“Le Iene”, il monologo di Arisa che scuote le coscienze

Arisa si racconta nello studio de "Le Iene" con un profondo monologo sulla necessità di fare del bere

Arisa è l’ospite speciale della trasmissione Le Iene nella puntata in onda martedì 22 novembre. La celebre cantautrice ha deciso di raccontarsi attraverso un monologo molto intimo. Il tema è la bontà, vista sotto l’aspetto di quel dono che intendiamo fare agli altri, provando a far del bene, guardando al di fuori del nostro orticello.

Le paure di Arisa

Non è stato facile per Arisa trovare il coraggio di esporsi in questo modo. È da molti anni un personaggio pubblico, ma proporre un monologo così sentito dinanzi alle telecamere è un po’ come mettere a nudo parte di sé.

Il suo momento nel cuore dello studio de Le Iene ha inizio proprio così, parlando di quella vergogna che si porta dentro, indirizzata verso di sé e ciò che fa: “Mi sono chiesta a chi interesserà di me, di quello che racconto o quello che provo”.

Ha però trovato la forza per cimentarsi in questa esperienza, affondando le mani in quello che è stato il suo percorso, frutto di tanti elementi e persone. Lei lo chiama il suo punto di vista, nel quale crede molto, che ha già festeggiato 40 anni di vita e deriva dall’operato delle persone che più ama al mondo, così come dal cielo della Basilicata e da quella terra, cui la sua famiglia è tanto legata, che spesso si ritrova sotto le unghie.

Un punto di vista, un’esperienza di vita, un’anima che è anche figlia di offese, non poche e mai restituite, così come di numerosi no, forse troppi dice Arisa. La cantante però guarda alle sue spalle senza escludere nulla, e così pone di fianco alla sofferenza anche i sorrisi, l’amore semplice e puro e i premi inaspettati.

Il monologo di Arisa

Ripensando alla carriera di Arisa, è facile ricordare i momenti in cui al suo nome sono state affiancate frasi di scherno. Poco conformista, spesso al di fuori delle regole televisive e discografiche (accusata d’aver costruito un personaggio su tali basi), è stata al centro del mirino in numerose occasioni.

Fin da bambina, però, lei si è sentita attratta da ben altro genere di persone: “Chi cerca di fare stare bene gli altri”. Sognava d’essere luminosa come Giovanni Paolo II, ha spiegato nel suo monologo, cantando un giorno brani come Heal the world di Michael Jackson.

“Mi dicevano che non ce l’avrei fatta e io non rispondevo. Mi chiudevo in camera, architettando la mia luce. Alla fine sono riuscita a brillare per davvero. E quando canto, è sempre per diffondere amore. Mi piace che le persone si sentano accettate con la mia musica”.

Schierarsi dalla parte del bene non vuol dire seguire un credo religioso, ha sottolineato. Si tratta di una scelta di vita consapevole, di un modo di porsi nei confronti del resto del mondo, a partire da chi ci circonda ogni singolo giorno, a partire da sé.

Si rifiuta di odiare, così come di credere che quando qualcuno le fa del male, ciò avvenga di proposito. Per questo, dopo una ferita, al massimo si limita ad allontanare qualcuno, senza però pensare il peggio, anzi, magari prendendosi parte della colpa e mettendosi in dubbio.

“Non sono di certo una santa, ma conosco la sostanza del mio cuore. Sono certa d’essere diventata chi volevo da bambina. Una persona buona. La chiave della felicità può essere cercare d’agire sempre per il bene. Siate buoni e felici”.