Trigliceridi alti: cause, sintomi e conseguenze

I trigliceridi alti sono un livello elevato di grassi nel sangue, spesso associati a rischi cardiovascolari come infarto e ictus

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

I trigliceridi, componenti essenziali della famiglia dei gliceridi insieme ai monogliceridi e ai digliceridi, rappresentano esteri neutri del glicerolo. In questi composti, le catene degli acidi grassi sostituiscono gli atomi d’idrogeno presenti nei gruppi ossidrilici del glicerolo, formando strutture composte da tre catene di acidi grassi.

Questi lipidi svolgono un ruolo cruciale nel metabolismo energetico, essendo una fonte primaria di energia per il corpo. Nel sangue umano, i trigliceridi sono presenti e svolgono funzioni vitali, ma è importante che la loro concentrazione rimanga al di sotto di soglie specifiche per mantenere la salute cardiovascolare. Il valore di riferimento suggerito per la concentrazione di trigliceridi nel sangue è inferiore a 180 mg/dl. Superare questa soglia espone l’individuo a un elevato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, dato che livelli elevati di trigliceridi sono associati ad un aumento del rischio di aterosclerosi e altre patologie correlate.

La misurazione dei livelli di trigliceridi avviene attraverso un semplice esame del sangue, che offre anche la possibilità di valutare indirettamente la presenza di colesterolo LDL, noto come “colesterolo cattivo”, mediante la seguente formula:

colesterolo LDL = colesterolo totale − colesterolo HDL − (trigliceridi​/5)

Questa equazione consente di stimare il livello di LDL a partire dai valori totali di colesterolo, colesterolo HDL e trigliceridi, fornendo così un quadro più completo dello stato di salute cardiovascolare dell’individuo.

L’ipertrigliceridemia, ovvero la condizione caratterizzata da livelli elevati di trigliceridi nel sangue, rappresenta un fattore di rischio significativo per la salute. Se non identificata e gestita adeguatamente, può portare a complicazioni gravi, inclusi rischi aumentati di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari. È pertanto essenziale monitorare regolarmente i livelli di trigliceridi come parte di una valutazione comprensiva del rischio cardiovascolare, intervenendo con misure preventive o terapeutiche ove necessario.

Cosa vuol dire avere i trigliceridi alti

Avere i trigliceridi alti nel sangue significa soffrire di ipertrigliceridemia.

Riserva energetica per l’organismo, i trigliceridi sono lipidi introdotti nel sangue attraverso l’alimentazione e – in minima parte – prodotti dal fegato. Essi sono la principale componente del tessuto adiposo. Tuttavia, è fondamentale che la loro concentrazione sia tenuta sotto controllo.

  • Trigliceridi normali                 < 150 mg/dl
  • Trigliceridi border-line            150-199 mg/dl
  • Trigliceridi alti                         200-499 mg/dl
  • Trigliceridi molto alti               > 500 mg/dl

Trigliceridi superiori ai 200 mg/dl espongono ad un più alto rischio di aterosclerosi, eventi cerebrovascolari, coronaropatie e diverse altre patologie cardiovascolari.

I sintomi dei trigliceridi alti

A meno che non si parli di casi molto gravi, i trigliceridi alti non danno sintomi. Solamente se il loro valore sale sopra i 1000 mg/dl il paziente può avvertire:

  • forti dolori addominali correlati a verificarsi di pancreatite acuta
  • xantoma (placche o noduli giallastri causati da depositi di macrofagi infarciti di grasso nella pelle).

Tuttavia, anche quando la persona non avverte alcuna sintomatologia, i trigliceridi lavorano silenziosamente e aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, aterosclerosi e pancreatiti acute.

L’ipertrigliceridemia espone a numerose e pericolose patologie, ma è ancora più rischiosa quando si associa ad altri fattori di rischio:

  • bassi livelli di colesterolo buono (HDL) a fronte di alti livelli di colesterolo cattivo (LDL)
  • diabete
  • sindrome metabolica

La sindrome metabolica, in particolare, è una condizione che necessita la massima attenzione. Caratterizzata da ipertensione, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, obesità addominale e iperglicemia a digiuno, aumenta sensibilmente il rischio di ictus, infarti e altre malattie cardiovascolari.

Le cause dei trigliceridi alti

Alla base dei trigliceridi alti vi è uno stile di vita con abitudini scorrette. Particolarmente rischiosi sono:

  • il fumo di sigaretta
  • una dieta ricca di grassi
  • obesità o sovrappeso
  • eccessiva sedentarietà
  • abuso di alcol

Tuttavia, alla base dell’ipertrigliceridemia vi possono essere anche:

  • il diabete mellito
  • la sindrome metabolica
  • gravi malattie renali
  • uno stato di insulino-resistenza non curato
  • malattie endocrinologiche come l’ipotiroidismo
  • l’utilizzo di farmaci quali la pillola anticoncezionale e i diuretici tiazidici
  • malattie genetiche come l’ipertrigliceridemia familiare (che colpisce però solamente l’1% della popolazione)

Nella maggior parte dei casi, i trigliceridi alti sono causati da una dieta eccessivamente calorica. Nel processo digestivo, le cellule intestinali catturano i lipidi dietetici e li trasformano in chilomicroni, la cui funzione è proprio quella di trasportare i “nuovi” trigliceridi nel sangue. La produzione viene messa in atto anche dal fegato, dove parte però dagli aminoacidi e dal glucosio dietetici e – per il trasporto – produce VLDL. I trigliceridi vengono dunque portati nel sangue, affinché le cellule tissutali impieghino i lipidi come fonte di energia (immediata o di riserva). Quando la persona ha un corretto stile di vita, fatto di una dieta equilibrata e di una sufficiente attività fisica, la produzione di trigliceridi e dei loro trasportatori è in linea con le esigenze delle cellule tissutali; quando l’alimentazione è eccessivamente grassa o è presente una condizione patologica, la produzione supera al contrario le esigenze delle cellule e i trigliceridi si accumulano nel sangue.

