Estate, le regole di prevenzione per chi soffre di allergia cutanea

Come proteggersi dai fenomeni allergici della pelle in estate, prestando attenzione a sudorazione, raggi solari e abbigliamento

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Le allergie, purtroppo, non vanno in vacanza. E se le condizioni climatiche sicuramente non aiutano in termini di esposizione a potenziali allergeni visto che i periodi di pollinazione delle piante possono variare, a meno che non si cambi drasticamente l’ambiente in cui ci si trova, va detto che complice anche il sole possono diventare frequenti fenomeni allergici legati al contatto della pelle con composti che possono scatenare arrossamenti, prurito, piccoli pomfi e situazioni simili.

Detto che occorre prestare alle punture d’insetto, ci sono altri elementi che non vanno sottovalutati, dai cosmetici ai tessuti, per chi ovviamente è sensibile. E non si tratta di poche persone, come ricorda Gian Luigi Marseglia, Presidente della Società Italiana di Allergologia Pediatrica (SIAIP) e Direttore della Clinica Pediatrica della Università degli Studi di Pavia, Policlinico San Matteo, una persona su quattro può avere fastidi anche in questo periodo.

Attenzione al sudore

Orticaria acuta. Pomfi, lesioni cutanee migranti eritemato-edematose e pruriginose. Le stime dicono che circa un milione di persone in Italia rischia di sviluppare almeno un fenomeno di questo tipo. L’esperto ricorda che tra i più piccoli chi ne soffre invece corrisponde al 10% della popolazione pediatrica.

“In cima alle motivazioni c’è la sudorazione che aumenta il prurito, seguita dai raggi solari e l’acqua di mare che irritano la cute, dalla temperatura elevata che provoca l’insorgenza di sintomi cutanei, e dai fattori dietetici (maggior consumo di pesche, fragole, crostacei, coquillage e vino) che contribuiscono a incrementare il rischio di orticaria – segnala Marseglia.

Inoltre L’applicazione di cosmetici solitamente usati nel periodo estivo (olii per capelli, creme o filtri solari con conservanti, profumi, etc.) può determinare un’orticaria da contatto che può rimanere localizzata oppure anche estendersi. Per ridurne il rischio suggerisco alcuni accorgimenti come quello di fare docce con acqua dolce e subito dopo il bagno in mare: proteggere la cute con cappelli e magliette soprattutto durante le ore più calde.

Anche a tavola è importante evitare l’assunzione di cibi ricchi in istamina e/o istamino-liberatori che potrebbero indurre o peggiorare la sintomatologia cutanea, come ad esempio pesche, fragole, pesce e crostacei”. Per quanto riguarda la vera e propria dermatite atopica, occorre tenere presente che la prevenzione è fondamentale. Anche nella scelta dei tessuti.

“È bene prestare attenzione alla composizione dei tessuti per abbigliamento. La formaldeide e le resine presenti negli abiti sotto l’etichetta, le colle per il fissaggio degli accessori possono causare sensibilizzazione e dermatite da contatto – specifica l’esperto. Se è diventata buona pratica leggere l’etichetta degli ingredienti sui cosmetici per identificare possibili allergeni è più difficile individuarne la presenza nei capi d’abbigliamento. La sostanza scatenante va rimossa e serve proteggere la pelle dai raggi solari. Da non sottovalutare la pratica comune sulle spiagge sempre più frequente tra gli adolescenti, dell’uso di tatuaggi temporanei all’henné. Quest’ultima sostanza se presente in forma non ossidata e a concentrazioni non note, è in grado di indurre sensibilizzazione cutanea anche alla prima applicazione o durante il ritocco del tatuaggio. La riesposizione può provocare l’insorgenza di dermatite da contatto che si manifesta con eritema, papule, vesciche talora essudanti, intenso prurito nell’area di applicazione”.

Come vestirsi con la dermatite atopica

Esporsi al sole aiuta chi soffre di dermatite atopica. L’azione dei raggi ultravioletti in molti casi riduce lo stato infiammatorio cutaneo. E se si aggiungono i benefici dall’acqua di mare per la presenza di minerali quali cloro, bromo, calcio, magnesio e iodio, la situazione migliora ulteriormente.

“Per massimizzare i risultati si consiglia di protrarre l’esposizione solare per almeno tre settimane, prediligendo località dal clima secco per limitare l’eccessiva sudorazione. Il sudore, la salsedine e l’esposizione solare potrebbero infatti peggiorare le lesioni cutanee, favorendo l’insorgenza e il mantenimento di uno stato infiammatorio.

È fondamentale la protezione della cute dagli effetti nocivi dei raggi UV – prosegue Marseglia – a partire dai cappelli e dalle magliette, soprattutto per i bambini sotto ai 2 anni dove è consigliabile un’esposizione nelle ore più fresche della giornata meglio ancora se la protezione solare viene spalmata almeno mezz’ora prima. Mi raccomando sempre di applicarla anche nelle zone coperte dal costume o se il piccolo è al riparo sotto l’ombrellone. Un altro accorgimento per tutte le mamme è quello di non applicare i residui di creme solari della stagione precedente perché i filtri solari, soprattutto quelli chimici, sono soggetti a degradazione. Evitate anche di tenere a lungo il costume bagnato poiché gli sbalzi termici possono favorire il prurito e preferite usare costumi di cotone e privi di cuciture, che potrebbero irritare la cute ipersensibile”.