Gambe gonfie, quando indicano qualcosa di più serio

Le gambe gonfie possono essere sintomo di insufficienza venosa. Le donne rischiano di più e cosa fare

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Ricordate la storia di Genoveffa ed Anastasia, le sorelle cattive che avevano difficoltà a mettere le scarpe la sera del ballo a differenza di Cenerentola. Ebbene, se le caviglie si gonfiano, come può accadere per il grande caldo soprattutto la sera, ricordate che la prevenzione deve iniziare la mattina.

Per prevenire i piedi che si gonfiano, il prurito e il dolore che si accompagna a queste problema, l’acqua-gym è ideale, anche in campagna. Praticare passeggiate e piccoli salti nell’acqua, capaci di dar forza e tono alla circolazione di vene, capillari e vasi linfatici, aiuta a mantenere più in forma il sistema. Ma non dimenticate che a volte le gambe che gonfiano e i sintomi possono indicare qualcosa di più importante, soprattutto negli anziani. Quindi, ricordate l’importanza di un controllo dal medico, quando è necessario.

Cosa succede se gonfiano le gambe e chi rischia di più

Quali sono le “chiavi” dell’insufficienza venosa, che magari comincia con gonfiore, può passare attraverso formicolii inspiegabili, per arrivare fino ad una pesantezza difficile da controllare? Ad aiutarci è soprattutto l’anatomia. Le vene, a differenza delle arterie, non hanno uno strato muscolare molto sviluppato. Anzi, la loro parete è molto sottile e spesso le valvole che si trovano al loro interno non riescono a “compensare” lo sforzo. Risultato: il liquido tende ad uscire dai vasi, attraverso i capillari e a depositarsi. E i piedi, inesorabilmente, si “gonfiano” all’altezza delle caviglie.

Sono le donne a rischiare di più, e non solo come eredità della gravidanza ma per una struttura venosa fondamentalmente più debole rispetto agli uomini che le porta anche a rischiare di più la comparsa di vene varicose. Il gonfiore delle caviglie può interessare infatti quasi il 40 per cento della popolazione femminile adulta, anche tra i  35-40 anni, soprattutto in prossimità del ciclo mestruale o quando si sta a lungo vicine ad una fonte di calore, ad esempio sulla spiaggia. Sia chiaro: chi affronta questo problema, spesso, presenta anche una stasi dei vasi linfatici: questi non sono in grado di drenare il liquido che si accumula perché le vene non riescono a “trattenerlo” nel sangue.

Attenzione però: se fino a questo punto abbiamo descritto una situazione molto comune in questi periodi di grande caldo e di richieste di refrigerio, bisogna accertarsi che il problema non nasca da situazioni più serie. Può accadere soprattutto negli anziani, che magari possono manifestare anche in questo modo segni di scompenso cardiaco.

Il tutto partendo da un dato: la malattia venosa cronica è la terza patologia più diffusa dopo allergie e ipertensione, eppure solo una persona su tre sa di essere malata e segue uno stile di vita e terapie farmacologiche idonee, che vanno attuate precocemente ancora prima che compaiano i capillari dilatati sulle gambe, per prevenire le temibili complicanze, come varici, tromboflebiti e ulcere altamente invalidanti.

Contromisure utili per tutti

Muoversi in acqua aiuta: in questo habitat diminuisce la pressione ambientale in cui si muovono le gambe, con miglioramento delle condizioni della circolazione del sangue. E se ci troviamo in campagna? Anche passeggiare o fare una breve sgambata in bici può essere d’aiuto. Ma con intelligenza: per chi ha difficoltà occorre che ci sia la giusta compressione sui polpacci, per aiutare il sangue a risalire.

Per questo gli esperti consigliano l’impiego di calze elastiche: chi ha spesso i piedi gonfi dovrebbe puntare su una compressione intorno ad almeno 70 denari, pur se la scelta va sempre indicata dal medico. Attenzione però: anche gli indumenti e le abitudini, e non solo le calze, fanno la loro parte. Se è vero che la spinta dal basso è utile, ricordate che “in alto” cioè nell’addome, la pressione deve calare. No a short e pantaloni fascianti e stretti, occhio a cinture che possono bloccare troppo, occhio anche all’alimentazione.

Bisogna che l’intestino non diventi “pigro” (anche per questo il movimento è utile). Tante fibre e molta acqua sono alla base del benessere in questo senso. Ciò che conta, è che la pressione addominale non sia troppo alta e quindi costringa ad una maggior propulsione il sangue all’interno delle vene. Altrimenti, il rischio che le caviglie gonfino, ovviamente sale.