Smagliature e dieta quotidiana: esiste un legame?

Quali sono le cause della patologia cutanea più diffusa al mondo, la verità sul legame con l’alimentazione e i trattamenti per cancellarle con successo

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

In meno di un secolo, le smagliature sono passate da rarità assoluta a stato quasi fisiologico del periodo dello sviluppo, in grado di colpire in maniera universale giovani ragazze e ragazzi. L’età in cui è più facile che si formino, infatti, è negli anni dell’adolescenza, quando il corpo cresce e si modifica velocemente e, a seguire, nei giovani adulti in caso di variazione repentina del peso e della gravidanza. 

Nelle ragazze adolescenti e nelle donne, le aree anatomiche più comunemente coinvolte sono le cosce, i glutei e il seno. Una patologia cutanea che può avere un impatto psicologico ed emotivo negativo e duraturo, sostengono gli esperti.

Le cause

La smagliatura è la conseguenza di un’alterazione cutanea nella quale si uniscono tanti fattori tra i quali, sicuramente, vi è un disordine glucidico e ormonale. Come ha insegnato lo studioso statunitense Cushing, le alterazioni ormonali attaccano il collagene presente nella cute di determinate zone del corpo, rendendolo instabile e in molti casi disgregandolo. Se poi tali disordini ormonali si uniscono a momenti in cui il corpo è in fase di estensione o di allungamento, come ad esempio nel periodo dello sviluppo per ragazzi e ragazze, magari unito anche ad aumento del peso, come durante la gravidanza e l’allattamento, il rischio dell’insorgenza di strie è elevatissimo.

Il legame con l’alimentazione

Da un punto di vista strettamente scientifico, quindi, non è corretto affermare che vi sia una correlazione tra l’alimentazione e l’insorgenza delle smagliature. “Questo non è conseguenza del fatto che non vi siano forti correlazioni, ma è semplicemente dovuto al fatto che nessuno ha mai sviluppato uno studio in tal senso”, puntualizza Maurizio Busoni, ricercatore, tutor di studi universitari nell’ambito della medicina estetica, docente in master universitari di i e ii livello di medicina estetica in Italia e Spagna.

“Da un punto di vista ‘epidemiologico’ si notano però forti parallelismi tra tre aspetti: il cosiddetto ‘cibo spazzatura’, il cibo confezionato e le smagliature”, continua l’esperto. “Se osserviamo i Paesi occidentali notiamo che sovrappeso, cellulite e smagliature sono cresciuti in parallelo con la diffusione del ‘cibo spazzatura’ e quello conservato. Ad esempio, in Europa nella prima metà del XX secolo la smagliatura era ancora una rarità; se osserviamo gli archivi fotografici del Fratelli Alinari potremo trovare foto e dagherrotipi in bianco e nero di centinaia di nudi femminili dove non compare neppure una stria”.

“Le smagliature iniziano ad essere presenti dopo il boom economico degli anni ‘60 con il progressivo cambiamento dell’alimentazione, sino ad allora sostanzialmente a chilometro zero. Con l’affermarsi anche in Europa delle industrie alimentari si è iniziato a fornire cibi semilavorati e pronti, comunque addizionati di conservanti, additivi e coloranti, che con il tempo sono stati progressivamente limitati dalla ricerca scientifica, la quale ne ha dimostrato in taluni casi la nocività”.

Il grande salto – racconta Busoni – le smagliature lo fanno verso gli anni ‘80, quando iniziano a presentarsi in maniera pressoché sistematica con la gravidanza (circa nell’80%), ovvero nello stesso periodo in cui cambia radicalmente la spesa degli italiani, non più nei negozi di quartiere ma nei supermercati, dove si privilegia il cibo confezionato. Oggi siamo assediati da fast-food, hamburger e bevande gassate e zuccherate, e ormai le strie colpiscono tutti, ragazzi e ragazze, già dalla pubertà, rappresentando la patologia cutanea più diffusa al mondo”.

Già: la più diffusa la mondo. “Perché in Asia – continua – quello che in Europa è successo in 60 anni è avvenuto in meno di 30. Alla fine del XX secolo gli asiatici mangiavano i loro cibi da produzioni locali ed estensive e nessuno aveva smagliature. Oggi la aree industrializzate dell’Asia hanno la stessa incidenza di smagliature degli occidentali e proprio in tali aree si è ‘occidentalizzata’ anche l’alimentazione, con aziende coreane, cinesi e giapponesi che hanno invaso il mercato di cibo confezionato e che stanno rubando spazio al cibo a chilometro zero, in parallelo con il medesimo fenomeno legato alla crescita dei fast-food”.

Se è vero, dunque, che non esiste una prova scientifica che l’alimentazione possa causare le smagliature, vi sono però degli aspetti che indicano l’esordio della patologia cutanea con il boom economico e le modifiche nella dieta quotidiana.

I trattamenti

La buona notizia è che oggi – come spiegato nel libro “Smagliature – Lo stato dell’arte” (OM Edizoni), volume nato con lo scopo di condividere informazioni serie e supportate da pubblicazioni scientifiche con il grande pubblico e con tutte le persone che probabilmente sono colpite da queste alterazioni e ne soffrono – è possibile trattarle con successo nell’80-90% dei casi.

Il testo, ideato dal prof. Domenico Amuso e redatto a più mani in collaborazione con medici, docenti e ricercatori che nel corso degli ultimi anni si sono specializzati nello studio e nel trattamento delle smagliature, contribuendo spesso a prestigiose pubblicazioni, si focalizza infatti anche sulle proposte terapeutiche: in particolare, esiste una procedura completamente Made in Italy in grado di ristrutturare la stria, riempiendola progressivamente, con risultati permanenti e senza effetti collaterali.

Un nuovo orizzonte per quanti vorranno dire addio alle strie.