Sanremo 2022, l’esibizione di Achille Lauro: il “battesimo” tra plausi e critiche

Qual è il significato dell'esibizione di Achille Lauro a Sanremo 2022: tra plausi e critiche, un gesto che non è passato affatto inosservato

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Redazione

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Non è un caso: il primo a esibirsi sul palco dell’Ariston il 1 febbraio è stato Achille Lauro. A uno degli artisti più “controversi” degli ultimi anni è toccato dare il La al Festival di Sanremo 2022, condotto per la terza volta da Amadeus. La prima serata è iniziata come piace a noi: all’insegna del plauso e della critica (in salsa social). Del resto, la kermesse musicale per eccellenza dell’anno si è ormai adattata ai tempi: non è più figlia della ristrettezza e delle parole vietate. Ma qual è il significato del “battesimo” di Achille Lauro?

Sanremo 2022, Achille Lauro si battezza sul palco

Sin da quando abbiamo scoperto i big in gara a Sanremo 2022, ci siamo chieste: come si vestirà Achille Lauro? Ebbene, ha pensato fuori dagli schemi anche stavolta. Perché sarebbe stato troppo facile propendere per un vestito. A torso nudo, accompagnato dall’Harlem Gospel Choir per la sua Domenica, ha voluto auto battezzarsi, utilizzando una conchiglia. Sono bastati pochi secondi, e il nome dell’artista è andato in trend sui principali social: forti le critiche su Twitter, ma c’era da aspettarselo.

Iconico e profano allo stesso tempo, Lauro non è nuovo a esibizioni che prendono spunto dai simboli religiosi. Basta riavvolgere il tempo di un anno per andare a riscoprire i quadri che ha presentato in occasione di Sanremo 2021: non si è mai posto limiti, e ha sempre voluto esplorare vari lati artistici, puntando a una simbologia forse estrema, per alcuni, ma che difficilmente dimenticheremo.

Perché Achille Lauro si è battezzato a Sanremo?

Achille Lauro
Fonte: ANSA
Achille Lauro, il battesimo all’Ariston

A spiegare il significato del battesimo, è stato Lauro stesso: “Oggi 61 anni fa nasceva mia madre. Oggi 61 anni dopo le regalo l’apertura del Festival di Sanremo. Ancora oggi guardo questa donna nello stesso modo. Le madri sono esseri divine, ci danno la vita ogni giorno. Oggi, in un nuovo inizio, vi omaggio del mio battesimo. Che Dio ci protegga. Hallelujah”.

La performance di Lauro è stata un tripudio di plausi e critiche: ce lo ha insegnato Oscar Wilde, del resto, che “bene o male, purché se ne parli“. Forse non tutti potranno essere d’accordo col suo gesto – e nemmeno devono, attenzione – ma è indiscutibile che sia riuscito ancora una volta a far parlare di sé, offrendo un’esibizione fuori dagli schemi, in un palco che, fino a non poco tempo fa, era stretto negli obblighi e non consentiva determinati avvenimenti.

Lauro, showman che non si pone limiti

“Mi sono interrogato sul senso del mio essere, del mio essere di passaggio, del mio essere umano. Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no”. Siamo tutti di passaggio, ed è vero: chi lascia il segno è perché in qualche modo ha saputo osare, spogliandosi dei propri costrutti e arrivando a mostrarsi senza maschere. Lauro, che possiamo definire come l’artista dai mille volti, ha “indossato” se stesso: irriverente, sì, ma sempre un passo avanti.

Certo, le critiche non si sono fatte attendere: Lauro è stato accusato di aver profanato il sacramento del battesimo. Comunque la si veda – spettacolo, o meno – non ce la sentiamo di bocciare Lauro De Marinis: non una messinscena, ma la rivelazione, la consacrazione di uno schema ben definito. Quello dell’estro artistico, che va protetto a ogni costo.