Aterosclerosi: cos’è, sintomi, cause e cura

L'aterosclerosi è una malattia cronica caratterizzata dall'accumulo di placche di grasso, colesterolo e altre sostanze nelle pareti delle arterie, causando il restringimento e l'indurimento delle arterie stesse, che può portare a gravi complicazioni cardiovascolari come infarti e ictus

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Carlotta Casiraghi

Medico chirurgo

Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università dell'Insubria, attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.

Pubblicato: 11 Giugno 2024 14:02

L’aterosclerosi è una patologia degenerativa a carico delle pareti delle arterie, la presenza di questa condizione porta ad infiammazione ed irrigidimento di queste strutture, causando molte problematiche di salute anche gravi. È tristemente nota per la sua capillare diffusione, legata a molti fattori di rischio fra cui spicca una dieta ricca di grassi saturi.

Vediamo nel dettaglio cosa sia esattamente l’aterosclerosi, come si forma, quali sono le possibili terapie e come prevenirla.

L’aterosclerosi: un problema delle arterie

L’aterosclerosi è una malattia la cui prevalenza aumenta all’aumentare dell’età e si manifesta e che comporta un irrigidimento delle pareti arteriose con perdita di elasticità e formazione di ateromi o placche aterosclerotiche. Queste placche sono formate da diverse componenti tra cui, in massima parte, lipidi, compreso il colesterolo.

Quando la quantità di lipidi circolante è troppo elevata, questi creano una infiammazione di basso grado a livello delle pareti arteriose. Le cellule dell’immunità che vengono richiamate nella sede del danno posso fagocitare i lipidi in eccesso creando un’ostruzione meccanica al flusso sanguigno. La placca può presentare delle zone calcifiche e -nei casi più gravi – aree necrotiche. Benché se ne senta parlare spesso con leggerezza, l’aterosclerosi è una malattia degenerativa che non va assolutamente sottovalutata e che può essere prevenuta grazie miglioramenti nello stile di vita.

Come si comporta l’aterosclerosi

Per capire in maniera più approfondita quanto sia pericolosa questa malattia degenerativa, cerchiamo di spiegarvi al meglio quali sono i suoi effetti sul nostro organismo. Se le placche formate sono instabili, posso rompersi, liberando in circolo delle concrezioni che possono andare interrompere il flusso sanguigno di un determinato distretto. La placca grande ed instabile può generare un’embolia.

Alcuni sintomi dell’aterosclerosi

Non è facile individuare i sintomi dell’aterosclerosi, perché potrebbero non essere così evidenti. Anche se nell’immaginario comune l’aterosclerosi è associata a pazienti anziani, i livelli molto elevati di colesterolo nel sangue, uniti ad altri fattori di rischio come il diabete o il fumo di sigaretta, possono predisporre i soggetti in età più giovane al successivo sviluppo della patologia. Benché possa essere asintomatica, l’aterosclerosi può manifestarsi con episodi acuti di infarto o ischemia. Alcuni segnali che fungono da campanello d’allarme sono:

  • dolore toracico
  • dispnea
  • sudorazione
  • nausea
  • vertigini
  • palpitazioni
  • aritmie
  • debolezza muscolare
  • paresi facciale
  • vertigini
  • visione offuscata
  • intorpidimento di braccia, gambe e volto
  • mal di testa
  • perdita di coscienza
  • difficoltà a parlare e concentrarsi
  • pallore degli arti, freddi al tatto
  • impotenza

Come si diagnostica l’aterosclerosi

Di solito la diagnosi di aterosclerosi viene sospettata quando uno o più sintomi facciano pensare alla sua insorgenza. Si procede, quindi, con un’anamnesi completa della storia clinica del paziente e con esami specifici, come ad esempio la ricerca di rumori patologici all’auscultazione del flusso sanguigno nei vasi arteriosi.

Vengono poi prescritti degli esami del sangue, che vanno ad indagare il profilo lipidico e l’eventuale iperglicemia. A completamento dell’iter diagnostico, possono essere prescritti esami di imaging come l’ecodoppler o altri esami strumentali come l’elettrocardiogramma. A seconda dei risultati, è possibile che il medico vi consigli di eseguire ulteriori e più approfondite indagini come la TAC, l’angiografia con risonanza magnetica ed altri.

Esami del sangue: come interpretarli?

Il vostro medico di medicina generale vi consiglierà di eseguire degli esami del sangue più o meno di routine se ha il sospetto che voi abbiate aterosclerosi o se vuole eseguire un controllo, generalmente raccomandato ogni uno o due anni a seconda dei casi. Ecco una lista dei principali valori legati alla salute cardiovascolare. Nel caso del colesterolo LDL, può non essere presente sui risultati, poiché può essere ricavato tramite la formula di Friedewald a partire da colesterolo totale, HDL e trigliceridi.

Glicemia: indica la quantità di zuccheri circolanti nel sangue, necessari per sopravvivere. Se in eccesso, possono essere l’anticamera o la manifestazione conclamata di diabete.

Colesterolo totale: indica la quantità di colesterolo che circola nel nostro sangue, trasportato dalle lipoproteine (LDL, VLDL, HDL). Il valore da solo ha scarsa utilità, poiché va interpretato insieme ai valori delle lipoproteine.

Trigliceridi: il valore corrisponde alla riserva energetica di grasso. Un valore elevato è correlato a insorgenza di eventi cardiovascolari.

VLDL e LDL: sono le lipoproteine a bassa densità, contenenti una maggior quantità di colesterolo e trigliceridi: vengono definite “colesterolo cattivo”, portando il colesterolo dal fegato al resto del corpo. Se elevato, è strettamente collegato all’insorgenza di aterosclerosi.

HDL: sono le lipoproteine ad alta densità, contenenti un maggior numero di proteine: costituiscono il “colesterolo buono”, portando il colesterolo dal corpo al fegato per il corretto smaltimento. È importante che sia un valore sopra soglia minima, poiché è un fattore di protezione cardiovascolare. Risulta elevato soprattutto in coloro che effettuano molta attività aerobica e nelle donne prima della menopausa.

Chilomicroni: si tratta di trasportatori principalmente di trigliceridi, presenti nel sangue subito dopo un pasto contenente grassi. Una curiosità: quando sono ricchi di grassi, rendono il sangue color lattescente. Per questo viene raccomandato di presentarsi agli esami del sangue senza aver assunto latticini.

HbA1c: emoglobina glicata. Se diabetici, un valore fuori norma indica che nei precedenti tre mesi la glicemia è stata mediamente elevata.

I farmaci per l’aterosclerosi

Oltre a modificare il proprio stile di vita (come vedremo più avanti), per contrastare la progressione dell’aterosclerosi è possibile utilizzare dei farmaci. Fra questi, si annoverano i farmaci per gestire i fattori rischio come quelli deputati al trattamento dell’ipercolesterolemia, utili a ridurne i livelli di colesterolo nel sangue e a contrastare la formazione di placche aterosclerotiche.

La scelta finale del farmaco è a discrezione del medico curante ma, solitamente, si utilizzano farmaci come Gemfribozil, Simvastatina, Colesevelam e, se il rischio di degenerazione embolica è elevato, farmaci anticoagulanti come la cardioaspirina. Particolarmente efficaci per contrastare la formazione o il peggioramento della patologia sono i farmaci antipertensivi come i betabloccanti, gli ACE inibitori, i calcioantagonisti e diuretici.

Quando le medicine non sono sufficienti

Nei casi più gravi di aterosclerosi, è possibile intervenire sulla malattia per mezzo della chirurgia. A seguito dello studio accurato dalla vostra situazione di salute e del decorso della patologia, il medico potrebbe proporre un’endoarterectomia (rimozione della placca per via chirurgica), una terapia trombolitica, un’angioplastica o il confezionamento di un bypass arterioso. In particolare, l’angioplastica serve a ridurre o eliminare il restringimento del lume causato dall’aterosclerosi.

Cos’è l’angioplastica e cosa aspettarsi dall’operazione

Fra gli interventi più comuni per trattare l’aterosclerosi troviamo l’angioplastica. In cosa consiste esattamente e come prepararsi a questo esame. In caso di angioplastica con posizionamento di stent endoarterioso, viene inserito un piccolo catetere in un’arteria periferica, in modo da raggiungere il tratto stenotico.

All’interno della guida è presente un palloncino che viene gonfiato per comprimere la placca contro la parete dell’arteria e, successivamente, viene posizionato lo stent. Questo, composto da una piccola rete metallica ridurrà le possibilità che la placca possa formarsi nuovamente. Benché sia un’operazione chirurgica, l’angioplastica è annoverata fra le procedure minimamente invasive e con minimi rischi per il paziente. Viene eseguita quasi sempre in anestesia locale e la degenza è di 24 o 48 ore.

I fattori di rischio dell’aterosclerosi

Purtroppo, l’insorgenza dell’aterosclerosi dipende da alcuni fattori di rischio modificabili, particolarmente diffusi nella popolazione occidentale, e da altri sui quali non è possibile intervenire attivamente. L’età è il principale fattore di rischio non modificabile. Un altro fattore appartenente a questa categoria è il sesso: quello femminile risulta protetto, almeno fino all’insorgenza della menopausa, grazie all’azione degli ormoni. Infatti, negli uomini l’età di insorgenza è inferiore rispetto alle donne. 

Anche patologie e condizioni come ipercolesterolemia familiare, iperuricemia e iperomocisteinemia possono essere direttamente correlate all’insorgenza di aterosclerosi.

Vediamo invece di seguito tutte quei fattori su cui possiamo intervenire.

Attenzione allo stile di vita

Il principale (ed unico) intervento che possiamo mettere in atto per ridurre la possibilità di sviluppare questa patologia è attenersi ad un corretto stile di vita. Chi ha il vizio del fumo di sigaretta, ad esempio, deve sapere che va incontro ad un aumento dello stress ossidativo che favorisce la comparsa dell’aterosclerosi e ne aggrava il decorso. Smettere di fumare non è positivo solo per la salute polmonare, ma anche per limitare gli effetti negativi sulla parete dei vasi arteriosi.

Ovviamente, corrono rischio maggiore anche i soggetti che soffrono di ipercolesterolemia, ipertensione e obesità: tutti aspetti legati ad un’alimentazione scorretta e ad una scarsa attività fisica. Uno stile di vita eccessivamente sedentario è pericolo: la giusta attività fisica riduce la pressione arteriosa e migliora il profilo lipidico del soggetto, migliorando le condizioni cardiocircolatorie e, più in generale, il benessere dell’organismo.

Quale sport? Quello che vi piace. Non esiste lo sport completo o perfetto (no, neanche il nuoto), ma ci apporta reali benefici solo quello che pratichiamo con costanza. Naturalmente, per precedenti traumi o altre condizioni di salute, è meglio consultarsi con un medico (specialista a seconda del distretto) prima di improvvisarsi sportivi.

Tieni sotto controllo il diabete

Chi soffre di diabete presenta un rischio maggiore di sviluppare questa malattia degenerativa. Alti livelli di glicemia aumentano il rischio cardiovascolare ed espongono il soggetto allo sviluppo di una patologia più grave.

Alimentazione curata, rischio minore

Sulla base di quanto detto finora, non possiamo esimerci dal dedicare un piccolo spazio a delle semplici regole per una sana alimentazione. Insieme alla giusta quantità di esercizio fisico e all’adozione di uno stile di vita più attivo, una dieta equilibrata può aiutare a contrastare l’insorgenza dell’aterosclerosi. Una dieta sana è una dieta povera di grassi saturi, che prevede il consumo quotidiano di frutta, cereali integrali e verdura e che aiuta a mantenere il giusto peso evitando il sovrappeso e l’obesità.

La dieta mediterranea risulta idonea a questo scopo: grazie all’utilizzo degli oli vegetali (come l’olio extravergine d’oliva) preferito rispetto al burro, all’olio di palma o alla margarina. Altri preziosi alleati sono frutta, verdura e altri alimenti ricchi di fibre, con particolare attenzione, però, al consumo di frutta secca, molto ricca di grassi. Il consumo di carne deve essere limitato a tagli magri e carni bianche (evitando i salumi), non più di due volte a settimana, mentre sono consumabili liberamente legumi e soia.

Come in tutte le diete, si raccomanda il consumo di pesce magro almeno tre volte a settimana, a eccezione dei crostacei che vanno limitati. Gli zuccheri semplici, sia nei dolci che nelle bibite, sarebbero da ridurre drasticamente, così come l’alcol (vietato al 100% in gravidanza, neanche “un goccino” è sicuro).

Fonti bibliografiche:

  • Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie, edizioni EDRA, nona edizione