Malattia renale cronica, quanto pesano sovrappeso e obesità

Sovrappeso e obesità incidono sulla salute dei reni, aumentando il rischio della patologia cronica: come prevenirla e i sintomi da non trascurare

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 21 Ottobre 2025 12:07

Per frenare l’epidemia non infettiva della malattia renale cronica, spesso non riconosciuta visto che i reni soffrono in silenzio, occorrono approcci su misura. E soprattutto occorre puntare sia sulla prevenzione che sul trattamento dei quadri che aumentano i rischi, come il sovrappeso e l’obesità. A segnalare lo stretto rapporto che esiste tra l’eccesso ponderale e il rischio per la salute dei reni sono gli specialisti che si riuniscono Riccione in occasione del Congresso della Società Italiana di Nefrologia (SIN).

I chili di troppo e la salute renale

Gli studi scientifici lo dicono chiaramente. Le persone con obesità hanno un rischio maggiore di sviluppare malattia renale cronica e di avere una prognosi peggiore. L’obesità è infatti un fattore indipendente associato al rischio di insorgenza e progressione della malattia renale cronica, patologia che in Italia colpisce circa un soggetto su quattro della popolazione adulta con implicazioni negative su qualità e aspettativa di vita.

Numerose evidenze scientifiche convalidano infatti la relazione causale tra BMI (ovvero Indice di massa corporea) elevato e aumento del rischio di questa patologia e di nefropatia diabetica. “Applicando le stime epidemiologiche disponibili alla popolazione italiana – circa 4 milioni di persone con malattia renale cronica – si può calcolare che circa il 40% dei casi di patologia è rappresentato da pazienti obesi – segnala Luca De Nicola, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e Professore Ordinario di Nefrologia presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

Prevenire e contrastare l’obesità significherebbe non solo diminuire il burden di malattia e migliorare la qualità di vita di centinaia di migliaia di pazienti, ma anche abbattere i costi legati alla progressione verso la dialisi e il trapianto, con un beneficio concreto per la sostenibilità del Servizio Salute”.

Cosa si può fare

L’obesità è dunque un fattore di rischio modificabile che gioca un ruolo di primo piano nella strategia di prevenzione e gestione della sofferenza renale. In questo senso, il dibattito sanitario è un punto di svolta.

Dati recenti hanno dimostrato che gli inibitori SGLT2, quali empagliflozin e dapagliflozin, e gli agonisti del recettore GLP-1, come semaglutide, riducono il rischio di progressione della malattia renale cronica e di eventi cardiovascolari nei pazienti diabetici e obesi. In particolare, semaglutide ha ridotto del 24% il rischio di progressione verso l’insufficienza. Ma la ricerca scientifica è fervente e attualmente ci sono nuove molecole in fase di sperimentazione che potrebbero modificare radicalmente la gestione di questa condizione nei pazienti obesi.

“L’outcome clinico (cioè l’esito) che si prospetta è un rallentamento della progressione renale sul 30% dei pazienti con malattia renale cronica per i quali la terapia nutrizionale non basta – fa sapere Mario Cozzolino, Responsabile Scientifico del Congresso e Professore Ordinario di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Milano. La terapia di combinazione diviene strumento imprescindibile, così come la presa in carico multidisciplinare con l’integrazione di interventi determinanti nel massimizzare i benefici per il rene: nutrizione, attività fisica, controllo dell’ipertensione e della glicemia”.

Quando sospettare la malattia renale cronica

La malattia renale cronica è quella che un tempo si chiamava insufficienza renale, sempre cronica ovviamente. E va soprattutto prevenuta con le buone abitudini, visto che il rene è un organo molto sensibile, con i fattori di rischio sono molto simili a quelli che mettono in pericolo le arterie.

Quando infatti si instaurano condizioni croniche come l’ipertensione, il diabete oppure gravi quadri di aterosclerosi a carico delle arterie che portano il sangue ai reni e attraverso questi organi oppure un’infezione crea un danno tale da non poter essere riassorbito, si può andare appunto verso l’insufficienza renale.

Questa condizione comporta un progressivo calo dell’attività del rene, che non è più in grado di “depurare” il sangue e di assicurare i normali meccanismi di controllo dei liquidi del corpo, producendo quindi urine che non rispondono alle reali necessità dell’organismo.

Poi, col tempo, possono anche comparire i primi segnali d’allarme. Ad esempio tende a crescere la quantità di urina prodotta, legata alla sua scarsa concentrazione, che induce il bisogno di alzarsi più volte durante la notte. Oppure, più avanti cala di molto la quantità di urina prodotta nelle 24 ore, che arriva a scendere anche fino a mezzo litro al giorno perché i reni non riescono più a svolgere il loro lavoro.

Altrettanto importante è verificare se il colore dell’urina si fa più scuro, indice di possibile perdita di sangue, compare una forte stanchezza, accompagnata da prurito e inappetenza, per non parlare dei gonfiori localizzati soprattutto alle gambe, e legati all’impossibilità da parte dei reni di eliminare i liquidi in eccesso.

Tutti questi segnali debbono invitare a parlare con il medico, anche se sarebbe importante giocare d’anticipo sulla patologia visto che semplici esami del sangue come la valutazione della creatinina e delle urine possono aiutare a sospettare un malfunzionamento renale e dare il via a controlli mirati.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.