Aveva solo 22 anni e un bambino di appena 4 mesi, il suo Vito, invece, ne aveva compiuti 27 e per entrambi si prospettava una vita lunga e felice insieme. Poi in quel 23 maggio del 1992 tutto è cambiato. Due giorni dopo la voce disperata di Rosaria Costa echeggiava, disperata e straziante, tra le bare nella basilica di San Domenico a Palermo, le stesse che contenevano, oltre alle altre vittime, il corpo del marito Vito Schifani.
Vito era un uomo della scorta di Giovanni Falcone, ucciso nell’agguato mafioso di Capaci insieme ai colleghi Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, lo stesso giudice Falcone e la moglie Francesca.
Tutti ricordano quel suo appello disperato proveniente da una voce rauca e spezzata dal dolore; lei che a vent’anni credeva di avere tutta una vita davanti da progettare, passo dopo passo, insieme a suo marito. E invece no, quel giorno le hanno strappato via il suo Vito, e con lui anche tutti i sogni condivisi.
“Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio”, le parole della vedova Schifani sono rimaste impresse nella memoria di tutti, una frase che è divenuta poi simbolo di ribellione alla mafia. A quelle parole si è ispirato anche un film del 2012, con l’omonimo titolo, prodotto per commemorare la strage di Capaci a distanza di vent’anni.
Un urlo, il suo, contro la mafia, una piaga sociale che le ha cambiato per sempre la vita e che a distanza di tutti questi anni è tornata prepotente a farle visita, come una ferita cicatrizzata che torna a sanguinare.
Perché Rosaria lo spettro della mafia ce l’aveva in casa, suo fratello Giuseppe Costa, infatti, è stato arrestato, accusato di essere un mafioso riservato al servizio della cosca dell’Arenella. “Sono devastata ma la mafia non mi fermerà”, aveva commentato in quell’occasione straziata dal dolore, ripudiando quel fratello che aveva scelto di la strada sbagliata.
Ma Rosaria Costa oggi non è sola, al suo fianco c’è quel bambino, ora diventato uomo, che la rende orgogliosa e che lotta con lei giorno dopo giorno. Emanuele Schifani oggi ha 30 anni ed è capitano della guardia di finanza; Rosaria non ha dubbi che il papà, oggi, sarebbe orgoglioso di chi è diventato.
Un grande uomo che non ha mai conosciuto suo padre se non attraverso il racconto della mamma, una donna battagliera e coraggiosa che non ha avuto paura di ribellarsi alla mafia.