Bulimia: cos’è, sintomi e trattamento

La bulimia è un disordine alimentare che può portare ad alcune conseguenze, anche serie. Ecco quali sono le cause, i sintomi e i possibili trattamenti di questa patologia

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Anche se spesso è difficile riconoscerla perché i segnali non sono molto evidenti, le ripercussioni sulla salute psicofisica possono essere anche piuttosto gravi. Stiamo parlando della bulimia, un disturbo dell’alimentazione, che proprio come l’anoressia, tende a manifestarsi soprattutto durante l’adolescenza.

Possiamo considerare questi disturbi come i due risvolti di una stessa medaglia: da una parte la bulimia, caratterizzata da un eccesso di fame e dall’altra l’anoressia, ovvero un’ossessione esagerata nel controllo del cibo e delle calorie. Questi due disturbi dell’alimentazione non vanno mai sottovalutati, poiché possono condurre a serie conseguenze come l’arresto cardiaco o in alcuni casi, anche al suicidio.

In entrambe le condizioni il focus è rappresentato dal corpo e da come questo viene visto e vissuto dal soggetto. Non a caso dietro ai due disturbi si nasconde una componente psicologica, per cui fattori scatenanti e trattamenti sono soggettivi.

Nel caso della bulimia, l’abbuffata di cibo non è dettata da un mero piacere del palato, piuttosto è funzionale per calmare la mente. Anche se, a seguito di questa fase, si sviluppa un senso di colpa che sfocia in azioni compiute in solitaria, come il vomito autoindotto.

Per approfondire le cause, i sintomi e i trattamenti della bulimia, abbiamo chiesto il consulto della dottoressa Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta.

Che cos’è la bulimia

«La bulimia è un disturbo alimentare. I comportamenti bulimici comprendono una prima fase, ovvero quella delle abbuffate a cui segue una dinamica compensatoria caratterizzata da episodi volti ad eliminare il cibo mangiato. Questo può essere fatto tramite vomito autoindotto, uso di lassativi o un’eccessiva pratica dell’attività sportiva».

Il bulimico in un certo senso perde il controllo sul cibo, tanto da consumarne in grandi quantità e in un tempo breve. Non basta però un comportamento isolato, in quanto per ricevere una diagnosi di bulimia le abbuffate devono essere ricorrenti.

La bulimia può colpire chiunque, dunque soggetti di età, provenienza sociale, genere diverso; tuttavia è più frequente nelle donne, nel periodo che va dall’adolescenza alla fase adulta, ovvero tra i 15 e i 25 anni.

Quali sono le cause della bulimia

«Quando si parla di cause che possono aver provocato lo sviluppo di disturbi psicologici, si entra in una sfera complessa. Possiamo dire che per la bulimia ci sono fattori predisponenti, ovvero dei fattori che possono aumentare la vulnerabilità a questo disturbo. Ad esempio un familiare che soffre di disturbi alimentari o anche l’aver avuto delle complicanze al momento della nascita può rappresentare, insieme ad altri fattori, un fattore di rischio» spiega l’esperta.

«I fattori scatenanti, come succede spesso per i disturbi piscologici, possono essere anche eventi traumatici, come accade con gli attacchi di panico. Quindi i lutti, la fine di una relazione importante o l’ossessione per il peso corporeo. Bisogna poi considerare sempre la storia personale perché un fattore scatenante può esserlo per una persona, ma non per un’altra».

L’ossessione per il peso corporeo inoltre accumuna i bulimici e gli anoressici, anche se viene percepita e manifestata in modo differente. Soprattutto in alcuni ambienti come quello della moda o dello spettacolo, ci sono più rischi di sviluppare disturbi alimentari. Questo accade perché nell’immaginario collettivo si tende ad associare al concetto di magro quello di bello. Non a caso questi disturbi si manifestano nell’adolescenza, dove l’immagine corporea inizia ad avere un significato importante quando ci si relaziona con gli altri.

Quali sono i sintomi della bulimia

«A livello fisico non ci sono segnali evidenti in quanto i soggetti bulimici sono di solito normopeso. Inoltre, i comportamenti bulimici caratterizzati dapprima da una fase di eccesso di cibo e poi da una condotta compensatoria, vengono compiuti in solitudine perché si prova un senso di vergogna. Possiamo aggiungere che i soggetti che soffrono di bulimia hanno più difficoltà a gestire situazioni stressanti e hanno una bassa autostima».

I sintomi dunque possono non essere subito riconosciuti da chi vive accanto al soggetto bulimico, ma sicuramente un’attenta osservazione e cercare di parlarne con il diretto interessato in caso di sospetti, può essere un approccio utile.

Come superare gli attacchi bulimici

«È molto importante la terapia, in particolare quella familiare. Se si pensa infatti che l’adolescenza è spesso il momento in cui questi problemi insorgono, si comprende facilmente come possa essere determinante includere la famiglia nella terapia. Alcune volte, non sempre, si prescrivono dei farmaci come antidepressivi».

