Depressione e ansia, quando e perché la donna rischia di più

Nelle malattie della psiche, le donne rischiano di più. Due studi dimostrano quanto le differenze di genere contino

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 7 Marzo 2025 10:22

Le statistiche parlano chiaro. Quando si parla di malattie della psiche, la donna rischia di più. Ma non a tutte le età. Presenta più spesso disturbi depressivi, d’ansia, alimentari, di stress e bipolari tra i 10 e i 54 anni di età. Gli uomini, invece, sono maggiormente colpiti da autismo, disturbi dell’attenzione e iperattività e da uso di droghe nella fascia d’età 15-54 anni, oltre ai disturbi da uso di alcol in età adulta.

Ma occorre ricordare che, a fronte di questa situazione, in 10 anni di ricerche, solo il 19% degli studi è stato progettato per individuare differenze di genere e appena il 5% ha considerato il sesso come variabile principale di analisi. Insomma, non si considerano le differenze biologiche e sociali tra uomini e donne.

Più attenzione alle differenze di genere

A segnalare quanta strada ci sia ancora da fare sono due studi internazionali. In uno, recentemente pubblicato su The Lancet, si sono analizzati i tassi di incidenza e la persistenza delle disuguaglianze nei disturbi psichiatrici su un campione di oltre 4,8 milioni di persone in Svezia.

Nell’altro, apparso su Nature, emerge come la ricerca continui a trascurare la variabile di genere nonostante l’aumento della consapevolezza su queste differenze. Insomma, bisogna fare qualcosa, come hanno ricordato gli esperti in occasione del convegno “Colmare il divario sulla salute mentale della donna: affrontare le disuguaglianze nelle cure”, organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF) e Fondazione ONDA ETS (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere) a Milano.

La ricerca pubblicata su The Lancet, in particolare, è stata condotta dagli esperti dell’Institute for Environmental Medicine (IMM) del Karolinska Institute in Svezia. E mostra chiaramente come pesino le differenze di genere nell’incidenza dei disturbi psichiatrici e come queste differenze permangono nel corso della vita. La ricerca su quasi cinque milioni di donne e altrettanti uomini ha dimostrato come gli uomini presentino un tasso di incidenza più elevato di disturbi psichiatrici nell’infanzia (5-9 anni), mentre nelle donne la prevalenza aumenta nell’adolescenza (15-19 anni) e permane elevata fino ai 54 anni.

Secondo i risultati, le donne tra i 10 e i 54 anni presentano un’incidenza significativamente più elevata di disturbi depressivi, d’ansia, alimentari, stress e bipolari. Gli uomini tra i 15 e i 54 anni hanno una maggiore incidenza di disturbi da uso di droghe e deficit di attenzione, oltre a un’incidenza più elevata di abuso di alcol in età adulta.

Un altro studio dell’Università della British Columbia, pubblicato su Nature, ha analizzato 10 anni di ricerca (2009-2019), evidenziando un grave ritardo nella considerazione del genere negli studi scientifici. Ne emerge che solo il 19% degli studi esaminati era stato progettato per individuare differenze di genere e che solo il 5% ha effettivamente utilizzato il genere come variabile d’analisi.

Risposte su misura

“Anche quest’anno festeggiamo la Festa della Donna accendendo i fari sulla salute mentale, mettendo in luce una problematica che per essere affrontata necessita un approccio olistico e mirato – commenta Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda ETS. Ampliamento dei servizi, riduzione dei costi per facilitare l’accesso alle cure, sviluppo della telepsichiatria, supporto alle vittime di violenza, sono tra le strategie da implementare. Occorre puntare sulla promozione di politiche inclusive per creare un sistema più equo per la salute mentale delle donne al fine di superare le diseguaglianze nelle cure”.

Disuguaglianze di genere nel campo della salute mentale che sono evidenti sia a livello globale che in Italia, con le donne che ne pagano il prezzo più alto – segnalano i co-presidenti della SINPF, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci. Non solo perché la popolazione femminile è più vulnerabile rispetto ad alcune problematiche neuropsichiatriche, ma anche perché la scarsa conoscenza delle differenze di genere si traduce in una pesante disparità sia nella fase diagnostica che in quella terapeutica.

Questi numeri parlano chiaro e sottolineano l’importanza di adottare di strategie di prevenzione e screening basate sul genere, a cui dovrebbero seguire interventi mirati a gruppi di età specifici. È evidente che i progressi finora non sono stati sufficienti per affrontare l’importanza delle differenze di genere nella ricerca sulle malattie neurologiche e psichiatriche. Serve un maggiore sforzo, un’alleanza strategica all’interno della comunità scientifica e con le Istituzioni, per colmare questo divario, che vede troppo spesso le donne in enorme svantaggio”.