Malattie neurologiche: effetti e differenze tra uomini e donne

Emicrania, Alzheimer, sclerosi multipla colpiscono più le donne, la malattia di Parkinson è più frequente negli uomini: si va verso una medicina "su misura"

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

L’emicrania, la demenza di Alzheimer e la sclerosi multipla risultano più frequenti tra le donne. Al contrario altre patologie come la malattia di Parkinson tendono invece a manifestarsi nel sesso forte.

Donna e uomo pari non sono. Sembra una frase fatta, magari ritrita. Ma ben si presta a quelli che sono gli sviluppi della medicina, visto che esistono vere e proprie patologie di genere, destinate a colpire in prevalenza il sesso femminile, e che anche la risposta ai farmaci può variare in base al sesso. Non ci credete? Guardate i numeri che vengono dagli studi epidemiologici.

Come se non bastasse, la biologia ed anche il ruolo sociale impattano diversamente nei due sessi, con ripercussioni evidenti sull’approccio alle malattie e alle cure. Di tutto questo si occupa la medicina di genere e addirittura nell’ambito della Società Italiana di Neurologia (SIN), che dal 12 al 15 ottobre 2019 tiene il congresso a Bologna, si è creato un gruppo di studio dedicato a questo tema, per sviluppare progetti di ricerca “al femminile”.

Sia chiaro: il tema delle differenze tra uomo e donna è estremamente complesso. E non bisogna fermarsi alle apparenza che possono derivare dalle differenze strutturali e funzionali del cervello tra uomini e donne, che offrono risultati contrastanti.

Verso la medicina “su misura”

“Classicamente, viene riportato che l’uomo presenta maggiori capacità in compiti motori e nell’orientamento spaziale mentre le donne presentano maggiore empatia e memoria, soprattutto verbale – spiega Gennarina Arabia, del Centro per lo studio dei disordini del movimento dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – Gli studi di risonanza magnetica hanno dimostrato che varie regioni cerebrali presentano volume diverso nei due sessi ed anche le connessioni tra i due emisferi cerebrali sarebbero diverse. L’interpretazione di questi studi è però molto complessa ed ancora oggetto di dibattito scientifico”.

Insomma: la medicina di genere non è un tema semplice da affrontare: punta a capire come una serie di fattori sia biologici, legati al sesso, che socio-culturali, legati al genere, possano influenzare lo stato di salute e di malattia di ogni persona. “La sfida della medicina moderna è oggi realizzare sempre più una “medicina di precisione o personalizzata” che miri sia a mantenerne il benessere psico-fisico della persona che a realizzare strategie di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie ottimali per ogni singolo individuo” – fa sapere la Arabia.

Il “caso” emicrania

La prevalenza dell’emicrania nei due sessi è un chiaro esempio di come tra uomo e donna occorra tenere sempre a mente le giuste differenze. Secondo i dati messi a punto dell’Istituto Superiore di Sanità con il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere in un rapporto dedicato, l’emicrania appare sicuramente come una delle malattie più diffuse nel mondo (colpisce circa il 15% della popolazione adulta) e colpisce le donne tre volte più frequentemente degli uomini.

Solo in Italia si stima che circa 6 milioni di persone ne soffrano e di queste oltre 4 milioni sono donne. Ma non c’è solamente un problema di maggior diffusione nel sesso femminile. “L’emicrania si può presentare con sintomi diversi nei due sessi: le donne tipicamente lamentano una sintomatologia peggiore con maggiore sensazione di nausea, gli uomini hanno maggiore sensibilità alla luce e depressione” – precisa l’esperta. “Nella donna, poi, l’emicrania è molto influenzata dalle variazioni ormonali e raggiunge la sua massima prevalenza tra i 40 e 50 anni, nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale”.

Anche per questo le donne riportano una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini e perdono un numero maggiore di giornate lavorative e di attività sociali rispetto agli uomini. Nonostante ciò le donne tendono comunque a recarsi maggiormente al lavoro con dolore o malessere rispetto agli uomini. Gli uomini, invece, che hanno redditi mediamente più alti rispetto alle donne, spendono di più per curarsi (prestazioni sanitarie e non sanitarie).

La malattia di Parkinson e gli effetti collaterali

Per citare un altro esempio, pensate alla malattia di Parkinson. È una delle patologie degenerative del Sistema Nervoso Centrale più diffuse e purtroppo in certi casi si manifesta anche in età non propriamente avanzata.

Se è vero che colpisce soprattutto il sesso maschile, è altrettanto innegabile che occorre sempre ricordare come gli effetti collaterali delle terapie interessino soprattutto le donne. “Gli uomini sono colpiti 1,5 volte più frequentemente delle donne ma sono le donne a sviluppare molto più spesso (il 300 per cento in più) effetti indesiderati della terapia farmacologica, soprattutto movimenti involontari invalidanti – conclude la Arabia – . Le terapie agiscono in modo diverso sulle donne perché hanno un peso corporeo inferiore e quindi il dosaggio per kilogrammo risulta più elevato e gli effetti sono superiori, inclusi quelli indesiderati”.

Del resto, la maggiore frequenza di effetti collaterali dei farmaci nelle donne è un fenomeno ben noto anche in altre patologie. Tra le maggiori cause vi è la pratica diffusa in passato di includere un limitato numero di donne nelle sperimentazioni cliniche delle terapie. Questo ha portato ad una conoscenza solo parziale degli effetti dei farmaci nei due sessi.  La strada per la “parità di genere”, insomma, è ancora lunga. Ma la neurologia italiana si sta attrezzando sempre di più perché “donna e uomo pari non sono” in medicina.