La diagnosi dei trigliceridi alti

In genere, i trigliceridi alti vengono rilevati “casualmente” nel corso di normali esami del sangue: il medico, periodicamente, andrà a prescrivere al paziente la misurazione del colesterolo totale, del colesterolo LDL e HDL, della glicemia, dei trigliceridi e di molti altri parametri “standard”.

L’esame deve essere svolto a digiuno da almeno 12 ore e, la sera prima, è necessario consumare una cena leggera. Se non si rispettano tali regole è possibile che l’esame rilevi un “falso positivo”. Altre buone regole da seguire sono:

  • evitare gli eccessi alimentari nei 4-5 giorni precedenti
  • evitare il consumo di alcol nei 2-3 giorni precedenti
  • non esagerare con l’attività fisica nelle 48 ore che precedono il prelievo

La terapia per chi soffre di trigliceridi alti

La prima terapia, per chi soffre di trigliceridi alti, è la modificazione dello stile di vita: varia da paziente a paziente, ed è volta ad un cambiamento – principalmente – nelle abitudini alimentari. Se poi tutto questo non dovesse bastare, il medico potrà prescrivere farmaci come i fibrati, l’olio di pesce, la niacina e le statine.

Ad essere determinante è la causa della ipertrigliceridemia:

  • alimentazione ricca di grassi e di calorie: modifica della dieta e miglioramento delle abitudini quotidiane
  • obesità/sovrappeso: dieta volta al dimagrimento e piano educativo per apprendere le basi di un’alimentazione sana
  • patologia renale: trattamento per la cura della medesima (se possibile)
  • assunzione di un medicinale: sospendere la sua assunzione discutendo col medico di base il migliore sostituto

Seguire una dieta corretta

La maggior parte dei casi di ipertrigliceridemia è causata da un’alimentazione scorretta: molto spesso è sufficiente modificare il proprio stile alimentare per far rientrare i valori nella norma. Consumare abitualmente cibi ad alto contenuto calorico e bevande zuccherate/alcoliche, ancor più a fronte di un’attività fisica scarsa o inesistente, causa una risposta metabolica inefficace e inappropriata.

Non è solo questione di grassi: se si consumano molti zuccheri, la glicemia sanguigna si innalza causando iperglicemia e dunque iperinsulinemia. La metabolizzazione dei nutrienti viene compromessa, questi vengono convertiti in acidi grassi e il numero di trigliceridi nel sangue si alza. Lo stesso succede se si consuma molto alcol: il suo stimolo insulinico è simile a quello dei carboidrati semplici e comporta anch’esso un innalzamento dei trigliceridi.

Le abitudini alimentari (e non solo) che prevengono l’innalzamento dei trigliceridi sono dunque:

  • seguire una dieta equilibrata, tenendo sotto controllo il peso corporeo
  • ridurre o evitare il consumo d’alcol
  • non fumare
  • fare regolare attività fisica
  • consumare pesce tre volte alla settimana, preferendo sgombro, sardine, trote, aringhe e salmone per via del loro contenuto di omega-3
  • limitare il consumo di carne, specialmente quella rossa
  • consumare molta frutta e verdura, ricche di antiossidanti
  • preferire i cereali integrali a quelli semplici
  • limitare il consumo di grassi saturi (contenuti soprattutto in latticini)
  • prediligere gli acidi grassi monoinsaturi (contenuti in olio d’oliva e frutta secca)
  • evitare i grassi idrogenati (presenti in merendine, snack e prodotti da forno confezionati)

Esistono infine alimenti capaci di contrastare l’innalzamento dei trigliceridi, per via dell’elevato contenuto di acidi grassi essenziali omega-3, acido alfa linoleico, acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico. Si tratta del pesce azzurro, degli oli di pesce e degli oli vegetali.

I farmaci da assumere

Qualora cambiare le abitudini alimentari non bastasse per ridurre il numero dei trigliceridi nel sangue, è possibile fare ricorso ad alcuni farmaci su prescrizione medica:

  • olio di pesce: grazie al contenuto di omega-3 abbassa i trigliceridi e la glicemia, protegge il cuore e svolge un’azione antinfiammatoria e antiossidante
  • fibrati: sono i farmaci più efficaci per chi soffre di ipertrigliceridemia
  • niacina: riduce i trigliceridi ma anche il colesterolo cattivo, aumentando quello buono
  • statine: principalmente impiegate per ridurre il colesterolo LDL, sono efficaci anche in caso di trigliceridi elevati

Adottando un corretto stile di vita, agendo sull’alimentazione e sull’attività fisica, le probabilità che i trigliceridi nel sangue diminuiscano sono molto elevate. Tuttavia, la risposta non è la medesima per tutti: ogni paziente reagisce in modo diverso ai cambiamenti e alle terapie. Ecco dunque che, l’ipertrigliceridemia, va sempre monitorata dal proprio medico affinché il rischio cardiovascolare si abbassi.

Fonti bibliografiche: