Tra i brani di Sanremo 2025 due piccoli capolavori e qualche bella scoperta. Per il resto, calma piatta

Abbiamo ascoltato in anteprima i trenta (30!) brani in gara al prossimo Festival di Sanremo 2025. E abbiamo già i nostri cinque (+1) nomi da podio

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Barbara Del Pio

Giornalista esperta di Lifestyle e Attualità

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Una laurea in letteratura contemporanea , un master, giornalista professionista dal 2003. Scrive di attualità, lifestyle e sport.

Pubblicato: 20 Gennaio 2025 17:05

Sarà un Sanremo 2025 poco rap, zero rock e molto (ma molto) pop. Dopo aver ascoltato in anteprima i trenta brani in gara al Festival, la sintesi a caldo è questa. Poi parleremo delle eccezioni, perché ci sono. Partiamo però dalla netta sensazione che di novità, picchi e sussulti ce ne siano ben pochi. “Speravo arrivasse qualche bel brano rock come piace a me – ha commentato Carlo Conti al termine della mini maratona di ascolti – ma niente”. Rapper ce ne sarebbero pure in gara, ma si sono poppizzati. Perché Sanremo è Sanremo, del resto.

È assai probabile che Conti, per il suo ritorno come direttore artistico dopo le straordinarie cinque edizioni targate Amadeus, abbia scelto di andare sul sicuro, di rischiare poco, di sperimentare il giusto. Su una cosa si cambierà registro: niente monologhi di un quarto d’ora delle co-conduttrici o del comico di turno, niente inutili arzigogoli. Il palcoscenico e il tempo saranno messi a disposizione della musica e degli interpreti. Conti l’ha detto chiaro e tondo: mi sono dato come obiettivo quello di non arrivare alle 2 di notte, per questo ho deciso di eliminare tutto il superfluo dalla scaletta.

Andiamo alle canzoni, alle eccezioni e al pronostico da primo ascolto (anche se è risaputo che le canzoni, soprattutto quelle sanremesi, andrebbero ascoltate almeno tre volte prima di decretare vincitori e vinti). Partiamo dai 5 (+1) che hanno qualcosa in più.

Simone Cristicchi, “Quando sarai piccola” è un piccolo capolavoro e tocca corde profondissime. Di dediche alla mamma sul palco di Sanremo ce ne sono state e ce ne saranno. Questa va oltre, fino al cielo.

Tony Effe, la sua “Damme ‘na mano” è un po’ piaciona ma estremamente sincera. Come il vino buono, come lui. A metà tra uno stornello e un tormentone. Comunque notevole e, per certi versi, sorprendente.

Brunori Sas, “L’albero delle noci” smuove emozioni belle e vere. Un pezzo delicato, da ascoltare in silenzio, da assaporare nota dopo nota, parola dopo parola.

Lucio Corsi, la sua “Volevo essere un duro” è una ventata d’aria fresca. Notevole il testo, notevole il timbro, notevolissimo l’insieme. Una bellastoria che andrà ben oltre il Festival.

Bresh, “La tana del granchio” è azzeccata. Il brano giusto al momento giusto. Quattro minuti che vorresti durassero di più perché tutto scorre e arriva in maniera non scontata.

E poi c’è Fedez (il +1 di cui sopra): in “Battito” si sentono forti la rabbia e il risentimento. Ma c’è qualcosa che la fa girare nel verso giusto. Funziona al primo ascolto, funzionerà anche dopo.

E poi ci sono le donne in gara: 12 su 30, comprese quelle in coppia. Dispiace non averle inserite nella sestina delle cose migliori che abbiamo ascoltato stamattina, ma non c’erano i presupposti. Unica eccezione, forse, Francesca Michielin, “Fango in paradiso” è senz’altro molto raffinata ma non lascia il segno. Inutile dire che le voci di Giorgia e di Noemi non si discutono e che la grinta di Marcella Bella spaccherà e ci farà ballare. O che la formula magica delle canzoni di Clara, Elodie e Rose Villain faranno passare e ripassare in radio “Febbre”, “Dimenticarsi alle 7” e “Fuorilegge”. Forse bisognava osare un po’ di più.

Il resto dei brani scorre veloce, tra un acuto dell’infinito Massimo Ranieri e un ammiccamento di Achille Lauro. Appuntamento all’11 febbraio, alla prova della diretta, sul palco più tosto d’Italia.