Sigaretta elettronica in gravidanza: quali sono i rischi e le conseguenze

Le sigarette elettroniche in gravidanza fanno male al bambino? Il loro uso è sconsigliato dall’OMS: potrebbero nuocere alla salute del feto.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Chi pensa che le sigarette elettroniche siano la soluzione ideale per resistere alla tentazione del fumo durante la gravidanza, dovrebbe riconsiderare questa tesi: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ne scoraggia l’uso in gravidanza e non solo.

Secondo i dati raccolti dall’Istisan più del 20% delle donne ammette di essere fumatrice prima del concepimento e il 70% di loro dichiara di aver smesso nel corso dei mesi della gestazione. Quasi il 20%, però, riprende a fumare dopo soli tre mesi dal parto e un altro 30% lo fa nei successivi 12 mesi. I numeri potrebbero essere ampiamente sottostimati, principalmente per il senso di vergogna e colpa che si instaura nelle donne fumatrici che desiderano avere un figlio e che conoscono i rischi per sé e per il neonato ma non trovano la strategia giusta per vincere la dipendenza.

Le sigarette elettroniche, o e-cig, sono state considerate un ottimo rimedio per ridurre i rischi derivanti dalle sostanze tossiche contenute nelle sigarette tradizionali o allontanarsi dal fumo prima, durante e dopo la gravidanza. In realtà i pareri scientifici circa le sigarette elettroniche sono altamente contrastanti e non esiste una visione comune che ne confermi la sicurezza, specialmente se si parla di donne in dolce attesa, o giovani consumatori.

Inoltre, tali dispositivi non sembrano essere validi strumenti per smettere di fumare e allontanarsi da questa dipendenza. Scopriamo meglio le e-cig, i loro pro e i loro contro.

Cosa sono le sigarette elettroniche?

Le sigarette elettroniche o e-cig, dall’inglese, sono dispositivi che consentono di inalare vapore, spesso aromatizzato e contenente una quantità variabile di nicotina, compresa tra i 6 e i 20 mg. Il vapore delle sigarette elettroniche raggiunge l’apparato respiratorio, ma evita il contatto tra quest’ultimo e i prodotti di combustione del tabacco e i conseguenti danni che possono provocare.

Le miscele contenute nelle e-cig contengono decine di sostanze, tra cui acqua, glicole propilenico, aromatizzanti, glicerolo e altri ingredienti, ognuno che presenta determinati rischi per l’organismo umano. I dispositivi per “svapare” (questo è il termine generalmente utilizzato per riferirsi all’inalazione delle e-cig) sono composti da:

  • un inalatore o cartuccia, che contiene la sostanza da analizzare in forma liquida;
  • un atomizzatore, la parte che scalda e vaporizza il liquido contenuto nella cartuccia;
  • la batteria che fornisce energia all’atomizzatore.

Le cartucce delle sigarette elettroniche che sono commercializzate contengono quantità molto diverse di nicotina e sono arricchite con una varietà eterogenea di aromi, gusti e profumazioni, che accontentano le personali esigenze dei consumatori.

La diffusione delle e-cig

In Italia e all’estero negli ultimi anni è aumentato il numero di fumatori di e-cig e il relativo giro d’affari: sono dunque sempre più le persone che scelgono questa soluzione.

Secondo un rapporto presentato nel 2022 dall’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 1,2 milioni i fruitori di e-cig in Italia. Negli ultimi anni la diffusione di questi dispositivi è notevolmente aumentata e cresce l’attenzione attorno a questi nuovi strumenti sia da parte dei nuovi e vecchi fumatori, sempre più interessati all’uso delle e-cig, sia da parte della scienza, che cerca di comprendere se le sigarette elettroniche siano davvero uno strumento utile per combattere i rischi legati al fumo.

Perché vengono scelte?

Sono molte le motivazioni per cui si inizia a utilizzare la sigaretta elettronica: in genere il passaggio da sigaretta classica a elettronica è giustificato dal desiderio di smettere di fumare.

Infatti, questo strumento consente ai fumatori di aspirare vapori contenenti nicotina. Questa sostanza crea dipendenza nel fumatore e ciò consente loro di soddisfare le esigenze dell’organismo assuefatto. Inoltre, l’esperienza di svapare richiama alla mente quella della sigaretta tradizionale, attraverso la gestualità, le percezioni olfattive e gustative e le sensazioni tattili. La possibilità di ridurre gradualmente la dose di nicotina, inoltre, si ipotizza possa favorire un lento ma efficace allontanamento dal fumo. Insomma, spesso le e-cig vengono introdotte nella quotidianità come punto di passaggio verso una totale disintossicazione dal fumo.

Sfortunatamente non sempre ciò accade. Sulla questione è intervenuta anche l’A.Na.F.E. (Associazione Nazionale Fumo Elettronico), sottolineando il fatto che le sigarette elettroniche non sono presentate e vendute per smettere di fumare, ma semplicemente come un’alternativa al fumo di tabacco.

Perché le sigarette elettroniche non sono consigliate in gravidanza?

