Le ultime indagini parlano per Papa Francesco di polmonite bilaterale. Di cosa si tratta? Sostanzialmente di un’infiammazione, che in questo caso pare riconoscere la compresenza di diversi ceppi batterici e quindi di un’infezione, che interessa tutti e due i polmoni.
Il quadro appare particolarmente importante anche per altre condizioni specifiche, prima tra tutte l’età del paziente, che può comportare una condizione di immunosenescenza e quindi una più limitata risposta difensiva, e la compresenza di altre condizioni che possono rendere meno efficiente la risposta dell’organismo, anche per un potenziale ridotto funzionamento di altri organi.
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Un quadro complesso
La polmonite bilaterale in termini generali può far seguito ad un’infezione batterica, come appare in questo caso, ma può essere anche collegata a micosi che interessano gli organi interni o a virus, oltre che alla presenza di un corpo estraneo nelle vie respiratorie.
In questo specifico caso si parla del coinvolgimento del tessuto che sta tra un alveolo, unità operativa dei polmoni, e l’altro. L’infezione è quindi profonda e può anche comportare una seria insufficienza respiratoria.
Nel caso di Papa Francesco, che ha 88 anni ed è considerato paziente a rischio per età e patologie pregresse, si parla di quindi una “polmonite bilaterale” allo stadio precoce: significa che entrambi i polmoni sono stati colpiti e che la malattia è all’esordio. Il che è un bene, ma la situazione non va sottovalutata visto che può compromettere il benessere dell’interno organismo.
Cosa succede quando respiriamo
Perché si tratta di un quadro da affrontare con grande attenzione, soprattutto in una persona avanti con gli anni e con possibili altri elementi di rischio per il benessere generale? Proviamo innanzitutto a capire cosa accade se i polmoni non lavorano bene e soprattutto non sono particolarmente efficienti gli alveoli polmonari, come accade appunto in caso di polmonite che può in qualche modo renderli meno efficaci, astraendoci dal caso specifico.
L’apparato respiratorio è in grado di inspirare ed espirare ogni giorno, senza che nemmeno ce ne accorgiamo, quasi 19.000 litri di aria. Una quantità davvero strabiliante, che viene “manipolata” nei nostri polmoni.
Con la respirazione riusciamo a svolgere due funzioni fondamentali per la sopravvivenza del nostro organismo. Da un lato, infatti, con l’aria che entra attraverso il naso e la bocca, scende lungo le vie dell’apparato respiratorio e arriva fino ai polmoni, introduciamo l’ossigeno necessario per la produzione di energia ed il benessere delle cellule. Dall’altro, nella via a ritroso, viene espulsa l’anidride carbonica, il prodotto di scarto dell’organismo. L’aria scende dalle alte vie respiratorie attraverso la trachea, un grande tubo che si trova nel torace. Poi, come una linea ferroviaria che giunge in prossimità di una stazione principale, la trachea si suddivide nei bronchi, i “binari” del respiro. Questi diventano sempre più piccoli, fino ad arrivare alla “centrale operativa” del polmone.
Un piccolo “sacco” pieno d’aria, che si chiama alveolo. In questo sacchetto giungono non solo le più piccole diramazioni delle vie del respiro, ma anche i capillari del sangue. E proprio negli alveoli avviene il “miracolo”. Le pareti di queste strutture sono infatti tanto sottili da far passare i gas che arrivano dall’esterno e sono trasportati dal sangue.
L’alveolo- nel corpo umano ce ne sono circa 300 milioni- svolge costantemente la sua funzione fondamentale. Prende il gas del sangue e lo manda verso l’esterno, per farlo eliminare con la respirazione. E si “impossessa” dell’aria ricca di ossigeno (mediamente circa il 20% dell’aria che respiriamo è fatto di ossigeno), che verrà poi distribuito ai globuli rossi e quindi andrà ad alimentare tutto l’organismo.
La maggior parte dell’ossigeno infatti viene caricato sulle molecole di emoglobina, gli speciali “vagoncini” che, all’interno dei globuli rossi, hanno il compito di portarlo fin nelle zone più lontane del corpo.
Come si affronta
Se compare una polmonite, ancor di più se sono interessati entrambi i polmoni, i problemi per questi motivi possono non interessare esclusivamente le vie respiratorie ma diversi organi fondamentali. Ad esempio può capitare che il cuore si trovi a dover pompare con più forza il sangue per rifornire gli organi di ossigeno e che eventuali carenze in questo “nutrimento” fondamentale possano ricadere sullo stesso cuore, affaticandolo, sui reni e sul cervello.
Non solo. Non bisogna mai dimenticare che l’infezione comporta una reazione elevata dell’organismo e quindi può rendere ancor più complesso il benessere del corpo. Il tutto, insomma, tende a rendere la situazione più difficile da affrontare, come rileva in un’intervista Massimo Andreoni, professore emerito all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali Simit.
Secondo l’esperto non si deve dimenticare che l’infezione si è ingenerata su un quadro di bronchite asmatica e che è legata a più batteri diversi, tanto che si parla di polmonite polimicrobica. In più il trattamento per la forma infiammatoria respiratoria precedente ha previsto un trattamento con cortisonici, e quindi può aver indotto una situazione ancora più difficile sul fronte delle difese locali. Il trattamento, oltre a considerare le condizioni generali, si basa secondo quanto si riporta nei commenti dell’esperto su un trattamento antibiotico, studiato in base ai germi identificati. Ovviamente tutte queste situazioni concorrono a creare una condizione di estrema attenzione per i curanti.