Insufficienza renale, come può nascere, perché va controllata e come si affronta

L'insufficienza renale potrebbe essere causata da un'infezione e consiste in un progressivo calo dell'attività dell'organo: sintomi, rischi e cure

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 24 Febbraio 2025 11:06

Insufficienza renale. Se nella forma acuta questa situazione compare di colpo, magari in seguito ad un’infezione, quando diventa cronica mette in pericolo non solo i reni, ma l’intero organismo. A partire dal cuore. Non per niente, quando si parla di organi “nobili” il riferimento è a cuore, cervello e appunto reni. Anche e soprattutto negli anziani, la salute renale va attentamente monitorata, considerando che il rene è un organo molto sensibile e, oltre a risentire di eventuali trattamenti farmacologici che possono influire sul suo benessere, capita con i medicinali che vengono metabolizzati appunto per via renale, è esposto ai fattori di rischio che classicamente vengono considerati per cuore e vasi.

Quando infatti si instaurano condizioni croniche come l’ipertensione, il diabete oppure gravi quadri di aterosclerosi a carico delle arterie che portano il sangue ai reni e attraverso questi organi oppure un’infezione crea un danno tale da non poter essere riassorbito, si può andare appunto verso l’insufficienza renale.

Come si ammala il rene

Il rene può essere sede di diversi processi patologici, di tipo infettivo o come conseguenza di altre malattie generalizzate dell’organismo, come il diabete. Tuttavia, nelle malattie croniche che sono più frequenti, la situazione tende negli anni ad evolvere verso un quadro ben definito: l’insufficienza renale.

In pratica si tratta di una condizione che porta ad un progressivo calo dell’attività del rene, che non è più in grado di “depurare” il sangue e di assicurare i normali meccanismi di controllo dei liquidi del corpo. Quindi l’organo non è più in grado di concentrare e diluire le urine secondo le necessità dell’organismo. Col tempo, quindi, l’insufficienza renale conduce a diversi disturbi.

Uno dei primi segni può essere l’incremento della quantità di urina, con la necessità di alzarsi più volte durante la notte. Poi il rene diventa sempre più piccolo, modifica la sua struttura e perde la capacità di  ripulire il corpo. Risultato: nel sangue si accumulano sostanze tossiche che dovrebbero invece essere eliminate.

Comincia così la fase dell’uremia, definibile come una sorta di intossicazione generalizzata dell’organismo. Possono essere coinvolti l’apparato digerente, con nausea, vomito e mancanza di appetito, i polmoni (possono andare incontro a edema polmonare per l’accumulo di liquidi), il sangue che può andare incontro ad anemia, le ossa che si fanno sempre più deboli, il cuore che subisce i danni dell’ipertensione causata dal deficit di eliminazione del sodio. Ovviamente tutti questi fastidi non compaiono contemporaneamente, ma indicano piuttosto il progressivo danno del rene.

Quando si parla di malattia renale cronica

La malattia renale cronica può essere una condizione grave e progressiva definita dalla diminuzione della funzione renale (dimostrata attraverso una riduzione del filtrato glomerulare stimato (eGFR) o dei marcatori di danno renale, o entrambi, per almeno tre mesi). Le cause più comuni di questa condizione ono il diabete, l’ipertensione e le glomerulonefriti.

La malattia renale cronica è associata a significative comorbidità e a un aumentato rischio di eventi cardiovascolari, come lo scompenso cardiaco. Nella sua forma più grave il danno renale e il deterioramento della sua funzione progrediscono fino allo stadio in cui sono necessari la dialisi o il trapianto di reni.

Il ruolo dei reni nel controllo della pressione

A controllare l’attività dei reni, anche sulla base di quanto accade alle altre vie di eliminazione di liquidi come le feci o il sudore, provvede una sorta di “stazione di controllo” che si trova all’interno del cranio. Il suo nome è ipotalamo e, tra gli altri compiti di regolazione, fa anche in modo che la quantità dei liquidi presenti nel corpo (in media il corpo di una persona adulta è fatto per il 55-60 per cento da acqua) non si modifichi troppo.

Se il volume del liquido nel sangue cala, l’ipotalamo dà il via all’ipofisi (una piccola ghiandola del cervello) perché produca ormone antidiuretico che “dice” ai reni di assorbire l’acqua e non eliminarla con l’urina. Quando invece siamo “carichi” di liquidi, arriva l’indicazione opposta. Cala la secrezione di ormone antidiuretico e quindi la produzione di urina aumenta.

In questo formidabile sistema di controllo anche il rene riesce però a ritagliarsi un ruolo autonomo, grazie al cosiddetto sistema renina-angiotensina. Infatti quando la quantità di sodio nel sangue cala, e con essa la pressione arteriosa, il rene produce un particolare enzima che si chiama renina.

Questa sostanza, attraverso una serie di reazioni, porta a due fenomeni. Da un lato le ghiandole surrenali aumentano la secrezione di aldosterone, un ormone che favorisce il ricupero del sodio nel rene. Dall’altro l’angiotensina fa aumentare la pressione e quindi aumenta il lavoro del rene che filtra più sangue. Infine, viene stimolata anche la produzione di ormone antidiuretico da parte dell’ipotalamo per aumentare la sete. Questi fenomeni normalmente vengono “bloccati” quando la situazione ritorna normale, ma in alcuni casi, nelle persone che hanno la pressione alta, si mantengono peggiorando la situazione del rene.

Come sono fatti i reni

I reni hanno la forma di un fagiolo e si trovano ai due lati della colonna vertebrale. Il loro colore tende al rosso – marrone e non sono più grandi di una normale saponetta. Nonostante questa dimensione limitata, rappresentano vere e proprie “spugne” di sangue. In media, in un minuto quasi un litro di sangue viene pompato all’interno dei reni dall’aorta, che invia il sangue in questi organi attraverso una sua diramazione chiamata arteria renale.

Il rene è collegato con il resto dell’organismo nella sua zona centrale, che si chiama pelvi. Nel suo interno sono riconoscibili due grandi porzioni: una zona più esterna che si chiama corticale e un’altra più interna denominata zona midollare. La midollare, a sua volta, è formata da una serie di “piramidi”, mediamente il loro numero si aggira tra le 12 e le 18, che confluiscono tutte nella pelvi. Nelle piramidi viene prodotta l’urina che poi, dopo essere stata accumulata in un naturale raccoglitore chiamato “bacinetto”, entra nell’uretere, un tubicino che collega il rene con la vescica. Da questa, poi, viene emessa all’esterno.

Come lavorano i reni

Anche se tutto questo meccanismo può apparire molto semplice, in realtà all’interno del rene avvengono diversi passaggi fondamentali. Innanzitutto, nell’organo esistono diverse unità operative di filtraggio, che si chiamano nefroni. In ogni rene sono circa un milione.

Ogni nefrone, nel suo piccolo, filtra il sangue che viene inviato attraverso l’arteria renale e corre in invisibili capillari.  I nefroni, in cui corrono sottilissimi tubi tortuosi al fine di aumentare la quantità di liquido “trattato” in questi microdepuratori, filtrano il sangue. Il loro ruolo è estremamente importante.

Infatti oltre a “produrre” l’urina in cui verranno eliminate le sostanze di scarto per l’organismo, i nefroni ricuperano l’acqua necessaria al corpo e anche i principi chimici utili per l’organismo. In questo modo il nefrone, piccola unità operativa del rene, concorre a mantenerci in piena forma. Arrivando addirittura a trasformare, nelle varie “centrali” dei due reni, poco meno di duecento litri di sangue al giorno.  Così, in estrema sintesi, si produce l’urina.

Questo liquido consente di espellere i prodotti di scarto del corpo che derivano dal processo chimico utilizzato dalle cellule dell’organismo per produrre energia a partire dalle calorie. Contiene quindi i residui dell’azoto, costituente base delle proteine, sotto forma di urea, acido urico e creatinina, oltre che altri composti. Ma soprattutto permette di eliminare gli eccessi di sali minerali come sodio, calcio, ferro, sodio o magnesio.

Una funzione fondamentale, perché consente di mantenere in quantità ideali nel sangue queste sostanze. Un esempio per tutti: nel sangue il potassio deve essere sempre mantenuto a concentrazioni controllate. In caso di aumento abnorme oppure di calo eccessivo le cellule muscolari, comprese quelle specializzate del cuore, potrebbero contrarsi in maniera impropria. Con conseguenze potenzialmente gravi.