Quando sono state introdotte sul mercato europeo, nel 2006, hanno attirato su di sé molta attenzione, perché sono state viste come un valido strumento per centrare l’obiettivo di ridurre i danni provocati dal fumo di tabacco tradizionale, sia per i fumatori, sia per chi vive con loro ed è esposto al fumo passivo. Inoltre, si è iniziato a pensare alle e-cig come una strategia valida da inserire tra i metodi per smettere di fumare, abituando gradualmente il corpo a livelli più bassi nicotina, ma senza eliminare la componente psicologica del gesto di fumare, spesso ostacolo insormontabile per i fumatori più accaniti.

Per quanto sia vero che le sigarette elettroniche riducono la quantità di cancerogene introdotte nell’organismo, non sono state assolutamente confermate le ipotesi circa la totale innocuità di questi dispositivi, né tantomeno la loro efficacia come alleati per smettere di fumare. Gli studi in merito sono numerosi, ma spesso non sono né standardizzati, né unanimi nelle evidenze, lasciando aperte numerose domande circa l’uso delle sigarette elettroniche, specialmente in quei casi dove il vizio potrebbe avere serie conseguenze sul soggetto che fuma o, ad esempio, sul feto in formazione in caso di donne in gravidanza.

Perché potrebbe essere un problema fumare e-cig durante la gestazione?

Il motivo principale è che anche le sigarette elettroniche contengono nicotina, seppur in quantità minore rispetto alle sigarette tradizionali. La nicotina è in grado di attraversare la placenta e causare dei danni al feto, provocando una riduzione di peso alla nascita e numerosi effetti nocivi sullo sviluppo del nascituro.

Un’altra importante ragione è che non è ben chiaro l’effetto sulla salute delle sostanze e degli aromi che si inalano con i vapori emessi da questi dispositivi. Sono migliaia le sostanze contenute nelle sigarette elettroniche in commercio nel mondo, spesso combinate tra loro nei liquidi e molto diverse tra un prodotto e l’altro.

Ad esempio, il glicole propilenico è una sostanza impiegata da numerosi anni in ambiti diversi da quello delle e-cig, ma è considerato sicuro se inalato in piccole quantità e occasionalmente. Tuttavia, poco si sa circa i suoi effetti a lungo termine ed è stato rilevato che potrebbe provocare tosse, irritazioni alle vie aeree e, seppur raramente, asma e riniti. L’impiego di glicole propilenico in forma riscaldata, inoltre, potrebbe causare la produzione di formaldeide e acetaldeide, due sostanze classificate come cancerogene e inserite nel gruppo 1 da parte dell’AIRC (si intende a dosi più elevate di quelle prodotte dalle sigarette elettroniche, ma è chiaro che non si tratta di ingredienti innocui per la salute).

Anche gli aromatizzanti contenuti nelle cartucce delle e-cig non forniscono sicurezze. Il diacetile, ad esempio, è classificato come innocuo se ingerito, ma provoca bronchiolite obliterante se inalato in concentrazioni elevate per periodi prolungati.

Per poter escludere danni alla madre e al feto con l’uso delle sigarette elettroniche bisognerebbe attendere la realizzazione di studi efficaci e completi per ognuna delle molte sostanze inserite tra gli ingredienti delle e-cig, che possano determinare quantità limite, possibile tossicità e sicurezza a lungo termine.

Tra i rischi correlati all’uso delle sigarette elettroniche esiste l’intossicazione derivante dal contatto accidentale con il liquido contenuto nelle cartucce, che coinvolge gli adulti che le utilizzano, ma spesso anche i bambini che vengono incidentalmente a contatto con i dispositivi, maneggiandoli in modo incauto e/o ingerendoli.

Non è scientificamente provato, inoltre, che le sigarette elettroniche siano efficaci per risolvere la dipendenza da fumo. Alcuni report, riportano che l’uso della sigaretta elettronica da parte dei già fumatori sia associato, paradossalmente, a una ridotta probabilità di vincere la dipendenza da nicotina. A sottolineare questo potenziale rischio è anche uno studio italiano guidato da Silvano Gallus, epidemiologo dell’Istituto Mario Negri di Milano e sostenuto dalla Fondazione AIRC: l’indagine ha coinvolto più di 3.000 soggetti tra i 18 e i 74 anni e ha dimostrato che le sigarette elettroniche non aiutano a smettere di fumare sigarette tradizionali ma, al contrario, possono indurre chi ancora non fuma a cominciare a farlo e provocano più ricadute anche negli ex-fumatori, comprese le donne in gravidanza. Questi sembrano avere un rischio di recidiva del 40% più alto quando, prima di smettere di fumare, usavano solo o anche e-cig e non si affidavano invece all’impiego di dispositivi alternativi, come i cerotti a base di nicotina o validi supporto psicologici.

E-Cig: la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità

La posizione dell’OMS sulle sigarette elettroniche non dovrebbe sorprendere, dal momento che sia l’opinione pubblica, sia la ricerca è divisa sul tema. L’Istituto Superiore di Sanità si dichiara sostanzialmente contrario alle sigarette elettroniche, non solo in gravidanza, dal momento che la presenza di nicotina non rende possibile escludere rischi per la salute dei consumatori e nei soggetti che stanno loro vicino.

