Elettromiografia: svolgimento, preparazione e controindicazioni

L'Elettromiografia (EMG) è un esame diagnostico che registra l'attività elettrica prodotta dai muscoli per valutare la salute dei muscoli e dei nervi che li controllano

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

L’elettromiografia (EMG) è un test diagnostico poco invasivo che valuta le anomalie dei muscoli e dei nervi periferici. Si divide in due fasi: l’EMG analizza la reattività muscolare e l’ENG (elettroneurografia) analizza la conduzione nervosa. Viene effettuato in ambulatorio, senza preparazioni particolari e con minimi rischi.

Cos’è e come si svolge l’elettromiografia

L’elettromiografia (EMG) è una metodologia diagnostica di minimale invasività che svolge un ruolo cruciale nell’identificare anomalie muscolari o disfunzioni del sistema nervoso periferico. Consistendo in un esame bifasico, l’EMG indaga la funzionalità muscolare misurando la risposta dei tessuti muscolari a stimoli elettrici controllati, similari agli impulsi naturali inviati dal cervello e dal sistema nervoso. La seconda fase, l’elettroneurografia (ENG), si concentra sull’analisi delle capacità conduttive dei nervi periferici, valutando la prontezza e la velocità di trasmissione degli impulsi nervosi fra il sistema centrale e quello periferico.

Andando ad esaminare più nello specifico queste due parti:

  • L’elettroneurografia (ENG) studia come e quanto i nervi del sistema periferico sono in grado di trasmettere impulsi elettrici per il funzionamento dei muscoli e del corpo in generale. Al paziente vengono applicati sulla cute degli elettrodi di superficie, giusto sopra i nervi da osservare. Una volta attivati, questi trasmetteranno degli impulsi elettrici che andranno a stimolare il nervo per vedere se funziona correttamente o no.

Elettrodi e ago-elettrodi sono collegati ad un macchinario detto elettromiografo, che non solo è in grado di leggere gli impulsi e valutare il tempo che trascorre tra la stimolazione e risposta del muscolo o nervo, ma è in grado anche di raccogliere tali dati e di trasformarli in un grafico leggibile.

  • L’elettromiografia vera e propria (EMG) si dedica essenzialmente allo studio del muscolo e della sua risposta agli stimoli. Detta anche elettromiografia ad ago, è una tecnica leggermente invasiva che prevede l’inserimento di un ago sterile, monouso e sottilissimo, nella zona di muscolo da indagare. La lunghezza dell’ago-elettrodo è variabile in base alla profondità corporea in cui si trova il muscolo in questione.

Non si tratta di un esame doloroso, ma può essere un po’ fastidioso, non solo per la puntura, ma anche perché il muscolo viene messo sotto pressione e si possono generare degli spasmi involontari.

L’EMG valuta la funzionalità elettrica di un muscolo, la sua velocità di reazione allo stimolo ed è svolta in tre fasi: con muscolo a riposo, con una piccola contrazione e alla massima contrazione possibile. È un procedimento che aiuta ad evidenziare se è in atto una denervazione, o se i nervi collegati ai muscoli hanno subito lesioni o una sindrome da intrappolamento che impedisce loro il movimento corretto.

Il paziente sottoposto a elettromiografia si accomoda solitamente seduto o sdraiato su un lettino, in modo da sentirsi completamente a proprio agio. L’esame ha una durata variabile tra i 15 e i 50 minuti a seconda del tipo e del numero di muscoli e nervi da analizzare. In genere la seduta inizia con un’elettroneurografia e termina con l’elettromiografia.

Quando il medico prescrive un’elettromiografia

L’elettromiografia non è un esame diagnostico che si prescrive generalmente come prima scelta. È il medico specialista che, solo a seguito di altri esami che non hanno fornito le informazioni sperate, istruisce il paziente su come e quando farla.

Un esame completo di elettromiografia (EMG ed ENG) è utile per individuare e approfondire patologie e disturbi a livello del sistema muscolo – scheletrico e neurologico, in tutti quei casi in cui si nota una forza muscolare che via via si riduce, si avverte una perdita di sensibilità, frequente formicolio, dolori, crampi e spasmi involontari dei muscoli. L’elettromiografia non si svolge quasi mai in urgenza, se non per casi di paralisi immediata.

Tra le malattie più comuni che possono essere indagate tramite un’elettromiografia abbiamo:

  • tunnel carpale e compressione del nervo ulnare con disturbi rispettivamente a livello della mano e del gomito. In questi casi l’esame serve per capire come intervenire prima di un intervento,
  • radicolopatiecompressioni e infiammazioni delle radici nervose (ernie del disco, artrosi, traumi, tumori, lombosciatalgie),
  • patologie di giunzione neuromuscolare, quando la trasmissione dell’impulso dal nervo al muscolo non va come dovrebbe (SLA, SMA, poliomielite),
  • tutte le infiammazioni a danno dei muscoli temporaneecronichedegenerative (miosite, polimiosite, distrofie muscolari).

Spesso svolta a seguito di una risonanza magnetica, la seduta di elettromiografia è di solito curata da un medico specialista in ambito neurologico (neurologo, neurofisiologo), che si occupa direttamente anche dell’interpretazione dei risultati.

