Allergia e rinite, come comportarsi in tempo di Covid-19

Chi soffre di allergia è meno sensibile all'infezione da Covid-19. Ma l'uso della mascherina è sempre essenziale

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Starnuti, naso chiuso, occhi arrossati. Per chi soffre di allergia il periodo primaverile è di quelli a rischio. Lo conferma partendo da uno studio promosso da Assosalute, Giorgio Walter Canonica, Direttore Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia – Istituto Clinico Humanitas Milano. L’analisi ha preso in esame i sintomi più “disturbanti” per gli allergici: al primo posto ci sono gli starnuti, di cui si lamenta il 51% degli intervistati, seguiti dal fastidio agli occhi (46%), dal naso chiuso (36%), dalla lacrimazione (35%) e dal gocciolamento nasale (31%). Seguono tosse (23%) e spossatezza (14%).

Non lasciamo le mascherine

“Chi soffre di forme di allergia ne è vittima un po’ ovunque, sia all’aria aperta che in casa, anche in considerazione del fatto che almeno il 75% dei pazienti con più di 18 anni è poli sensibile e cioè risente dell’azione di più allergeni. – dice Canonica. Alla luce della pandemia in atto, c’è una buona notizia per i soggetti allergici che si sono dimostrati essere meno sensibili all’infezione da parte del Coronavirus. Il meccanismo immunologico che determina l’allergia ha un effetto di diminuzione dei recettori per il Coronavirus sulle cellule delle mucose respiratorie. Ciò però non implica una conseguente esenzione dall’uso della mascherina e dalle altre pratiche volte a proteggersi dal virus da parte dei soggetti che soffrono di rinite allergica. Anzi, l’uso delle mascherine si è dimostrato efficace come barriera meccanica per una minore inalazione di pollini, e quindi a un minor fastidio per i soggetti allergici all’aperto”.

Il distanziamento sociale e la permanenza a domicilio per tempi più lunghi, in ogni caso, cambia anche la “dinamica” delle allergie. Più che i pollini, peraltro sempre presenti, stando a casa tende ad aumentare l’esposizione a polveri e umidità. “Passiamo molto più tempo in ambiente confinato (indoor) di quanto non facessimo precedentemente – riprende l’esperto. Questo è stato accentuato dalla pandemia, con un aumento dell’’esposizione agli allergeni in ambiente domestico, quali acari o certe muffe. Negli ultimi anni abbiamo osservato un incremento delle allergie indoor in parte ascrivibile alla convivenza con alcuni animali domestici (prevalentemente gatti e poi cani) che non aiutano i soggetti che soffrono di allergie respiratorie e che possono indurre alla rinite allergica.”

Per converso, il minor tempo trascorso all’aria aperta significa una ridotta esposizione ai pollini, diminuita anche dall’uso delle mascherine. Inoltre, le restrizioni imposte con forme differenziali di lockdown hanno segnato un abbassamento dei livelli di inquinamento: “Questo – commenta Canonica – ha portato a una conseguente diminuzione dell’insulto alle mucose delle vie respiratorie derivante dalla qualità dell’aria: un altro fattore positivo per chi soffre di allergie respiratorie, anche se potrebbe essere soltanto una situazione temporanea”.

Come comportarsi?

Contro le allergie fuori casa sono poche le contromisure che si possono adottare, perché queste variano in funzione del clima. Le poche accortezze – oltre alle mascherine che vengono indossate – sono quelle di evitare di uscire nelle prime ore del giorno, quando la pollinazione è più intensa, e se ci si sposta in auto, è opportuno ricordarsi di pulire i filtri per limitare il più possibile l’esposizione.

È in casa che invece si possono mettere in pratica comportamenti virtuosi in grado di fare la differenza: areare spesso e nei giusti momenti della giornata i locali per bilanciare i livelli di umidità, pulire frequentemente e a fondo per eliminare più possibile polvere, acari e pollini che si depositano soprattutto su moquette e tappeti sono azioni indubbiamente efficaci per migliorare la qualità di vita di un allergico.

Per gli allergici è importante far ricorso a farmaci come gli antistaminici, da assumere per via orale o topica nasale, o a spray antiallergici che possono essere utilizzati nel trattamento del raffreddore da fieno con azione decongestionante.

Canonica raccomanda infine inoltre l’uso di antistaminici di seconda generazione che non danno sonnolenza: non avendo effetti sedativi, questi farmaci sono in grado di garantire una buona performance lavorativa e scolastica, permettendo lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Attenzione però: questo atteggiamento va tenuto se i disturbi sono occasionali. Nelle forme più serie è fondamentale mettere a punto l’approccio ottimale con il medico.