Peraltro, secondo uno studio dell’ISS, il fumatore elettronico tende ad assumere più nicotina di chi fuma le sigarette tradizionali.

Come smettere di fumare in gravidanza?

Sono diverse le strategie testate che possono aiutare i fumatori e, in particolare, le future mamme fumatrici, ad abbandonare la dipendenza. Ad esempio, è possibile ricorrere ai prodotti sostitutivi a base di nicotina, che sono commercializzati in diverse forme, come spray, cerotti, gomme da masticare o inalatori.

Il loro impiego dovrebbe sempre essere supportato da un valido percorso psicologico, che analizzi e consolidi le motivazioni alla base della decisione e che sostenga l’ex-fumatore anche nei momenti più difficili di astinenza e negli attacchi di “craving”, ovvero il desiderio acuto di accendere una sigaretta.

Anche per le donne in gravidanza, che desiderano tutelare la loro salute e quella del bambino che portano in grembo, l’idea migliore è quella di rivolgersi a un valido centro antifumo, che possa proporre un percorso completo che preveda sia la consulenza di uno psicologo, sia un valido piano d’uso dei prodotti sostitutivi, dal cerotto al chewing gum.

Le sigarette elettroniche non rientrano tra i metodi proposti per ridurre ed eliminare la dipendenza del fumo, per i motivi già visti: contengono spesso nicotina e non eliminano la ritualità tipica del fumatore, che è tra i primi problemi su cui lavorare. Se le donne gravide utilizzano già le e-cig è possibile assecondare l’abitudine e tenere il dispositivo, in sostituzione totale delle sigarette classiche e sempre con una prospettiva di più lungo periodo che preveda la totale eliminazione di nicotina e sostanze dannose, lungo la gestazione e nel delicato periodo dell’allattamento.

Fumare dopo il parto o ricadere nel vizio non sono comportamenti salutari, poiché la nicotina è una sostanza che si ritrova nel latte materno e che può passare, quindi, al neonato. Anche fumare lontano dal momento dell’allattamento non è risolutivo, specialmente considerando che il piccolo assume un’abbondante quantità di latte e viene esposto a dosi di nicotina che, seppur minime, sono elevate per il suo peso corporeo. È comunque generalmente consigliato alle neo mamme fumatrici di proseguire con l’allattamento, perché il neonato riceve numerosi benefici dall’assunzione del latte materno, che non troverebbe nel latte artificiale.

Ulteriori rischi del fumo per le neomamme

Tra le motivazioni che dovrebbero indurre a riconsiderare il fumo in gravidanza o nei momenti successivi al parto troviamo quelle correlate al fumo passivo o al fumo di terza mano.

Sia le sigarette, sia le e-cig, infatti, rilasciano nicotina e sostanze tossiche che restano a lungo nell’aria e possono essere inalate da chi vive gli ambienti domestici. Il suggerimento è, ovviamente, quello di non fumare mai in casa se si hanno bambini piccoli nei paraggi, ma è anche di considerare il fatto che ogni fumatore porta con sé particelle e molecole poco salutari, che si depositano sui suoi vestiti, sulla pelle o sui capelli.

Il “fumo di terza mano” è quella tipologia di contaminazione, spesso sottovalutata, che si produce proprio dalle micro particelle tossiche diffuse negli spazi indoor dai fumatori, depositate su tappeti, tessuti, mobili e oggetti di vario tipo. Anche queste molecole possono essere inalate o ingerite dal neonato, provocando rischi considerevoli per il suo benessere.

La nicotina e le sostanze contenute nelle e-cig potrebbero provocare effetti di vasocostrizione nei neonati, aumentare la loro frequenza cardiaca, predisporre a malattie respiratorie e, più in generale danneggiare i loro apparati ancora in fase di sviluppo.

Il fumo in gravidanza, qualsiasi sia la tipologia, dovrebbe essere evitato. Se stai programmando una gravidanza o hai scoperto di essere in dolce attesa, consultati con il tuo ginecologo di fiducia che saprà indicarti i rimedi più efficaci per vincere questa dipendenza.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

Quante sigarette si possono fumare in gravidanza?

Non esiste un numero di sigarette considerabile “sicuro” durante la gestazione, poiché anche il consumo minimo di sostanze tossiche presenti nelle sigarette potrebbe provocare gravi danni al feto e complicare il suo sviluppo.

Come smettere di fumare in gravidanza?

L'idea migliore è rivolgersi a un centro antifumo competente, che può mettere a disposizione un supporto psicologico per la gestione della dipendenza e impostare un valido piano per l'uso dei prodotti sostitutivi a base di nicotina.

Cosa succede se si fuma in gravidanza?

Le madri che fumano durante la gravidanza sono esposte a un aumentato rischio di evenienze dannose per il nascituro, come l’aborto spontaneo, il parto prematuro e un aumento significativo della mortalità perinatale e infantile.