L’amore maledetto di Amy Winehouse e il marito tossico

Il matrimonio con Blake Fielder-Civil la portò all'esasperazione. Tra droga, bulimia, disperazione ed un copro sempre più fragile e debilitato

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Redazione

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Il 23 luglio del 2011 giunse la notizia della morte della giovane cantante Amy Winehouse. Una delle voci più belle di sempre ha smesso di esistere, divorata dalla bulimia, da alcol e droga e da relazioni tossiche che hanno solo reso più difficile la sua dura vita. Un’esistenza tormentata, difficile trovare un capro espiatorio a cui dare la colpa. Dall’infanzia Amy portava con sé ombre e ferite. Gli uomini sbagliati, le sue fragilità, i paparazzi estenuanti, l’etichetta discografica che da lei voleva solo profitti… Amy Winehouse aveva tutti gli astri contro e non è riuscita ad uscirne in tempo. A renderla poi più triste e fragile la storia tossica con Blake Fielder-Civil.

Una relazione tossica scambiata per amore

Amy aveva 22 anni ed iniziava a fare successo, Blake era un belloccio sciupafemmine. Era il 2005 quando i due si incontrarono in un locale e subito scattò il colpo di fulmine, anche se erano entrambi già impegnati. Comunque passarono l’estate insieme, legati da traumi infantili, autolesionismo e abitudini sopra le righe. Le premesse erano già inquietanti. Il disco di Amy procedeva a rilento, diceva agli amici di essere così innamorata da poter morire per lui, che lui era come una droga. Poi, un giorno, Blake le mandò un sms dichiarandole che non se la sentiva di lasciare la sua ragazza e che sarebbe stato meglio essere solo amici. Un colpo di fortuna che la giovane cantante non colse.

L’ossessione e l’amore distruttivo di Amy

Amy non si arrese. Era una ragazza con troppi traumi e ferite aperte. Non riusciva a vedere con lucidità la situazione, l’equilibrio interiore non le apparteneva. Così partì una riconquista ossessiva, fino ad arrivare alla vendetta. La cantante, infatti, finì a letto con il migliore amico di lui. Un gesto consapevole, doveva avere la certezza che lui non l’avrebbe mai perdonata. Era stremata ed ossessionata da Blake. Sprofondò nella depressione e nella bulimia. Al tempo, stava scrivendo l’album Back to Black e la casa discografica non la vedeva di buon occhio, portarla in rehab le avrebbe salvato la vita, ma l’album non avrebbe mai visto la luce, per cui tutti intorno la lasciarono correre.

Il successo e il ritorno di fiamma

Amy riuscì a portare a termine il lavoro e con il pezzo Rehab arrivò il successo mondiale. Blake rientrò nella sua vita mentre era afflitta dalla sindrome dell’impostore, inseguita dai paparazzi e alle prese con un successo che non sapeva gestire. Così si aggrappò a lui in modo totalizzante.

Amy Winehouse e Blake Fielder si sposarono il 18 maggio 2007 a Miami Beach. In quel periodo che i tabloid inglesi cominciano ad accusare lui di averla iniziata all’uso del crack, dell’eroina e della cocaina. La loro storia era tossica nel senso fisico e psicologico. Una relazione all’insegna dell’ubriachezza violenta, della droga, di overdose e sballo. Amy, che aveva già un copro debilitato dei disturbi alimentari, non resse a lungo. Il tour venne cancellato e finì in riabilitazione con il marito, ma durò solo 3 giorni.

L’amore o la vita?

Amy Winehouse era combattuta fra una relazione che la stava consumando e la voglia di vivere. A soli quattro mesi dalle nozze, Blake venne arrestato per aggressione. Amy precipitò ulteriormente nel baratro, però riuscì a ripulirsi davvero, seppur per un breve periodo. Da lucida, Amy ammise che il matrimonio con Blake era basato solo sulla loro dipendenza dalla droga. Alla fine nel 2009 divorziarono. Blake sparì, anche se una volta morta la donna della sua vita, tornò a farsi sentire per avere del denaro.

Amy Winehouse purtroppo non è più con noi, non è mai riuscita a conoscere davvero l’amore e a godersi il successo che la sua bellissima voce le aveva donato. Non possiamo parlare davvero di una storia d’amore, la loro relazione non aveva nulla a che fare con tale sentimento.