Diabete di tipo 2, cosa portare in tavola e cosa evitare

Corretta alimentazione e attività fisica sono elementi fondamentali per vivere meglio la malattia. I consigli degli esperti sulla dieta ideale e il movimento 

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Le persone con diabete in Italia sono oltre 3.7 milioni e più dell’80% è affetto da un diabete tipo 2, non insulino-dipendente. Per chi convive con la patologia, la terapia ha come cardine l’attuazione di uno stile di vita corretto, ossia abitudini alimentari idonee e attività fisica.

Una dieta speciale?

Per chi ha il diabete tipo 2 non ci sono liste di alimenti proibiti né elenchi di alimenti speciali, ma è importante attenersi alle regole suggerite per tutti: preferire gli alimenti semplici a quelli complessi, evitare i fuori pasto, limitare i dolci, i salumi, le carni rosse, il burro in cottura e il sale aggiunto a tavola. L’importante è scegliere alimenti sani e assumerli nelle giuste quantità, poiché la dieta del soggetto con diabete (definita negli USA: Medical Nutrition Theraphy, cioè terapia medica nutrizionale) ha l’obiettivo di ridurre il rischio di complicanze del diabete e di malattie cardiovascolari attraverso il mantenimento di valori di glucosio e lipidi plasmatici e dei livelli della pressione arteriosa il più possibile vicini alla normalità.

Cosa portare in tavola e cosa evitare

 “In linea di massima – spiegano gli esperti della campagna “Non complicarti il Diabete!”, nata con l’obiettivo di offrire consigli e suggerimenti su corretta alimentazione, attività fisica, benessere psicologico e aderenza alla terapia – si raccomanda che la dieta includa carboidrati, provenienti da frutta, vegetali, grano, legumi e latte scremato, non inferiori ai 130 g/giorno ma controllando che siano assunti in maniera equilibrata, attraverso la loro misurazione e l’uso alternativo”. Neanche i carboidrati, maggiori responsabili dell’aumento della glicemia, dunque, vanno esclusi dal menù della persona con diabete. Ma vanno preferiti pane e pasta basati su farine integrali, o solo parzialmente raffinate, che muovono la glicemia in modo più lento.

Al contrario, andrebbe ridotto l’uso di zucchero, sostituibile con dolcificanti. “Come per la popolazione generale – proseguono i medici – si raccomanda di consumare cibi contenenti fibre (presenti in ortaggi, verdure, cereali non raffinati e frutta). Riguardo i grassi, è importante limitare il loro apporto a <7% delle calorie totali giornaliere, con particolare limitazione ai grassi saturi e al colesterolo”. La dieta Mediterranea è quindi altamente consigliata perché predilige l’olio d’oliva extravergine al burro, i pomodori e le verdure, le carni bianche e il pesce (pesce azzurro) alle carni rosse e non disdegna i carboidrati, ma con moderazione. Naturalmente, via libera ai vegetali di stagione. “Ogni tipo di verdura è un ottimo snack prima di un pasto o per una pausa; i legumi (fagioli e lenticchie) sono un alimento completo”, spiegano gli esperti.

Dolci sì o no?

Sì, ma con giudizio. “È possibile prevedere ogni tanto l’introduzione nel menu di dolci, con il consiglio del diabetologo e/o del dietista: un dessert può essere inserito ogni tanto al posto del pane e della frutta alla fine di un pasto arricchito con verdure. Vanno evitati i fuori pasto e le bevande con zuccheri aggiunti”.

Bene, invece, il movimento. “Un’attività fisica di tipo aerobico e di grado moderato per almeno 150 minuti a settimana oppure di tipo più intenso per 90 minuti a settimana è raccomandata per migliorare il controllo glicemico e mantenere il peso corporeo. Dovrebbe essere distribuita in almeno tre volte a settimana e con non più di due giorni consecutivi senza attività”, suggeriscono i medici. L’esercizio fisico costante contribuisce infatti al buon controllo glicemico, beneficio che si aggiunge ai numerosi vantaggi che è in grado di assicurare alla salute, a ogni età:

  • riduzione della pressione arteriosa
  • aumento del colesterolo “buono”
  • prevenzione dell’osteoporosi
  • liberazione di endorfine benefiche
  • benefici per cuore e polmoni
  • maggior benessere psicologico e autostima.

Attenti al cuore, però. “Prima di fare un’attività fisica di intensità superiore alla camminata veloce è necessario escludere condizioni a elevato rischio cardiovascolare e consultare il proprio diabetologo”, concludono gli esperti.