Salute mentale, vincere lo stigma per aiutare il benessere, non solo psicologico

Il dato più allarmante riguarda la depressione. Il pregiudizio che accompagna la salute mentale pesa anche sull'accesso alle cure

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Influisce su tutto. Limita le possibilità di lavorare, riduce le prospettive di reddito, isola dalle esperienze sociale, favorisce problemi di salute del tutto indipendenti dalla sua presenza. È davvero pesante, il pregiudizio che accompagna la salute mentale. Per le persone che fanno i conti con malattie che impattano su questa sfera, diventa praticamente “peggio della malattia stessa”.

La descrizione viene da un’autorevole rivista come Lancet, che dedica un editoriale al tema partendo da un’analisi condotta su 40 Paesi nel mondo.  Su questo fronte si concentra anche una ricerca italiana, che rivela come chi affronta queste condizioni rischi di più il decesso per altre cause. Secondo uno studio la mortalità per tumore e infarto è 2,6 volte più alta tra i pazienti con problemi di salute mentale.

Cosa dice lo studio

La ricerca sulla mortalità dei pazienti psichiatrici è stata condotta in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, e pubblicata sulla rivista Psychiatry Research. Lo studio ha esaminato 137.351 pazienti presi in carico dai Servizi di Salute Mentale della regione Emilia Romagna tra il 2001 e il 2018. I dati sulla mortalità sono stati confrontati con quelli di un campione di popolazione generale, con caratteristiche simili di età, sesso e condizione sociale.

“Nel periodo osservato, sono stati registrati 11.236 decessi per comuni patologie cardiovascolari e oncologiche – commentano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, co-presidenti Società Italiana di Psichiatria (SIP).  Il numero di decessi dei pazienti psichiatrici è risultato due volte più alto rispetto a quello della popolazione generale, registrando ben 5.594 morti in eccesso. Questo significa che avere un disturbo psichiatrico comporta un rischio di morte superiore a più del doppio di quello atteso nella popolazione generale”.

Ma il dato più allarmante riguarda la depressione, in quanto quasi la metà delle morti in eccesso (46,2%) impatta questa patologia. Insomma: come se non bastassero questi dati, lo stigma pesa anche sui ritardi negli accessi alle cure e sulle difficoltà di adesione a programmi di prevenzione e screening.

“Gli stessi operatori sanitari, infatti, non sempre sanno diagnosticare e curare al meglio le persone con problemi di salute mentale ricordano gli studiosi. È dunque fondamentale per ridurre la mortalità, eliminare lo stigma con azioni radicali e urgenti, a livello globale a partire da corsi di formazione obbligatori per tutto il personale sanitario e socio assistenziale, sui diritti e i bisogni delle persone con disturbi psichici”.

Il peso della pandemia

A questi fattori, negli ultimi anni, si sono aggiunti anche gli effetti sulla psiche della pandemia da Covid-19. Questi rischiano di far salire ulteriormente il numero delle persone che possono avere difficoltà sul fronte della psiche e del benessere mentale. Stando a quanto riporta la commissione autrice della ricerca su The Lancet, le stime arrivano a dire che una persona su otto, quasi un miliardo di persone a livello globale, vive con un disturbo di salute mentale.

Nei giovani dai 10 ai 19 anni d’età a soffrirne è invece una persona su sette.  In ogni caso, ha contribuito a far luce sull’emergenza salute mentale a livello globale. Solo nel primo anno dell’emergenza Covid-19, stando a quanto riporta l’indagine globale, si è verificato un aumento del 25% della prevalenza di depressione e ansia. Tuttavia, nonostante l’elevata incidenza dei disturbi di salute mentale in tutto il mondo, sono diffusi anche lo stigma e la discriminazione legati a essi, che, nei Paesi a più basso reddito, portano all’esclusione delle vittime dalla società e alla negazione dei diritti umani fondamentali, come il diritto al voto, di sposarsi o di ricevere un’eredità.

La Commissione ha esaminato le evidenze riguardanti eventuali interventi efficaci per ridurre lo stigma e chiede un’azione immediata da parte di governi, organizzazioni internazionali, datori di lavoro, operatori sanitari e organizzazioni dei media, insieme a contributi attivi da parte di persone con esperienza di malattie mentali, per lavorare insieme al fine di eliminare lo stigma e la discriminazione sulla salute mentale.

Ma occorre fare di più anche sul fronte degli investimenti nei servizi di salute mentale. La Commissione di The Lancet ha rilevato che nel mondo, in media, la spesa per la salute mentale è di solo il 2 per cento della spesa sanitaria totale; e le condizioni di salute mentale sono spesso escluse del tutto dai regimi di assicurazione sanitaria, a differenza della maggior parte delle condizioni di salute fisica. “In Italia si investe nei servizi di salute mentale il 2,9% del Fondo Sanitario Nazionale. Troppo poco – sottolineano di Giannantonio e Zanalda – per rispondere adeguatamente ai bisogni di oltre 4 milioni di italiani con un disturbo della salute mentale, un numero costantemente in crescita”.