Prepararsi all’elettromiografia

Sottoporsi a una seduta di elettromiografia non richiede una preparazione specialistica nei giorni immediatamente precedenti.

In prima istanza, il medico che la prescrive chiederà al paziente la sua storia clinica in modo da poter individuare se sono in corso altre patologie che potrebbero influire sulla buona riuscita dell’esame.

Non è necessario mantenersi a digiuno, ma si consiglia invece di presentarsi dopo aver fatto una doccia completa che elimini completamente le rimanenze di creme, oli e profumi specie nelle parti dove saranno posizionati gli elettrodi. Non prestare attenzione a questo passaggio incide negativamente sul corretto passaggio degli impulsi elettrici e la loro registrazione. Per la stessa ragione, si consiglia di non indossare abiti troppo aderenti.

Al contrario devono prestare attenzione tutti coloro che seguono una terapia con farmaci anticoagulanti anche se non è necessario interromperla e i soggetti affetti da linfedemi (patologie a livello del sistema linfatico). Bisogna inoltre segnalare se si indossano trasmettitori elettrici come i pacemaker, che possono influire sulla buona riuscita nel captare gli impulsi.

Controindicazioni dell’elettromiografia

Sottoporsi a una sessione di elettromiografia non deve destare preoccupazione perché fondamentalmente è priva di rischi e controindicazioni, se non lievi fastidi dovuti all’applicazione di elettrodi e ago-elettrodi o un indolenzimento generale a fine seduta.

È bene però avvisare sempre preventivamente il medico che svolgerà l’esame qualora si sia soggetti a terapia con anticoagulanti o allo stesso modo si abbiamo malattie della coagulazione del sangue. Mentre nei soggetti stabili, l’introduzione di un ago sottilissimo con conseguente fuoriuscita di sangue non deve far paura, nei soggetti sopracitati può essere più difficile trattarla e dare origine a lievi emorragie.

Precauzioni devono essere prese anche da portatori di pacemaker e defibrillatori cardiaci in quanto la presenza degli impianti può intaccare la buona riuscita dell’esame e la chiarezza delle informazioni raccolte.

In generale, al termine di un’elettromiografia, i sintomi avvertiti e più comuni sono un indolenzimento per qualche ora o giorno sulle parti direttamente interessate all’applicazione degli elettrodi o aghi: una sensazione, questa, che può essere curata con semplici antinfiammatori o antidolorifici previo avviso al medico curante. Talvolta, nelle ore immediatamente successive, potrebbero insorgere anche formicolioematomi e gonfiore. Se tutti questi sintomi non migliorano nel giro di qualche giorno, sarà bene rivolgersi a un medico perché significa che probabilmente è in corso un’infezione.

L’EMG è una tecnica diagnostica che può essere utilizzata a qualsiasi etàanche sui bambini e le donne in gestazione, poiché non ha rischi.

Come si leggono i risultati dell’elettromiografia e tempi per ottenere il referto

Normalmente, l’elettromiografia è uno di quegli esami per i quali il referto è immediato. I dati derivanti dalla stimolazione vengono infatti prontamente raccolti e analizzati. Sarà compito del neurologo comunicare direttamente al paziente la diagnosi. Purtroppo, i risultati grafici derivanti dall’elettromiografia sono abbastanza complessi da elaborare per coloro che non sono esperti del settore, ma ci sono comunque dei semplici parametri che tutti possono interpretare e che forniscono già risposte essenziali a comprendere il proprio stato di salute fisica:

  • AMP: corrisponde all’ampiezza, cioè all’altezza dell’onda grafica raccolta. Sulla carta, il risultato di un’elettromiografia appare infatti molto simile a quello di un più comune elettrocardiogramma con curve in ascesa e discesa a indicare il grado di risposta ottenuto a seguito della stimolazione del nervo o muscolo. Questo dato fornisce già di per sé informazioni preziose sulla salute delle parti studiate, permettendo ad esempio di evidenziare patologie degenerativeneuropatie da compressione come il tunnel carpale, lesioni a carico dei nervi o distrofie muscolari.
  • Velocità di conduzione: misura la velocità con cui l’impulso elettrico viaggia nel nervo in esame (quanto tempo cioè ci mette il nervo ad avvertire e rispondere allo stimolo elettrico)
  • Latenza distale e latenza prossimale: misura l’intervallo di tempo che passa tra il momento dello stimolo elettrico e la contrazione muscolare. Individua blocchi di conduzione, cioè dove c’è una compressione dei nervi (sindrome da intrappolamento come il tunnel carpale).
  • Risposta F: misura il tempo che un nervo impiega per mandare uno stimolo dal sistema periferico a quello centrale (formato dal midollo spinale e l’encefalo) e viceversa. È un parametro utile a valutare lo stato di salute dei motoneuroni responsabili del movimento.

Sebbene l’EMG possa rivelarsi molto utile, di solito non fornisce da sola una diagnosi definitiva. I membri del team sanitario valuteranno i risultati in combinazione con altri esami medici per stabilire una diagnosi. Ci si può aspettare di ricevere i risultati del test generalmente entro una settimana, e successivamente questi dovranno essere interpretati e discussi con il neurologo curante.

Fonti bibliografiche: