorie, vengono poi liberati, potenziando così, da un lato i sintomi del paziente allergico, e dall’altro scatenando reazioni simil-allergiche nelle persone che hanno sempre mostrato una soglia abbastanza alta di sensibilizzazione al polline”.

In sostanza, il polline “inquinato”, scatenerebbe reazioni allergiche anche nelle persone che in realtà non lo sono. Gli esperti segnalano che occorre studiare e affrontare la malattia allergica alla luce anche delle problematiche ambientali, che possono aggravarlo o addirittura scatenarla. Per migliorare la qualità dell’aria è importante dunque che le pubbliche amministrazioni non solo adottino politiche di riduzione del tasso dei principali inquinanti atmosferici ma anche misure di contenimento della carica di pollini allergizzanti. Ciò può avvenire con la progettazione di giardini pubblici soprattutto nelle aree metropolitane con specie non allergeniche, come gelsomino, camelia ed erica, al posto di piante morte già esistenti anemofile che affidano al vento la propagazione dei pollini, come betulle, cipressi e ulivi.

Inquinamento e sintomi allergici vanno in coppia

Insomma: esiste una correlazione tra inquinamento atmosferico e smog e aumento delle patologie allergiche. Ciò è dovuto alla sinergia dannosa tra inquinanti, pollini e allergeni, che rende l’inquinamento estremamente dannoso per i soggetti allergici e i potenziali tali.

“Questo perché gli inquinanti danneggiano la mucosa e facilitano la maggiore penetrazione e l’effetto allergenico dei pollini, se non, come per alcuni allergeni, l’aumento dell’allergenicità dei pollini stessi – riprende ancora Cecchi. Questo in aggiunta agli effetti dei cambiamenti climatici, e soprattutto della temperatura (il global warming) sulle stagioni di fioritura delle piante che producono pollini allergenici. Tutto questo si somma al danneggiamento della cosiddetta “barriera epiteliale”, che dobbiamo immaginare come un muro fatto di mattoni dove al di sotto si trova il sistema immunitario, uno scudo che filtra ciò che arriva dall’esterno, limitando il numero di sostanze che entrano a contatto col sistema immunitario”.

Le sostanze che l’uomo ha introdotto negli ultimi 60-70 anni, circa 350.000, provocano la sconnessione di questi mattoni e la conseguente penetrazione di allergeni, numerose sostanze inquinanti e irritanti e microorganismi, inclusi anche i batteri che abitano sopra la barriera epiteliale e che contribuiscono all’equilibrio con il sistema immunitario. Ciò provoca e alimenta l’infiammazione che è la fonte di malattie allergiche ma anche di altre malattie croniche. Per evitare questa “sconnessione” del muro e queste eccessive infiltrazioni, è necessario impegnarsi per ridurre le sostanze che generano inquinamento outdoor e indoor, che possono danneggiare la barriera epiteliale.

Le allergie da polline non sono più stagionali

I pollini sono una delle componenti che determina sia l’insorgenza sia soprattutto il peggioramento dei sintomi da allergie respiratorie. In questo caso, gli effetti del cambiamento climatico sui pollini e, in particolare, l’aumento delle temperature negli ultimi anni, anche nei mesi di settembre e ottobre, ha alterato la stagione di fioritura delle piante, con un conseguente anticipo della fioritura di molti alberi, come betulla e cipresso e un prolungamento di quella delle graminacee e della parietaria, due erbe molto importanti quando si parla di allergie in Italia.

Nei territori meridionali della Penisola, infatti, ciò significa una presenza della parietaria durante tutto l’anno, mentre nelle zone centrali la presenza si si estende fino a settembre e ottobre. Più in generale è possibile affermare che, come tutto l’occidente, l’Italia ha un’alta prevalenza di malattie allergiche, resa più complessa anche dalla grandissima varietà di pollini, di paesaggi, di condizioni metereologiche e di clima. Per quanto il profilo di un allergico possa risultare diversa da Aosta a Palermo, di fatto, quello delle allergie respiratorie è un disturbo che riguarda tutto il Paese senza grandi differenziazioni.

Come difendersi dalle allergie

Lorenzo Cecchi indica un serie di consigli pratici che possono aiutare chi soffre di allergia, anche utilizzando per periodi molto limitati, e solo per lenire i sintomi, i farmaci di automedicazione. Accanto ai farmaci di automedicazione e a quelli di prescrizione medica, anche l’immunoterapia specifica con allergeni può diventare fondamentale nella cura delle allergie respiratorie.

Anzitutto, una corretta gestione delle allergie comincia dalla prevenzione, a partire dalla conoscenza e dall’informazione dei pollini ai quali si è allergici, in modo da ottimizzare la terapia e seguirla in modo appropriato. Informarsi consultando il bollettino dei pollini, il meteo delle allergie e il mini-atlante dei pollini sui siti ufficiali può aiutare a non farsi cogliere impreparati e a prevenire i disturbi derivanti dalle allergie. In secondo luogo, bisogna rispettare i tempi della cura e della terapia: sarebbe opportuno non iniziarla troppo in anticipo rispetto alla fioritura e non continuare anche dopo. Infine, riguardo gli allergeni indoor, è bene prestare attenzione agli acari della polvere e alla forfora degli animali da compagnia.

Per i primi, si consiglia di utilizzare per materassi e cuscini delle fodere anti-acari, rappresentando questi la fonte principale degli acari. Per quanto concerne gli animali da compagnia, è opportuno lavarli una volta alla settimana al fine di rimuovere il più possibile gli allergeni dal loro pelo e tenerli lontano da divani, mobili imbottiti, e dalle camere da letto.

Fonti bibliografiche

Polline, Climate ADAPT

Smog alleato del polline. Reazioni allergiche anche in chi non ne soffre. I consigli degli esperti, Quotidiano Sanità