Dieta indù: cos’è, cosa si mangia e possibili rischi per la salute

Per dieta indù si intende una pratica alimentare di tipo vegetariano dalle origini antiche e legata all’induismo

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Ivana Barberini

Giornalista specializzata in Salute e Benessere

Giornalista ed economa dietista, scrive articoli su salute, alimentazione e benessere ed è specializzata nell’editing di volumi e pubblicazioni medico-scientifiche.

La dieta indù è il regime alimentare di chi segue la religione dell’induismo. È detto latto-vegetariano perché include soltanto alimenti vegetali e derivati del latte.

Non presenta specifiche restrizioni, tranne l’esclusione della carne bovina.

L’induismo, ossia la terza religione più praticata a livello mondiale, considera, infatti, le mucche un animale sacro, simbolo di protezione, prosperità e fecondità.

È uno schema alimentare che potrebbe comportare dei benefici per la salute, così come la perdita di peso, poiché moderare il consumo di cibo è un aspetto basilare per chi pratica l’induismo. La frugalità a tavola (mitahara) è considerata una vera e propria virtù ed è ovviamente correlata a un minor introito calorico, con conseguente calo ponderale.

Cos’è e come funziona la dieta indù

Molti indù seguono la pratica alimentare del latto-vegetarianesimo, che comprende cibi a base di latte e derivati e alimenti vegetali, escludendo carne e uova.

I motivi principali sono tre: il principio di non-violenza (ahimsa ) applicato agli animali, l’offerta del solo cibo vegetariano alla divinità preferita (prasad) e la convinzione che il cibo vegetariano non sia dannoso per la mente e per lo sviluppo spirituale.

L’induismo non è un’unica fede, ma raggruppa diverse religioni, filosofie e culture, in qualche modo diverse tra loro, tipiche del subcontinente indiano.

Si tratta quindi di un termine impreciso, ma di uso comune al di fuori dell’India e che rappresenta un’ampia scala religioso-culturale.

È la terza religione più diffusa al mondo, praticata in India, Nepal e Bali e in altri Paesi del sud e sud-est asiatico.

Altre religioni tradizionali sono il sikhismo e il giainismo, sono significativamente diverse tra loro. Anche il buddismo è figlio del giainismo e di vari culti indù, così come quello di Hare Krishna che si basa su testi indù e aderiscono alla dieta induista.

L’induismo tuttavia non domina tutta India, fa eccezione la zona nord-orientale dove si pratica il cristianesimo, mentre l’Islam, minoritario, è presente in molti stati indiani.

L’alimentazione è strettamente correlata con la spiritualità, poiché alcuni alimenti possono influenzare lo stato interiore. I cibi sattvici, ad esempio, sono considerati ideali e sono gli unici concessi in determinate usanze. Frutta, verdura, cereali integrali e noci sono considerati sattvici, perché si pensa che possano purificare la mente e il corpo, aumentando la serenità interiore.

I prodotti alimentari di origine animali e gli alimenti piccanti, come peperoncini e sottaceti, sono considerati, invece, cibi rajasici, cioè si ritiene aumentino le emozioni intense e promuovano l’irrequietezza. I cibi tamasici, infine, promuovano le emozioni negative e includono cibi troppo maturi o avariati e immangiabili.

Le Scritture indù quindi esaltano le virtù del non mangiare carne e sostengono i benefici spirituali di una dieta vegetariana. Non si tratta di un dettame assoluto per tutti, ma l’opinione generale degli indù sulla dieta vegetariana è che sia un regime alimentare lodevole.

