Quando si parla di colesterolo, lo sappiamo ormai tutti, non si può generalizzare. Detto che è sempre meglio tenere i valori bassi, va ricordato che esiste il colesterolo legato alle particelle che tendono a mantenerlo nei vasi ed è quindi detto “cattivo”, il cosiddetto colesterolo LDL. Ci sarebbe però anche un colesterolo “buono”, o HDL, che ha una funzione opposta. Se il grasso lega a questi trasportatori, infatti, verrebbe portato via dalle arterie.
Il problema è che la scienza ha trovato un’associazione tra elevati livelli di colesterolo HDL e possibile rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. E si è visto che il problema interessa soprattutto la donna. Ma attenzione: sarebbe legato alla qualità delle particelle HDL, e non alla loro quantità. Ad ipotizzarlo è una ricerca pubblicata su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, coordinata dagli esperti della Scuola di Sanità Pubblica dell’Università di Pittsburgh.
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Come cambia il colesterolo HDL dopo la menopausa e cosa fare
Il termine della vita fertile, si sa, conduce nel tempo a modificazioni ormonali per la donna. Si assiste infatti ad un progressivo calo della disponibilità degli ormoni estrogeni, con possibili ripercussioni su cuore e vasi e sostanziale diminuzione della protezione naturale per il cuore femminile legata alla presenza di queste componenti ormonali, tanto che si parla di “ombrello estrogenico” prima di quest’epoca. Ma non basta.
Parlando di colesterolo HDL, stando a quanto riporta lo studio, sul fronte delle lipoproteine specifiche ci sarebbe una variazione qualitativa, piuttosto che in termine quantitativi. E questo spiegherebbe il possibile impatto sulla funzione cognitiva femminile nelle età successive. La ricerca ricorda che le lipoproteine HDL possono modificarsi per dimensioni, composizione e livello di funzionamento.
Gli studiosi hanno valutato queste invisibili caratteristiche in 503 donne dello studio ancillare HDL Study of Women’s Health Across the Nation (SWAN). Ed hanno scoperto che, nel tempo, si è assistito ad un incremento delle lipoproteine più “grandi”. Il problema è che le HDL che tendono ad ingrandirsi non funzionerebbero così bene come quelle più piccole. C’è di più.
Nelle donne seguite nello studio sono state realizzate più volte misurazioni della funzione cognitiva, associando queste osservazioni con i cambiamenti nelle particelle HDL delle donne, nella loro composizione e nella loro funzione man mano che invecchiavano. Risultato? Le donne che hanno più lipoproteine di dimensioni più piccole e quelle le cui concentrazioni di particelle di fosfolipidi sono aumentate durante la transizione alla menopausa hanno maggiori probabilità di mantenere la memoria negli anni che seguono il termine della vita fertile.
Va detto che quella che l’eventuale diminuzione della cosiddetta “memoria di lavoro” può essere un segno iniziale di decadimento cognitivo. Contromisure possibili? Ricordiamo che la regolare attività fisica, il controllo del peso e lo stop del fumo di sigaretta possono preservare anche il sistema nervoso. Quindi sono comportamenti da tenere. Sempre e in particolare quando si supera la soglia degli “anta”.
A cosa serve il colesterolo?
Più basso è e meglio è. Parlando di colesterolo LDL, ovvero quello trasportato da specifiche lipoproteine che rappresenta un fattore causale per l’infarto, questa è la regola da osservare. Viene quindi da chiedersi come mai il corpo ha bisogno del colesterolo. Ebbene, teniamo presente che rappresenta uno dei cardini per la costruzione delle membrane cellulari, in particolare di quelle del sistema nervoso. È anche grazie al colesterolo che la cellula può effettuare costantemente invisibili scambi con l’ambiente che la circonda (extracellulare).
Inoltre il colesterolo contribuisce a formare alcuni ormoni, come il testosterone e gli ormoni estrogeni nella donna oppure gli ormoni prodotti dalla zona corticale del surrene, una piccola ghiandola che si trova sopra il rene (ad esempio il cortisolo). Ancora: consente di formare correttamente gli acidi biliari, “ingredienti” della bile necessaria all’apparato digerente per una corretta digestione ed assimilazione dei grassi che introduciamo con gli alimenti. Infine concorre alla produzione della Vitamina D, fondamentale per assorbire il calcio nell’intestino e quindi renderlo disponibile per mantenere forti le ossa e non solo.
Cosa sono LDL e HDL e come agiscono sulle arterie
Il colesterolo non si scioglie in acqua, e quindi non può viaggiare libero nel sangue. Per circolare nel prezioso liquido ha bisogno di speciali “vagoni”, che si chiamano lipoproteine. Queste non sono tutte uguali, ma sono più o meno dense. E quindi possono avere azioni diverse sotto il profilo del potenziale “pericolo” per le arterie. Partiamo dal cosiddetto colesterolo “cattivo”.
È quello che si lega alle proteine a bassa densità (LDL) e viene trasportato ai vari tessuti. Quindi il colesterolo deve appunto circolare nel sangue, dove si può “accumulare” in presenza di lesioni sulla parete interna dei vasi, contribuendo a formare (ed infiammare) nel tempo la placca tipica dell’aterosclerosi. Anche i trigliceridi alti nel sangue possono favorirne la produzione, perché la loro presenza stimola la produzione dei precursori delle LDL, chiamati VLDL. Diverso, sul fronte cardiovascolare, è il cosiddetto colesterolo buono.
È quello che si lega alle HDL (lipoproteine ad alta densità). Queste hanno il compito di trasportare fuori dai vasi verso il fegato, dove il grasso viene eliminato. Le HDL sono quindi una sorta di “spazzino” dei vasi sanguigni ed hanno azione protettiva per le arterie, che vengono “ripulite” dal colesterolo in eccesso.