La digestione ha come fine quello di trasformare i nutrienti contenuti negli alimenti (proteine, carboidrati e grassi) in sostanze più semplici che possano essere assimilate a livello della mucosa assorbente dell’intestino tenue.
Come avviene la digestione?
Prima digestio fit in ore è un motto della scuola salernitana, "la prima digestione avviene nella bocca". Il senso è chiaro: masticare a lungo il cibo è il primo passo per garantirsi una buona digestione.
Lo stomaco svolge una buona parte del processo digestivo grazie all’azione combinata dell’acido cloridrico, della pepsina (l’enzima in grado di digerire almeno parzialmente le proteine) e dei muscoli. Le contrazioni della muscolatura liscia dello stomaco hanno lo scopo di mescolare il bolo alimentare con i succhi gastrici fino a trasformalo in una poltiglia quasi liquida e molto acida (per la presenza dell’acido cloridrico) alla quale si dà il nome di chimo.
L’intero processo dura mediamente due ore e alla fine di questa tappa digestiva gli alimenti risultano ridotti in frammenti di dimensioni millimetriche. È interessante notare che non tutti i cibi presentano gli stessi tempi di permanenza nello stomaco. Gli alimenti prevalentemente glucidici come pasta, pane e riso vengono digeriti più velocemente delle proteine, e queste a loro volta più velocemente dei grassi (per esempio, è esperienza di tutti la laboriosità nel digerire una carne particolarmente grassa).
Man mano che lo stomaco svolge il proprio lavoro, il chimo viene riversato nel duodeno, la prima porzione dell’intestino tenue. È in questa sede che la digestione si completa grazie alla presenza dei sali biliari provenienti da fegato e colecisti e degli enzimi digestivi prodotti dal pancreas. A conclusione di questa terza ed ultima tappa digestiva il chimo diventa chilo e procede nel suo viaggio verso gli ultimi tratti dell’intestino tenue, dove avviene l’assorbimento delle sostanze nutritive.
Cause della cattiva digestione
Alla difficoltà a digerire abbiamo dato un nome ed è quello di dispepsia. Esiste una dispepsia detta funzionale nella quale, pur in assenza di una malattia organica, la digestione non avviene come dovrebbe. In percentuale minore la causa della cattiva digestione è una delle malattie organiche riportate in questo elenco:
- esofagite da reflusso;
- gastrite acuta e cronica;
- ulcera peptica o erosioni della mucosa;
- duodenite;
- sindrome da malassorbimento;
- colon irritabile;
- neoplasie a carico del tubo digerente;
- calcolosi della colecisti e/o sabbia biliare;
- pancreatite cronica;
- neoplasie del pancreas;
- diabete mellito;
- disfunzioni tiroidee.
L’abuso di alcol e alcuni farmaci possono in parte compromettere la funzione digestiva e contribuire ad acuire i sintomi associati alla dispepsia.
Sintomi
I sintomi più tipici associati alla cattiva digestione sono:
- dolore;
- bruciore di stomaco;
- eruttazioni;
- alitosi;
- rigurgito acido e pirosi retrosternale (ndr. sensazione di bruciore dietro lo sterno);
- gonfiore addominale
- meteorismo e flatulenza
- senso di digestione lunga e laboriosa;
- sonnolenza dopo i pasti.
Tra i sintomi, quello più suggestivo è il dolore, che in alcuni casi viene percepito come una sensazione spiacevole localizzata nella parte superiore dell’addome. Gli altri sintomi riportati nella lista non devono essere presenti contemporaneamente.
Si parla poi di dispepsia simil-ulcerosa quando i sintomi sono simili a quelli di chi ha un’ulcera peptica (ndr. ovvero di una lesione della mucosa dello stomaco o del duodeno che è stata corrosa dall’acido gastrico e dai succhi digestivi) con dolore spesso presente a digiuno e di notte e che viene alleviato dal cibo o dall’assunzione di gastroprotettori. C’è poi una dispepsia simil-motoria nella quale ad essere alterata è la parte meccanica della digestione con conseguente rallentamento dello svuotamento gastrico e comparsa di nausea, vomito, distensione e senso di ripienezza post-prandiale, eruttazioni e sazietà precoce.
La sonnolenza è legata al fatto che durante la digestione aumenta l'afflusso di sangue a livello dell’apparato digerente e questo comporta un furto del sangue diretto al cervello e la comparsa di torpore, difficoltà di concentrazione e mal di testa. Più lenta è la digestione e più è importante la sonnolenza.
Come velocizzare la digestione?