Aspetti generali

  • Tamas, Rajas e Sattva: sono le “vibrazioni” ayurvediche tipiche di alcuni alimenti e influenzano sia il corpo fisico, sia quello astrale. È la teoria alla base delle varie usanze alimentari indù. Racchiude tre principi: i cibi tamasici, come la carne e gli alimenti fermentati (compreso l’alcol), perché promuovono ottusità e inerzia; i cibi rajasici, tra cui cipolle, aglio, spezie piccanti, pesce, uova e sale, poiché eccitano l’intelletto e la passione, interferendo con la meditazione; alimenti sattvici, tra cui frutta, verdura e cereali, che promuovono la trascendenza, la sublimità e l’ordine.
  • Vegetarianismo: un gran numero di indù (fino al 30%) sono vegetariani. In alcune regioni è previsto però anche il consumo di pesce. Si pratica soprattutto nelle zone meridionali dell’India e nel Gujarat, sulla costa nordoccidentale.
  • Cipolle e aglio, ma anche scalogno, erba cipollina, porri, ecc., sono vietati in diverse caste indù perché inibiscono la trascendenza, annebbiando la mente con la “passione”, o perché influenzano l’alito, un aspetto offensivo per Krishna.
  • Funghi: sono evitati dalle caste superiori perché “crescono nello sterco e nel terreno impuro”, tuttavia alcune specie sono raccolte e apprezzate in Kashmir e in altri stati.
  • Carne di maiale, vietata dall’induismo, anche perché i maiali competerebbero direttamente con gli esseri umani per il cibo, dal momento che non ce n’è abbastanza per tutti. Tuttavia, la carne di maiale è consumata nelle regioni in cui storicamente il cinghiale ha rappresentato una fonte di cibo nei periodi di carestia.
  • Manzo. Le mucche sono sacre per gli indù e gran parte della popolazione le venera come “La Madre”. Per questo motivo, la carne di manzo è vitata, ma in alcuni stati e in alcune caste si mangia lo stesso. I testi sacri Veda proibiscono la macellazione delle mucche, anche se molto dipende da chi li traduce e quali versetti sono indicati come “prova”. Il latte e i prodotti lattiero-caseari, come il burro e lo yogurt, rappresentano inoltre un utilizzo più efficiente degli animali. Negli stati nordoccidentali vige poi un divieto totale di macellazione del bestiame, ma nella maggior parte dell’India la macellazione dei bovini maschi è legale, così come delle mucche anziane.

Dieta indù e digiuno

Gli indù praticano il digiuno per motivi spirituali nei giorni festivi, ma è una prassi che varia a seconda delle usanze locali e delle scelte individuali. Alcuni rinunciano a qualsiasi nutrimento, altri bevono solo succhi e altri ancora si limitano a un unico pasto al giorno.

Il digiuno è considerato come un “reset” spirituale e fisico in grado di migliorare la salute del corpo.

In questo periodo, il riposo è importante e serve per praticare l’autocontrollo ed esercitare il potere sulla mente.

Un digiuno spiritualmente riuscito non dovrebbe poi causare il bisogno di abbuffarsi una volta terminato.

Del resto il digiuno è una pratica sempre più diffusa anche in Occidente. La “digiunoterapia” alterna periodi di assunzione e periodi di astinenza dal cibo con una durata variabile, in genere tra le 12 e le 24 ore. Ci sono diverse forme di digiuno, con altrettanti varianti, ma le più studiate e conosciute sono il digiuno intermittente e la dieta mima digiuno.

Ma considerare il digiuno soltanto come un modo per dimagrire velocemente non è corretto. La terapia del digiuno, infatti, è uno strumento che potenzialmente sarebbe in grado di migliorare alcune funzioni del nostro organismo e di contribuire alla prevenzione di una serie di malattie. Infatti, i benefici per la salute sarebbero diversi, come l’effetto disintossicante, rigenerante e dimagrante.

Benefici della dieta indù

Tra i benefici più evidenti della dieta indù c’è l’alto contenuto di fibre, dovuto all’ampio consumo di alimenti vegetali come frutta e verdura. Come evidenziano sempre più studi, l’assunzione di fibre aiuta a tenere sotto controllo l’assorbimento del colesterolo, con importanti vantaggi per la salute del cuore. Inoltre, grazie al loro effetto saziante, sono molto utili nella gestione del peso e nel dimagrimento.

Consentono poi un ottimo apporto di antiossidanti riducendo il rischio di stati infiammatori o malattie metaboliche.

Secondo alcune ricerche, lo stress ossidativo è sensibilmente più basso nei soggetti che adottano uno schema alimentare a basso contenuto di carne e che previlegia i cibi vegetali.

Inoltre, le principali fonti di grasso sono di origine vegetale piuttosto che animale. Ciò si traduce in una dieta piuttosto povera di acidi grassi saturi, ma ricca di polinsaturi, i grassi “buoni”.

