Alimentazione e rischio cerebrovascolare: il ruolo dell’omocisteina

Alti livelli di omocisteina rappresentano un importante fattore di rischio per ictus cerebrale. Cosa portare in tavola per abbassare i valori

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Viene chiamata anche “terzo colesterolo”. Stiamo parlando dell’omocisteina: valori elevati di questo aminoacido (iperomocisteinemia) sono stati messi in relazione ad un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari anche gravi, tra cui ictus cerebrale, una patologia che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. A.L.I.Ce. Italia Odv – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale – vuole accendere i riflettori su questo importante fattore di rischio.

Cos’è

L’omocisteina è un aminoacido presente in piccole quantità nell’organismo derivato della metionina, altro aminoacido che si assume con i cibi, soprattutto attraverso carne, uova, latte e legumi. 

Nelle persone sane, questo aminoacido si trasforma grazie all’acido folico e alle vitamine B6 e B12. Può succedere, invece, che in caso di particolari patologie, di mutazione del gene MTHFR o di diete sbilanciate, si verifichi un incremento dei valori plasmatici di omocisteina (iperomocisteinemia) che, oltre a costituire un fattore di rischio per le patologie cerebro-cardiovascolari, è associato anche all’insorgenza di malattie neurodegenerative e fragilità ossea.

Cause di omocisteina alta

  • Fattori fisiologici: età e sesso (le donne hanno generalmente livelli più bassi rispetto agli uomini, anche se si registra un aumento dopo la menopausa a causa della diminuzione degli estrogeni).
  • Fattori ambientali: fumo, alcol, eccessivo consumo di caffè, scarsa attività fisica.
  • Ereditarietà.
  • Presenza di altre patologie, come insufficienza renale e ipotiroidismo.
  • Assunzione di farmaci come contraccettivo orale o antiepilettico.

Perché sottoporsi all’esame

“L’incremento dei valori di omocisteina determina un danno alle pareti delle arterie, causando un ispessimento del loro rivestimento interno – dichiara il dott. Massimo Del Sette, Direttore U.O.C. Neurologia Policlinico San Martino I.R.C.C.S. Uno studio pubblicato nel 2013 su Neural Regeneration Research ha dimostrato che chi registra alti livelli di omocisteina, di colesterolo e trigliceridi, a parità di altri fattori di rischio, ha il 40% in più di possibilità di andare incontro ad un ictus rispetto a chi ha valori nella norma. Inoltre, in una recente revisione della letteratura sull’argomento pubblicata su una prestigiosa rivista internazionale (Spence et al, Stroke 2020) viene riportato che la correzione della iperomocisteinemia comporta una riduzione del rischio dal 34% fino al 70%”.

Sul sito dell’Istituto superiore di sanità si legge che, generalmente, l’esame per il dosaggio dell’omocisteina nel sangue è richiesto nei seguenti casi:

  • Quando si sospetti una possibile carenza di vitamina B12 o di folati (persone malnutrite; anziani a causa di un ridotto assorbimento intestinale; alcolismo e abuso di droghe).
  • In seguito ad un infarto del miocardio, a un ictus o a una trombosi venosa in assenza di fattori di rischio tradizionali (quali il fumo, l’ipertensione arteriosa e l’obesità).
  • Per valutare il rischio cardiovascolare associato all’età, all’abitudine al fumo, alla pressione arteriosa, alla colesterolemia totale e HDL, al diabete e al sesso del soggetto.
  • Quando si sospetti la presenza di una malattia metabolica rara (omocistinuria).

Come si effettua

L’esame per il dosaggio dell’omocisteina è un semplice prelievo di sangue venoso, eseguito nella maggior parte dei laboratori, che deve avvenire dopo un digiuno di circa 10-12 ore. Vengono considerati normali i valori di omocisteina compresi tra 5-9 micromoli/L. 

Quando questi valori vengono superati, si parla invece di iperomocisteinemia e ne esistono diversi stadi: borderline (10-12 μmol/L), moderata (13-30 μmol/L), intermedia (31-100 μmol/L) e grave (>100 μmol/L). È fondamentale tenere periodicamente sotto controllo questo valore del sangue.

È importante comunque precisare che qualsiasi sia il risultato dell’esame, è sempre il medico curante che deve interpretarlo e valutare la necessità, o meno, di una terapia. 

Cosa mangiare per abbassare i valori

I livelli di omocisteina possono essere abbassati efficacemente assumendo acido folico e le vitamine B6 e B16, attraverso una dieta ricca in vitamine e/o l’assunzione di integratori alimentari. 

Alimenti ricchi di vitamina B6 sono: pesce, carne, uova, frutta, verdura, latticini e frutta secca. Alimenti ricchi di vitamina B12 sono: aringhe, tonno, sgombro, sogliola, mozzarella, fontina, parmigiano, brie, gorgonzola, robiola. 

È molto importante anche individuare la modalità di cottura più adatta per evitare una perdita eccessiva di vitamine; il consiglio è quello di consumare quanto più possibile cibi crudi o cotti a bassa temperatura (ad esempio, circa il 50% della vitamina B6, della vitamina B12 e dell’acido folico si perde con la bollitura del latte; il 40% della vitamina B6 se si griglia la carne).