Fotosensibilità, cosa succede a chi non sopporta il sole

I sintomi più comuni di un'elevata sensibilità al sole vanno da piccole placche arrossate a vere e proprie bolle

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

L’impossibilità di sopportare la luce del giorno, cioè la fotofobia, è un fenomeno di per sé comune nelle persone con la pelle e i capelli molto chiari. Può essere presente in patologie come il glaucoma acuto o dopo traumi della parete della cornea. Ma ci sono casi in cui questo problema può assumere caratteristiche estremamente serie, specie se si crea un danno specifico a carico delle cellule che hanno il compito di recepire gli stimoli visivi. Queste si chiamano coni e bastoncelli, si trovano sulla retina e sono fotosensibili. Sono cioè in grado di “intercettare” i segnali luminosi e trasmetterli al nervo ottico, che ha poi il compito di farli giungere al cervello per consentirne la corretta decodificazione.

In altri casi, comunque, il sole può dar luogo a fotosensibilizzazioni di tipo fotoallergico. Come? I suoi raggi ultravioletti, infatti, possono modificare la struttura chimica di un comune allergene, facilitando l’insorgenza di altre patologie cutanee molto comuni, soprattutto in questo periodo dell’anno: le dermatiti da contatto.

Come nasce e si manifesta la sensibilità al sole

I raggi solari possono indurre effetti acuti sulla pelle, come le ustioni, oppure anche danni cronici, come un’accelerazione dei processi di invecchiamento cutaneo. Ma in alcuni casi, e solo in persone predisposte, provocano anche quella che viene definita “orticaria” solare. Ovvero una serie di fastidi indotti dalla fotosensibilizzazione, cioè alla reazione della pelle esposta alla luce solare.

I sintomi più comuni di questa condizione sono un arrossamento diffuso anche dopo breve esposizione ai raggi solari, la formazione di piccole placchette arrossate e pruriginose oppure anche vere e proprie bolle. Il processo si verifica in particolare quando si assumono alcuni farmaci o ci si trova a contatto con diverse sostanze. Ad esempio, possono dar luogo a fenomeni di fotosensibilizzazione in persone predisposte gli antibiotici della famiglia delle tetracicline, molto usate per le infezioni delle vie respiratorie o della pelle, così come i sulfamidici, impiegati in associazione con antibiotici nel trattamento di alcune infezioni batteriche.

Il tutto, senza ovviamente dimenticare gli psoraleni, sostanze che vengono utilizzate ad esempio nella cura della psoriasi, ma possono essere presenti anche in composti naturali come il latte e le foglie dei fichi o dei bergamotti Per evitare rischi – stiamo parlando ovviamente per persone particolarmente sensibili e predisposte – conviene prestare la massima attenzione all’esposizione solare ed indossare indumenti protettivi.

I raggi solari non sono tutti uguali

Normalmente, la terra è protetta dalle radiazioni solari grazie ad una serie di “filtri” naturali. In termini generali, solo la metà dei raggi arriva sulla terra. Un quarto viene “rinviato” verso lo spazio, e un altro 25 per cento è assorbito dai gas dell’atmosfera. Proprio per la rarefazione di questo strato protettivo e l’aumento della temperatura sul nostro pianeta per l’effetto serra, tuttavia, c’è da pensare che nel futuro più o meno prossimo aumenteranno le radiazioni in arrivo. Ecco comunque, in sintesi, ciò che arriva dal sole:

  • Raggi ultravioletti (UV): ce ne sono di tre tipi. Gli UVA penetrano profondamente nella pelle, stimolando la produzione di melanina e l’abbronzatura. Negli ultimi tempi sono diventati più temuti perché, non causando danni visibili, possono accelerare “in silenzio” i fenomeni di invecchiamento cutaneo. Gli UVB, invece, sono i responsabili delle scottature: si fermano in superficie e fanno dilatare i vasi capillari, fino a dare ustioni e bollicine. Non ancora del tutto “decifrati” sono invece gli ultravioletti cortissimi (UVC). Fino a pochi anni fa erano del tutto bloccati dall’ozono, ma nei prossimi anni, potrebbero “scendere” sulla terra.
  • Raggi infrarossi: causano il piacevole tepore che si prova sdraiati al sole. Normalmente non creano problemi ma, proprio per il loro effetto termico, alla lunga possono creare qualche fastidio in chi soffre di vene varicose o altri disturbi venosi.
  • Altri raggi: i raggi gamma e i cosmici, arrivano in quantità modestissima alla terra. Invece i raggi X hanno un elevato potere penetrante, simile a quello degli ultravioletti.