Dieta indù: cosa si mangia

A questo punto è naturale chiedersi quali siano gli alimenti da includere o da escludere nella dieta indù.

Come abbiamo visto, nonostante le differenze locali, si tratta di una dieta prevalentemente vegetariana e relativamente povera di grassi.

Ecco orientativamente le classi di alimenti previsti nella dieta.

Cereali e legumi

In India, il riso è un alimento essenziale in cucina. Se ne coltivano diverse varietà come il basmati o il patna. Oltre al riso, anche il pane o i legumi accompagnano il pasto. Il pane si consuma spesso nella versione non lievitata e cotto su piastra, come il chapati, simile a una piadina, cotto su una piastra tonda calda, e il roti, cui si aggiunge burro e semi. Anche i naan, pani lievitati cotti in forno, sono molto comuni. I cereali, soprattutto riso e semolino, sono usati anche nella preparazione di dolci.

Dal momento che si tratta di una dieta primariamente vegetariana, si consumano in abbondanza legumi come piselli, fagioli e lenticchie con riso o pane, arricchiti con spezie e aromi come il cumino, coriandolo o garam masala.

Verdura e frutta

La dieta indù prevede il consumo soprattutto di verdure e frutta fresche. Il mango è ampiamente apprezzato in diverse forme, fresco, maturo, acerbo, come succo o nei chutney. Il cocco e il suo latte, invece, sono utilizzati in tante preparazioni salate e dolci.

Spezie ed erbe

La cucina indiana fa ampio uso di spezie, spesso amalgamate in una base liquida come yogurt o olio riscaldato.

Carne e pesce

In India, le restrizioni alimentari legate alla religione comportano l’esclusione di alcuni tipi di carne, come bovini per gli indù, maiale per i musulmani, o in alcuni casi, tutti i tipi di carne per vegetariani indù, buddisti o giainisti. Anche se il consumo di carne non è sempre vietato, il principio indù della non violenza e del rispetto per tutte le forme di vita, implica spesso un’alimentazione che esclude la carne. Il latte e i suoi derivati sono invece ammessi e largamente utilizzati.

Latte e derivati

Il ghee, burro chiarificato tradizionale, si prepara eliminando l’acqua dal burro fresco e separando le proteine. Questo processo consente una conservazione prolungata e una maggiore resistenza alle alte temperature in cottura. Lo yogurt, soprattutto il tipo compatto è molto diffuso in cucina per la preparazione di bevande, salse e come base per diluire le spezie. Il thayir sadam, riso e yogurt mescolati, ad esempio, è molto comune nel Sud dell’India.

Condimenti

Oltre al ghee, si usano molto i condimenti vegetali come l’olio di semi di senape, oli di soia o girasole, burro di cocco e margarine.

Anche il sale nero, non raffinato, che conferisce un sapore tipico ai cibi, è largamente adoperato, così come i chutney, salse dolci e piccanti, composte da verdure, frutta, erbe e spezie.

Bevande

Il è la bevanda più diffusa, spesso abbinato a latte e spezie, così come il caffè. Altre bevande rinfrescanti includono il lassi (yogurt diluito con acqua e aromatizzato), il badam dood (latte speziato con cardamomo) e bevande a base di cocco o altra frutta.

Controindicazioni

Quando si parla di dieta indù, è importante ricordare che non esiste un modello alimentare unico, perché sono diverse le tradizioni religiose che prevedono un certo tipo di alimentazione. Ad esempio, la carne e il pesce sono ammessi in diverse zone dell’India, anche se molti induisti sono vegetariani.

Non ci sono quindi specifiche controindicazioni, perché non si tratta di una dieta vera e propria ma più che altro di una tradizione alimentare.

Le diete vegetariane, se ben bilanciate, possono portare dei benefici alla salute, come dimostrano diversi studi scientifici.

Ciò che è importante è considerare sempre lo stato generale di salute e la presenza eventuale di malattie o disturbi che prevedono una nutrizione specifica da valutare insieme al medico o a un nutrizionista.

Fonti bibliografiche

Aspetti principali della dieta