Tumori dell’apparato digerente: stime di sopravvivenza e forme comuni

I tumori dell'apparato digerente riguardano diversi organi, dal pancreas allo stomaco: fondamentali sono la diagnosi precoce e la dieta

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Se pensiamo alla pancia, difficilmente ci vengono in mente tutti gli organi che ci sono all’interno dell’addome. E ancor meno si riflette sul fatto che ognuno di questi organi, sia pure se con frequenza diversa, può diventare sede di un tumore.

Rimanendo solo alle forme più comuni, va detto che i principali tumori del tratto gastro-intestinale colpiscono ogni anno 78mila uomini e donne nel nostro Paese. Nello specifico si registrano 43.700 casi di tumore del colon-retto; 14.500 allo stomaco; 14.300 al pancreas e 5.400 colangiocarcinomi. Sono tutte malattie che ancora troppo spesso vengono diagnosticate tardivamente.

Questo costringe i medici specialisti a dover trattare le neoplasie in fase avanzata, in cui sono disponibili poche terapie efficaci e rispettose della qualità della vita dei pazienti. Solo per il carcinoma del colon-retto più di 8.700 casi l’anno sono individuati quando hanno già sviluppato metastasi. Per quanto riguarda quello allo stomaco appena il 7% delle neoplasie è diagnosticato nelle fasi iniziali. La conoscenza di queste patologie è quindi fondamentale e per questo l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha perciò deciso di lanciare una nuova campagna informativa dedicata alla tematica.

Tumori dell’apparato digerente: malattie diverse tra loro

Secondo Saverio Cinieri, Presidente Nazionale AIOM, “questi tumori sono un gruppo eterogeneo di malattie che presentano tassi di sopravvivenza molto diversi tra di loro. Per il colon-retto a cinque anni dalla diagnosi è vivo il 65% dei malati, mentre per lo stomaco il dato scende al 30%. Per il colangiocarcinoma si attesta al 15% e per il pancreas è di poco superiore al 10%”.

“Come sempre in oncologia bisogna puntare sulle diagnosi precoci e le terapie efficaci – prosegue Giordano Beretta, Presidente di Fondazione AIOM. Solo per il tumore del colon-retto sono previsti programmi di screening nazionali per tutti gli uomini e le donne con più di 50 anni. Per le altre patologie invece non esistono esami di prevenzione secondaria su una popolazione target. Anzi sono malattie oncologiche silenti e che tendono a comparire con sintomi evidenti quando ormai è tardi. La ricerca scientifica ha messo a punto, nel corso degli ultimi anni, dei trattamenti chemioterapici innovativi che stanno migliorando progressivamente le opportunità di cura e aumentando l’aspettativa di vita”.

Importante è che le patologie in fase avanzata siano gestite solo in centri di riferimento che garantiscano un reale approccio multidisciplinare. Sono infatti diverse le figure professionali coinvolte: oncologo, chirurgo, anatomo-patologo, radioterapista, nutrizionista e psicologo. Le strutture sanitarie devono avere le giuste competenze e tecnologie soprattutto per la somministrazione dei trattamenti chirurgici. Sono operazioni difficili e che possono presentare molte complicanze. Emblematico in questo senso è il tumore del pancreas che può essere curato con il bisturi nel 20% dei casi.

In prevenzione, occhio all’alimentazione

I tumori del tratto gastro-intestinale risentono di stili di vita scorretti a partire dall’alimentazione. “Alla dieta sono riconducibili più del 30% di tutti i carcinomi solidi – ricorda Filippo Pietrantonio, Membro del Consiglio Direttivo AIOM. Influisce pesantemente anche sulle neoplasie dell’apparato digerente insieme ad altri fattori di rischio come obesità o eccesso di peso, scarsa attività fisica, fumo di sigaretta e abuso di bevande alcoliche. Possono giocare un ruolo nefasto pure alcune malattie croniche, infezioni o delle specifiche mutazioni genetiche”.