In caso di dispepsia la prima cosa da fare dal punto di vista medico è escludere la presenza di una gastrite, di un’ulcera, del reflusso gastroesofageo, di problematiche a carico delle vie biliari. In tre casi su quattro all’origine della dispepsia non vi è una causa organica e si parla allora di dispepsia funzionale o idiopatica. In questo caso ci si limiterà a trattare i sintomi: vediamo tre accorgimenti utili che possono migliorare la digestione che non è causata da patologie
Correggere la dieta
Il primo passo da fare è quello di adottare alcuni accorgimenti dietetici. Una dieta sana ed equilibrata, povera di alimenti difficili da digerire, è sicuramente fondamentale per migliorare i sintomi della dispepsia. Gli alimenti particolarmente grassi, ad esempio, hanno come effetto quello di rallentare lo svuotamento gastrico. In caso di digestione difficile, meglio abolire anche il consumo di bevande alcoliche, caffè, ed evitare di fumare.
Masticare bene
Masticare a lungo, come insegnavano già i medici della scuola salernitana, è una pratica essenziale per poter digerire bene qualsiasi pasto. Come abbiamo visto, la digestione inizia dalla bocca, grazie alla masticazione che riduce il cibo in piccoli pezzi e agli enzimi digestivi presenti nella saliva: òa masticazione non comporta infatti solo la triturazione degli alimenti, poiché nella saliva sono presenti enzimi capaci di effettuare una prima scissione delle grandi molecole che compongono i grassi e i carboidrati. I vantaggi di una masticazione lenta sono poi legati al fatto che, masticando il cibo con calma, si ingoia meno aria con la deglutizione del bolo alimentare, diminuiscono i tempi di permanenza degli alimenti nello stomaco e si mangia di meno. A distanza di circa 20 minuti dall’inizio del pasto, infatti, vengono rilasciati gli ormoni della sazietà che ci inducono a smettere di mangiare con il duplice vantaggio di impegnare meno l’apparato gastroenterico e di garantire il mantenimento di un peso ottimale.Per imparare a mangiare lentamente è consigliabile consumare gli alimenti sempre seduti a tavola ritagliandosi il giusto tempo da dedicare al pasto ed evitando distrazioni mentre si mangia; una strategia per abituarsi a masticare senza fretta è quella di poggiare sul tavolo le posate tra un boccone e l’altro.
La masticazione non comporta solo la triturazione degli alimenti. Nella saliva sono presenti enzimi capaci di cominciare a scindere grassi e carboidrati.
Pochi grassi
È importante porre particolare attenzione alla fase gastrica del processo digestivo: grassi, proteine e carboidrati hanno tempi diversi di permanenza nello stomaco e, come anticipato, gli alimenti particolarmente grassi rallentano lo svuotamento gastrico. Ecco perché i soggetti dispeptici dovrebbero limitare la presenza dei grassi all’interno dei loro pasti. Dato che i grassi hanno però anche una funzione saziante, una strategia che contribuisce a raggiungere il senso di sazietà pur riducendo la componente lipidica è quella di iniziare il pasto con un piatto di verdure crude o cotte condite con una piccola quantità di olio extravergine di oliva. Gli alimenti vegetali, ricchi di fibre e acqua, contribuiscono infatti a far sentire sazi e, in più, migliorano la fase di digestione e assorbimento dei nutrienti a livello intestinale.
Terapia con farmaci
La terapia farmacologica impiegata in caso di dispepsia è finalizzata alla gestione del sintomo e si basa sull’uso di farmaci inibitori della pompa protonica altresì noti come gastroprotettori o farmaci antiacido. Questi farmaci sono utilizzati soprattutto se ci troviamo di fronte ad una dispepsia simil-ulcerosa. Nella dispepsia simil-motoria, invece, si suggerisce l’assunzione di procinetici, cioè farmaci capaci di accelerare e modulare la peristalsi favorendo così lo svuotamento gastrico. i soggetti dispeptici dovrebbero limitare la presenza dei grassi all’interno dei loro pasti. È assolutamente sconsigliato il ricorso al “fai da te” dal momento che questi farmaci non sono privi di effetti collaterali, soprattutto se assunti per lunghi periodi di tempo.Tali farmaci devono essere assunti sotto prescrizione medica e fino alla scomparsa dei sintomi, che avviene in genere in poche settimane.
Rimedi naturali contro la dispepsia
Oltre ai consigli già visti e alle terapie farmacologiche, esistono alcuni rimedi naturali che possono essere presi in considerazione per migliorare la digestione. Chiaramente, per risolvere la dispepsia occorre indagare sulle cause e cercare di porre rimedio, ad esempio adottando un’alimentazione adeguata e uno stile di vita corretto. Rispetto ai farmaci, i rimedi naturali agiscono più lentamente ma sono comunque efficaci per ridurre i sintomi della dispepsia.
