Sanremo 2022, quello che forse vi siete persi della seconda serata

In scena i 13 artisti in gara che non si sono esibiti la prima sera: tra scherzi, momenti di commozione, giochi e ironia pungente, ecco i momenti da ricordare

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Redazione

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La seconda serata della 72esima edizione del Festival di Sanremo parte coi migliori presupposti, perlomeno per gli appassionati di numerologia (02/02/2022 in effetti è una data che rende felici anche gli ossessivo-compulsivi e mette pace solo a vederla).

Non c’è Fiorello, per la prima volta da quando la direzione artistica della kermesse è affidata ad Amadeus. E l’assenza si sente: la diretta scorre, per certi versi va meglio della prima serata, per altri peggio, ma di una cosa siamo abbastanza certi, Fiorello tornerà. E non perché ci siano voci o annunci che circolano dietro le quinte, ma perché è evidente che dopo tre anni insieme questa avventura non possa chiudersi così per lo showman siciliano, per lui e per il legame con Amadeus.

Tornando alla seconda serata, mentre qui vi raccontiamo com’è andataqui vi raccontiamo com’è andata, a noi spetta il compito di stabilire i top e i flop del 2 febbraio.

LORENA CESARINI – I primi minuti ti viene voglia di attraversare lo schermo della tv e abbracciarla forte forte, tanto è impacciata e in imbarazzo: non riesce a guardare Amadeus negli occhi, non riesce a guardare la telecamera, ma è questo che ci piace, la rende umana, poco diva e sicuramente empatica. Il paradosso è che emoziona più lei di Ornella Muti, che nel suo splendore della sera prima ha comunque lasciato poco di sé. Lorena Cesarini ci ha convinto, nonostante qualche outfit un po’ eccessivo e il suo monologo, sicuramente importante e sentito, ma che è sembrato quasi una forzatura, per non dire una banalità. Il nostro paese ha un evidente problema di razzismo e bisogna sicuramente parlarne, ma forse sarebbe arrivato un messaggio forte e sicuramente più innovativo se lei, giovane ragazza italiana non avesse fatto alcun accenno al colore della sua pelle, esattamente come non lo avrebbe fatto nessun’altra collega bianca al suo posto. “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”.

CHECCO ZALONE – Zalone lo si odia o si ama. Ma quello che bisogna tenere presente è che il personaggio nato dalla mente di Luca Medici non è altro che l’incarnazione di tutti i difetti dell’italiano medio. Che il suo intervento sarebbe stato scorretto era scritto sulla pietra così come scorretto è sempre stato perché il suo obiettivo è proprio quello di metterci di fronte allo specchio e di riconoscere tutti i pregiudizi, i commenti beceri e le superficialità in cui incappiamo – chi più chi meno, per fortuna – sui social o nei discorsi tra amici ogni giorno. Di certo saranno in molti a essersi sentiti offesi come categoria o per la volgarità di certe espressioni, ma bisognerebbe andare più a fondo: il suo essere politicamente scorretto è diverso dal tentativo fatto, per esempio, da Pio e Amedeo. Lì chi parlava si metteva su un pulpito e si poneva esplicitamente contro qualunque forma di attenzione lessicale o di linguaggio, qui Checco Zalone fa un’operazione più sottile: è volutamente scorretto pur non essendolo affatto, proprio perché il suo obiettivo è ridere di omofobi, sessisti, classisti, ecc. Incompreso.

DONATELLA RETTORE – Torniamo alla kermesse e diciamo pure che la cantante, 66enne, si è messa in tasca tutti. Arriva sul palco di un colorito grigiastro che qualcosa a metà tra un’aliena e Voldemort, con un abito bicromatico e i capelli che ormai la contraddistinguono. Con Ditonellapiaga canta, balla e si diverte come una ragazzina e facendo saltare su sedie e divani tutto il pubblico a casa. Chimica è già un tormentone e lei è un’icona. Punto. Inarrivabile.

ELISA – Torna sul palco dell’Ariston 21 anni dopo la sua unica partecipazione, quella che sancì il passaggio dall’inglese all’italiano con Luce. E anche ieri sera ha acceso il Festival di Sanremo con la sua sola presenza. Capelli lunghi sciolti, abito bianco lungo e svolazzante con spalle scoperte (anche nel 2001 si era esibita in bianco, anche se con una maglia a coste e un pantalone). Elisa è eterea, sembra un’anima fluttuante che passa di là, incanta e ammalia tutti con la sua voce e se ne va, lasciandoci risvegliare da quello che sembra un momento di estasi collettivo. Il brano è da podio e infatti a fine serata è in cima sia alla classifica provvisoria e a quella generale. Della serie: “fare o non fare, non c’è provare” (maestro Yoda mi perdonerà per la citazione fuori contesto). In finale se la vedrà con Mahmood e Blanco. Libellula.

AMADEUS – Non sappiamo bene da che parte della bilancia penda il giudizio. Senza Fiorello sembra spaesato, tiene la conduzione e il palco con la solita bravura e lucidità, ma perde in brio perché non ha la spalla che gli serve per tenere alto il ritmo. Con Zalone non è la stessa cosa: è un ospite, non un fratello acquisito e la differenza si vede. I momenti migliori sono quelli in cui succede qualcosa di imprevisto, come quando Sangiovanni gli chiede di pronunciare le parole magiche del Fantasanremo e lui sta al gioco, proclamando che è disposto a fare di tutto a costo di giocarsi le prossime edizioni. D’altronde è la terza, che gliene importa, buttiamola in caciara. Rimandato a settembre.

LA REGIA – Nota dolente della seconda serata: spesso spoilera quanto sta per accadere rovinando qualsiasi effetto sorpresa con le inquadrature sbagliate al momento sbagliato. Era successo la prima sera con Achille Lauro quando una ripresa alle sue spalle a inizio esibizione aveva svelato la ciotolina con conchiglia per il battesimo finale. Succede di nuovo con Laura Pausini, con un’inquadratura a distanza del palco che svela con largo anticipo come sulla scalinata, al buio, ci sia un uomo (che poi si rivelerà essere Mika). E poi una sequela di riprese mozzate perché nel frattempo succede altro, di scene che non si comprendono. Considerate le settimane di prove, ci si aspetta qualcosa in più dallo show più importante dell’anno.

IL FANTASANREMO – È la novità più bella di questo Festival, non legata alla Rai (anzi, ha come sponsor Sky), ma che ha messo il giusto pepe alla competizione. Per chi avesse vissuto finora su Marte: nelle settimane precedenti alla kermesse, andando sull’apposito sito, era possibile creare una squadra composta da cinque degli artisti in gara (c’era un portafoglio di 100 Baudi e ogni cantante aveva un valore per poter essere acquistato con questa “moneta”). Nel corso delle cinque serate, a seconda di alcuni parametri gli artisti – e dunque le squadre che li avevano acquistati – accumulano un punteggio. I parametri per avere bonus e malus sono pressoché infiniti, ma vi basti sapere che pronunciare parole come “Fantasanremo”, “Papalina”, “Grazie orchestra”, “Saluto Zia Mara” fa guadagnare parecchi bonus. Ecco spiegato perché quasi tutti i cantanti abbiano detto e fatto cose strane sul palco. A casa il pubblico è in visibilio, ma c’è da dire che il gioco è bello quando dura poco e che speriamo che i cantanti trovino modi più creativi e meno “eccessivi” per guadagnarsi il punteggio. Spoiler: al momento su questo fronte è guerra aperta tra Michele Bravi e Sangiovanni.