Isterectomia: cos’è, quando si fa, come si esegue

Esistono diversi tipi di isterectomia in base alla quantità di organo che viene asportata. Dopo l'intervento non è più possibile avere gravidanze

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Asportazione dell’utero. Totale o, a volte, parziale. Con annessa eventualmente anche l’asportazione di organi vicini o di linfonodi. Quando si parla di isterectomia, si definisce una serie di interventi diversi e per motivazioni varie, che vanno identificate caso per caso. Per questo non si può né si deve ipotizzare una possibile causa che porta al tavolo operatorio. Ma ecco, in termini generali, cosa occorre sapere.

Isterectomia totale e parziale

Come detto, esistono diversi tipi di isterectomia in base alla quantità di struttura dell’organo che viene asportata. In questo senso si può parlare di isterectomia totale, nel caso in cui si provveda all’asportazione del totale dell’organo, o piuttosto di resezione subtotale o comunque parziale dell’utero. In questo secondo caso ovviamente rimane una certa quota dell’organo, quella riferibile alla cervice uterina, chiamata anche collo dell’utero.

In certi casi, quando occorre raggiungere una certa radicalità con l’intervento (magari perché è necessario eliminare tessuti che potrebbero essere sede di lesioni maligne, isterectomia si può associare anche all’asportazione di altri organi, come le ovaie (e si parla di ovariectomia) o le tube uterine. In tutti i casi, la scelta chirurgica va sempre effettuata assieme allo specialista che, caso per caso, opera la donna. E non bisogna dimenticare anche l’età della paziente quando si selezionano le modalità di intervento.

Quali sono le indicazioni all’isterectomia

Ovviamente, visto che ogni donna è diversa dall’altra, non si può parlare in assoluto di condizioni in cui l’isterectomia è indicata. Caso per caso, deve essere sempre lo specialista ad identificare il trattamento mirato. In termini generali, ad esempio, rispetto a qualche tempo fa si eseguono meno interventi in caso di fibromi uterini, tumori benigni che possono giovarsi anche di altri trattamenti.

Allo stesso modo, l’isterectomia può rappresentare un’alternativa di cura in caso di endometriosi gravi o di infiammazione pelviche serie, anche per il rischio di complicazioni correlate a queste condizioni. Infine, non si deve dimenticare l’importanza del ricorso al bisturi nel percorso di cura di lesioni maligne a carico dello stesso utero o di organi vicini, nell’ambito di una valutazione generale che deve ovviamente prendere in considerazioni l’integrazione tra le diverse opzioni terapeutiche indicate caso per caso.

Come si fa l’isterectomia

Sono diversi gli approcci chirurgici che consentono comunque di effettuare l’asportazione totale o subtotale dell’utero. Al classico intervento che da sempre accompagna la storia della chirurgia, ovvero la laparotomia con un’incisione della pelle e degli strati sottostanti per giungere appunto all’utero, progressivamente si sono aggiunte strategie alternative.

È il caso della laparoscopia, che permette di asportare l’utero attraverso semplici buchini sulla pelle entro cui passano sia l’aria per “gonfiare” l’addome sia gli strumenti operatori, che può essere anche effettuata attraverso un robot.

Ma esiste anche l’intervento per via vaginale che ha un suo spazio ed evita le suture esterne. Questa tecnica consente comunque di rimuovere l’utero malato, o anche solo parte di esso, attraverso la vagina: in genere  provoca meno dolore e comporta meno rischi rispetto alla via addominale classica. Sia chiaro. Si tratta solo di esempi.

In termini generali, caso per caso, il chirurgo sceglie la modalità di intervento più adatta in base a diversi criteri, che vanno dalle dimensioni dell’utero fino alla necessità di svolgere altri trattamenti e ad eventuali patologie della donna che si trova sul letto operatorio. In termini generali, considerando i rischi, si può dire che la minor invasività si traduce in un minor tempo di ricovero, in un più rapido ritorno alla normalità per la donna operata.

Cosa succede dopo l’isterectomia

Lo specialista, in base all’intervento eseguito e alla patologia di base, indica alla donna le precauzioni da osservare e i comportamenti da tenere dopo un intervento di isterectomia. Va comunque detto che la donna non potrà avere ulteriori gravidanze e non avrà più il ciclo mestruale, oltre a delle potenziali variazioni nell’anatomia addominale legate appunto all’assenza dell’organo. Può capitare che, in assenza dell’utero che in qualche modo rappresenta una sorta di “sostegno” per intestino e vescica, si possono sviluppare quadri di incontinenza urinaria. Non bisogna poi dimenticare che se all’isterectomia si associa l’ovariectomia in qualche modo si induce una menopausa anche nelle donne in età fertile.