Ad esempio per combattere la sensazione di pienezza che accompagna la digestione lenta e difficile si può far ricorso a droghe vegetali che contengono principi attivi amari. Le sostanze amare, infatti, stimolano la secrezione gastrica e la produzione e secrezione di bile, favorendo i processi digestivi. Fanno parte di questa categoria di rimedi:
- arancio amaro;
- genziana;
- assenzio;
- carciofo;
- cicoria;
- tarassaco.
Alle piante sopraelencate possono essere associati altri rimedi che favoriscono la produzione e l’escrezione di bile come la radice di curcuma.
Se invece la dispepsia è caratterizzata da rigurgito acido e pirosi retrosternale – sintomi tipici del reflusso gastroesofageo – le droghe amare non sono consigliate, proprio perché andrebbero ad aumentare le secrezioni gastriche peggiorando l’acidità. In questo caso il rimedio migliore è la radice di liquirizia, una tra le pianti più efficaci contro il reflusso. La liquirizia può essere assunta da sola oppure con rimedi naturali emollienti che migliorano la protezione a livello gastrico: esempi di piante emollienti contro il rigurgito sono la malva e l’altea, ideali anche in caso di ulcere gastriche. Per via dell’azione emolliente e cicatrizzante, se si soffre di rigurgito o se si hanno ulcere, possono essere d’aiuto anche il succo di aloe vera, la camomilla e il miele di Manuka; il succo di aloe vera i assume puro o diluito in poca acqua, al dosaggio di un misurino due o tre volte al giorno, mentre il miele di Manuka si assume al dosaggio di due cucchiaini al giorno; la camomilla, invece, può essere aggiunta alle tisane digestive. Un altro rimedio utile in caso di rigurgito acido è rappresentato dall’alginato, una sostanza naturale estratta da alcune alghe. Gli alginati, a contatto con l’acidità gastrica, formano un gel che funge da barriera impedendo al contenuto gastrico di risalire lungo l’esofago, irritandolo. Proprio per via del meccanismo d’azione, le preparazioni a base di alginati vanno assunte dopo i pasti.
Quando la dispepsia provoca gonfiore addominale, significa che a livello intestinale avvengono fermentazioni che portano ad accumulo di gas e conseguente tensione, gonfiore, dolore, meteorismo e flatulenza. In questi casi è possibile anche che l’aria si accumuli a livello gastrico, portando ad aerofagia, eruttazioni, alitosi. Se si hanno questi sintomi si può contare sull’aiuto di numerose piante che aiutano a rilassare la muscolatura gastrointestinale e che, grazie alla loro ricchezza in oli essenziali antisettici, sono in grado di agire sulla flora batterica intestinale riportando equilibrio. Fanno parte di questi rimedi:
- finocchio;
- cumino nero o nigella;
- cumino dei prati;
- coriandolo;
- anice verde;
- anice stellato;
- aneto;
- cardamomo
Per godere delle proprietà digestive dei rimedi sopraelencati, ci si può far preparare una tisana dal/dalla proprio/a erborista di fiducia e assumerla prima, durante e dopo i pasti, oppure nel corso della giornata o al bisogno. Alle tisane digestive si possono aggiungere anche: chiodi di garofano, cannella, scorze di arancio, scorze di limone, melissa, basilico, maggiorana e camomilla. La quantità e il tipo di piante da usare in tisana va scelta in base ai propri gusti personali e alle proprie esigenze.
In erboristeria si possono trovare anche gli oli essenziali estratti da queste piante, con i quali si può preparare un olio da usare nel massaggio fai da te per sgonfiare la pancia. Per prepararlo basta scegliere da uno a tre oli essenziali e aggiungere un totale di dieci gocce ogni cucchiaio di olio vegetale (olio di oliva, olio di girasole, olio di mandorle dolci o altro). La miscela si utilizza per massaggi all’addome che favoriscono la distensione della muscolatura e aiutano a ridurre il gonfiore.
Il ricorso a piante ed erbe digestive può essere una valida alternativa ai farmaci, in alcuni casi, oppure un supporto utile da adottare mentre si prendono altre misure correttive: in ogni caso è sempre meglio chiedere il parere del medico o farsi consigliare i rimedi migliori dal farmacista esperto in fitoterapia o dall’erborista, professionista specializzato nell’uso delle erbe. Evitare di affidarsi al fai da te, infatti, consente di trovare il rimedio giusto per le proprie esigenze e scongiurare il rischio di effetti collaterali o interazioni tra erbe e farmaci o tra integratori diversi.