Quali sono le complicazioni della bulimia

È fondamentale intraprendere una terapia perché tutte questi comportamenti possono portare a condizioni mediche anche serie. Le abbuffate e le condotte di compenso possono infatti causare ripercussioni a livello cardiaco, renale, possono portare a gastriti o ad avere un prolasso rettale per l’uso prolungato di lassativi. Altre complicazioni possono essere:

  • disidratazione;
  • bassa autostima;
  • difficoltà a relazionarsi con gli altri;
  • ansia;
  • depressione;
  • disturbi della personalità;
  • autolesionismo, ovvero pensieri di suicidio o suicidio stesso;
  • ciclo mestruale assente o irregolare;
  • abuso di alcol e droghe;
  • malattie del cavo orale;
  • difficoltà di concentrazione;
  • emorragie interne;
  • ipotermia;
  • problemi di natura ossea che possono aumentare il rischio di sviluppare l’osteoporosi;
  • problemi al sistema nervoso.

Che differenza c’è tra anoressia e bulimia

«Rispetto all’anoressia, la bulimia è più difficile da comprendere perché i soggetti sono normopeso e non sottopeso. Inoltre, nel caso della bulimia c’è una grossa sensazione di perdita di controllo, diversamente dall’anoressia dove i soggetti hanno un controllo maniacale sul cibo che mangiano e sulle calorie assunte. In più, in quest’ultimo caso c’è il rischio concreto di essere ricoverati perché essendo il proprio peso molto basso, si mette in pericolo anche la propria vita».

I due disturbi alimentari sono quindi strettamente correlati tra loro e il punto di incontro risiede in una vera e propria ossessione per il corpo e nella percezione che si ha di esso. In generale, possiamo dire che tutti i disturbi alimentari possono accentuarsi in momenti di stress, di solitudine, di sensazione di vuoto e di noia.

Come capire se una persona è bulimica

«La prima cosa da fare è osservare la persona e sperare che si apra. Sicuramente non è facile capirlo perché non c’è una perdita di peso, come invece accade con l’anoressia. Tuttavia, il vomito autoindotto che porta spesso a carie e alla perdita dello smalto dentale, come anche denti scheggiati o cibo mancante nel frigo, possono essere dei campanelli d’allarme significativi» conclude l’esperta.

Altri segnali che possono aiutarci a capire se abbiamo di fronte una persona bulimica sono:

  • avere un’immagine troppo negativa del corpo;
  • evitare i pasti dove sono presenti anche altre persone;
  • andare in bagno subito dopo i pasti in modo ricorrente e restarci all’interno per diverso tempo;
  • seguire una dieta eccessivamente rigorosa o dei periodi di digiuno dopo dei pasti molto abbondanti;
  • eseguire troppa attività fisica;
  • preoccuparsi del prendere peso;
  • forte oscillazione del peso corporeo, per cui a periodi in cui il soggetto è normopeso, ne seguono altri in cui è in sovrappeso o sottopeso.

Quali sono le terapie per la bulimia

Disordini alimentari come la bulimia sono il frutto della concomitanza di più fattori tra cui quelli sociali, psicologici, genetici, ambientali. Gli effetti sono importanti sia sul piano fisico che psicologico, per cui le terapie per la bulimia prevedono un’azione su più fronti. Il trattamento consiste dunque in un approccio con un team multidisciplinare che include anche i familiari del paziente, un professionista della salute mentale, un nutrizionista specializzato nei disturbi alimentari.

Il confronto con uno psicoterapeuta aiuta a migliorare i sintomi della bulimia e prevede:

  • la terapia cognitivo-comportamentale in cui il paziente bulimico riceve supporto nell’identificare idee e comportamenti negativi e malsani, ma anche nel rivedere i propri schemi alimentari;
  • un supporto ai familiari per aiutarli a intervenire nei comportamenti alimentari adottati dal proprio figlio/a.

A questo tipo di intervento viene associata una nuova educazione dal punto di vista alimentare. Qui entra in gioco un’altra figura professionale, quella del nutrizionista, che propone un piano alimentare, con abitudini sane, finalizzato ad arginare comportamenti eccessivi, adottati di solito dal bulimico. In questa fase delicata, si propone un regime alimentare regolare che non preveda una limitazione nel consumo di alcuni alimenti piuttosto che di altri.

In alcune situazioni, lo specialista potrebbe prescrivere degli antidepressivi specifici, un’opzione che viene valutata in base al caso.

Nei casi meno gravi, la bulimia viene trattata fuori dall’ospedale, appunto seguendo le sedute di psicoterapia, quelle per un nuovo approccio alimentare, e assumendo eventuali farmaci. Quando però i sintomi della bulimia non vengono riconosciuti in fase iniziale, possono svilupparsi complicazioni gravi a carico di diversi organi. In questo caso, sono necessari trattamenti medici accurati che possono richiedere un’ospedalizzazione.

La bulimia è una patologia con sintomi che possono sparire del tutto, dopo aver seguito i trattamenti indicati. Può però anche capitare che i sintomi siano recidivanti e che ricompaiano nei periodi di forte stress. Come affrontare questa evenienza? Con i professionisti, è possibile intraprendere un percorso ampio che aiuti ad affrontare in modo positivo la situazione, a gestire lo stress e ad avere relazioni sane, così da prevenire delle ricadute in futuro.

La bulimia è una patologia che può essere superata rivedendo le proprie abitudini di vita e quelle alimentari, circondandosi di affetti veri, non isolandosi, accrescendo la propria autostima e dedicando del tempo a delle attività piacevoli.

Come abbiamo visto quindi, la bulimia è un disturbo alimentare dalle diverse sfaccettature che può portare a conseguenze di varia natura. In presenza di sintomi o di segnali sospetti, è bene approfondire cercando di parlarne con la persona interessata e sentire il parere di uno specialista.

Fonti bibliografiche: