È una corsa a perdifiato, questo Sanremo 2025, in cui non vi è spazio per sbagliare. Lo sa bene Carlo Conti, che per recuperare sui tempi indicati in scaletta ha sforbiciato qua e là, ritagliandosi – a un certo punto – fino a mezz’ora di vantaggio sulla tabella di marcia. È il suo stile e lo sapevamo, ma la cesura col passato fa girare la testa. Se non fosse però per i continui riferimenti ai suoi Festival già fatti e purtroppo alle persone che non vi possono più prendere parte perché con gli anni se ne sono andate per sempre. Ezio Bosso, Fabrizio Frizzi, Sammy Basso: un Festival del ricordo che ci mette di fronte a un conduttore molto diverso da quello che avevamo lasciato sul palco dell’Ariston otto anni fa, nel 2017, e che sente forte la competizione con chi l’ha preceduto.
Il Festival dell’amicizia non è Sanremo 2025, ma perché?
Azzeccata la scelta di Antonella Clerici e Gerry Scotti, che si punzecchiano per tutta la serata ma portano a casa una prestazione degna della loro lunga carriera. Lei, perfetta in ogni occasione e padrona del palco e lui – emozionatissimo – che si diverte, scherza, è autoironico e maschera benissimo il timore di non essere abbastanza per il palco che ha sognato da sempre. Carlo Conti non è mai sullo sfondo e, anzi, si sente benissimo che siamo in casa sua.
Quello che però doveva essere il Festival dell’amicizia si è trasformato in un lunghissimo requiem in cui trova spazio la memoria di Fabrizio Frizzi, che su quella scena avrebbe dovuto esserci di certo, quella del Maestro Ezio Bosso – che proprio grazie a Carlo Conti divenne noto al grande pubblico – e infine quella di Sammy Basso, il ragazzo affetto da progeria che era stato uno dei protagonisti di Sanremo 2015 e di moltissimi concerti di Lorenzo Cherubini tra cui quelli che ha tenuto nelle spiagge.
Lo spettacolo televisivo che contorna la gara
Pochi ospiti, tanti ricordi, una grande sorpresa tramite il messaggio di Papa Francesco che rappresenta un unicum nella storia del Festival. Santo Padre batte Sergio Mattarella 1 a 0, vogliamo distaccarci col passato e si sente, ed è come se gli 8 anni passati fossero solo un ricordo sfumato nella memoria di chi ha assistito a un Sanremo completamente rivoluzionato prima da Claudio Baglioni e poi da Amadeus.
Carlo Conti non sente la pressione degli ascolti tv perché non ha niente da dimostrare, l’ha detto e noi gli crediamo, ma lo spettacolo televisivo rimane comunque sacrificato intorno a una gara lunghissima che a tratti si perde nella velocità forsennata che lo porta a chiudere prima dell’1,30. Un vero record con 29 canzoni in gara e l’ospitata torrenziale di Jovanotti, che un amico lo è davvero, ma che spacca in due un racconto che fino a quel momento era proceduto senza soluzione di continuità.
Gli amici ci sono, e sono gli stessi che avrebbero dovuto garantire lo show. Ma la scelta di Antonella Clerici e Gerry Scotti, centrata oltre ogni previsione, si sfarina su un piano in cui ci sono davvero troppi ingredienti che vengono lavorati frettolosamente. È solo la prima serata e la strada verso la finale è lunga ma una cosa è certa: Carlo Conti vuole rimanere coi piedi per terra e, per farlo, resta ben ancorato al passato.