Chi è Giulia Mei sul Palco del Primo Maggio

Giulia Mei ha incantato il palco del Primo Maggio con "Bandiera", un brano potente che racconta la libertà femminile senza filtri. Ecco chi è davvero

Foto di Ilaria di Pasqua

Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Pubblicato: 29 Aprile 2025 16:10

Giulia Mei ha calcato il palco del Concerto del Primo Maggio portando con sé una voce che non si dimentica e una canzone – Bandiera – diventata già inno di libertà e orgoglio femminile. Ma chi è davvero questa cantautrice che viene da Palermo e che sta rivoluzionando la scena musicale con parole crude, coraggiose e profondamente autentiche?

Chi è Giulia Mei: dalla Sicilia a Bandiera

Giulia Mei, all’anagrafe Giulia Catuogno, è nata a Palermo nel 1993 e oggi vive a Milano. Pianista e cantautrice, ha alle spalle studi al Conservatorio e una lunga gavetta fatta di premi, festival, piccoli palchi e tanta scrittura.

Il palco del Primo Maggio è un luogo che ha visto passare generazioni di artisti, ma poche volte una giovane cantautrice ha saputo scuotere così profondamente il pubblico. Giulia Mei, che aveva già fatto parlare di sé con la sua partecipazione a X Factor, ha scelto proprio Bandiera per affermare la sua presenza: un brano potente, politicizzato, eppure sorprendentemente intimo.

“Voglio solo una libertà che mi accompagni sotto casa”, canta, “che mi faccia sentire così orgogliosa della mia f**a da portarmela addosso come una bandiera”. Ed è tutto lì: la forza di un corpo che diventa parola, resistenza, orgoglio. Bandiera, pubblicata alla vigilia del 25 novembre e premiata da Amnesty International, ha scalato la classifica Viral 50 Italia di Spotify e ha fatto esplodere TikTok con oltre 400 video.

E se Giulia non fosse anche una cantautrice raffinata, il rischio di rimanere incastrata in quella sola canzone sarebbe stato reale. Ma no. Basta ascoltare il suo nuovo album, Io della musica non ci ho capito niente, per capirlo. Dentro c’è molto di più: ci sono disillusioni, tenerezze, disordini, e una verità scomoda detta con grazia. C’è un’intera generazione, quella dei nati negli anni ’90, cresciuta a cavallo tra i sogni altrui e la precarietà.

Giulia Mei
Fonte: IPA
Giulia Mei

L’autrice che viene dal Conservatorio e parla di noi

Dietro al personaggio Giulia Mei c’è un mondo di studio e dedizione. Ha iniziato a suonare il pianoforte a nove anni e ha studiato al Conservatorio V. Bellini di Palermo, laureandosi in didattica e strumento. Ma più ancora degli studi, sono le sue parole a raccontare l’urgenza di dire qualcosa. Le sue canzoni sembrano scritte di pancia, annotate su un diario di vita vissuta, e portano dentro riferimenti musicali colti e popolari: da De André a Tori Amos, da Rosa Balistreri a Carmen Consoli.

Nel suo nuovo album, che presenta anche collaborazioni con Rodrigo D’Erasmo, Anna Castiglia e Mille, c’è una scrittura che si muove tra folk, drum & bass, techno, e poesia popolare. In Un Tu Squiddari, cantata con Castiglia, canta: “I mostri come te, gli stronzi come te e gli stronzi come me”, con quella crudezza che solo l’intimità riesce a permettere.

E poi c’è Palermo. Sempre Palermo. In ogni brano, in ogni espressione dialettale, in ogni melodia che sembra contenere il sole e la rabbia del Sud. Come in Santa Rosalia, altro pezzo amatissimo, in cui canta: “Palermo non è fatta per i deboli di cuore”. Una dichiarazione d’amore e di rottura verso la città che l’ha cresciuta e che, come lei, è fatta di luce e ombra.

Anche l’album stesso, Io della musica non ci ho capito niente, è un manifesto di autenticità. Giulia lo descrive come “un disco per chi non sa funzionare se non coi propri ingranaggi”. È disordinato e coerente, caotico e chiarissimo. Come una donna che si conosce da poco ma che ha già capito tutto.

Giulia Mei
Fonte: IPA
Giulia Mei

La nuova voce del cantautorato femminile

Il cantautorato femminile italiano sta vivendo una stagione di rinnovamento profondo. E Giulia Mei è una delle voci più autentiche di questo movimento ancora troppo poco rappresentato nei grandi format. Accanto a lei ci sono nomi come La Niña, Daniela Pes, Anna Castiglia, tutte artiste che mescolano radici e futuro, dialetti e drum machine, maternità e rabbia, corpo e ideologia.

Ma Giulia Mei non è solo una cantautrice. È una narratrice del nostro tempo, un’artista che usa la musica per disinnescare le bombe quotidiane, e lo fa con un linguaggio che riesce a essere radicale e accogliente allo stesso tempo.

Quando canta Mio padre che non esiste, non ci sono filtri: “questa canzone è nata in aereo, anche se io in aereo ho paura di volare”, dice. Ma il bisogno di raccontare il dolore di un padre malato era più forte. Quella traccia – insieme a Genitoritocca nervi scoperti, ma con la delicatezza di chi non ha paura di essere vulnerabile.