Schizofrenia: cos’è e come si manifesta

Anche se non si conoscono ancora le cause dirette della schizofrenia, possiamo riconoscerne facilmente i sintomi. Scopri quali sono i trattamenti efficaci.

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Allucinazioni, deliri, perdita del contatto con la realtà, sono alcuni dei sintomi attraverso cui si manifesta un disturbo mentale chiamato schizofrenia. Anche se le cause restano ancora ignote, ci sono alcuni fattori di rischio che possono aumentare la vulnerabilità a questa malattia. Tra questi spicca la predisposizione genetica, ma lo sviluppo della schizofrenia può anche essere legato a:

  • traumi di diversa natura;
  • complicazioni al momento del parto o dopo la nascita.

Abbiamo approfondito il delicato argomento della schizofrenia con la dottoressa Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta.

Che cos’è la schizofrenia

«La schizofrenia è uno dei disturbi mentali che possiamo considerare gravi, anche se negli ultimi anni il successo delle terapie impiegate ha permesso di attenuarne i sintomi. I risvolti pratici si possono vedere nella quotidianità di molti soggetti che riescono a tenere il lavoro e ad avere relazioni interpersonali», spiega la dottoressa.

Prima di entrare nel cuore della schizofrenia, è bene fare un’importante distinzione tra nevrosi e psicosi. Sintomi di nevrosi sono ad esempio quelli riconducibili agli attacchi di panico, dove il soggetto mantiene il contatto con la realtà. Ben diversi sono invece i sintomi psicotici dei disturbi mentali gravi, come appunto la schizofrenia, in cui il contatto con la realtà viene compromessa e diventa necessario l’intervento dello psichiatra.

Risvolti sociali e incidenza della schizofrenia

Essendo un disturbo complesso, si tende a pensare che la schizofrenia possa compromettere del tutto la vita quotidiana. In realtà, grazie ai numerosi e differenti interventi dal punto di vista terapeutico, oggi è possibile gestire bene la malattia nella maggior parte dei casi.

Diverso tempo fa infatti, i malati venivano portati nei manicomi poiché si riteneva che non fosse possibile una riabilitazione; ora invece, è possibile riuscire a convivere con la malattia. Non sono infatti pochi i casi di persone che hanno un lavoro e mantengono relazioni personali.

La schizofrenia si manifesta tanto sia negli uomini che nelle donne, anche se queste ultime tendono a svilupparla in età matura. Stando ai dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a soffrire di questo disturbo sono circa 24 milioni di individui nel mondo, in Italia se ne stimano circa 245.000. Presenta dunque un’incidenza limitata, ma ha conseguenze croniche.

La schizofrenia, in genere si manifesta tra i 18 e i 28 anni di età; i segnali possono essere improvvisi, ma potrebbero anche essere anticipati da episodi in cui il soggetto si isola da tutto ciò che ciò circonda. Questo può riguardare tanto la sfera lavorativa quanto quella sociale, in cui si ha la tendenza a non avere più amici e relazioni interpersonali.

Quali sono i sintomi della schizofrenia

Sintomi positivi

«La schizofrenia è caratterizzata da sintomi psicotici come allucinazioni, deliri, che vengono definiti sintomi positivi. La percezione di questi sintomi positivi è chiara perché sono diversi dal consueto. Tra i deliri avvertiti ci può essere la paranoia, ad esempio, quando il soggetto ha la sensazione che qualcuno lo stia inseguendo», continua l’esperta.

I deliri che si manifestano nei soggetti con schizofrenia sono spesso poco plausibili e possono comprendere:

  • credere che qualcuno li legga nella mente;
  • ritenere che riferimenti presenti in libri, giornali, testi di canzoni, siano diretti a loro.

Le allucinazioni invece, possono riguardare i cinque sensi, ma tra le più comuni rientrano quelle uditive.

Sintomi negativi

«Apatia e ritiro sociale sono, invece, sintomi negativi della schizofrenia. Entrambe le tipologie di sintomi hanno una ricaduta sulla vita quotidiana quindi sul lavoro, sullo studio, sulle relazioni familiari e personali. La persona non ha più la capacità di individuare la realtà, diventa indifferente a ciò che accade, reagisce in modo diverso agli eventi esterni, isolandosi in un mondo suo», specifica la dottoressa Baldrighi.

Altri sintomi negativi sono una mancanza di interesse nei confronti delle attività, mancanza di espressività nel volto dell’individuo, disorganizzazione a livello comportamentale e dei pensieri. Nel caso della schizofrenia dunque, i soggetti non distinguono più la realtà e credono che la loro realtà sia quella effettiva. Di conseguenza, per i familiari può essere piuttosto impegnativo offrire assistenza, perché chi soffre del disturbo pensa di non aver bisogno di aiuto.

Se non trattati in modo adeguato, i sintomi della schizofrenia possono seguire un andamento altalenante, ovvero a momenti caratterizzati da segni intensi, ne seguono altri in cui invece i sintomi sono appena percettibili o scomparsi. Inoltre, con il tempo, i sintomi positivi possono attenuarsi per far posto a quelli negativi, sempre più presenti e forti.

Fasi della schizofrenia

I sintomi di questa malattia possono non essere subito individuati tanto da amici e parenti del soggetto, quanto dall’individuo stesso. Il disturbo ha un andamento cronico che tende a progredire attraverso differenti fasi.

La prima è quella prodromica in cui i sintomi sono lievi e poco percettibili. Il soggetto può manifestare una compromissione delle competenze sociali, avere una minore capacità di provare piacere, essere disorganizzato a livello mentale.

Segue la fase prodromica avanzata dove i segnali tipici di questo disturbo si manifestano in modo importante: il soggetto appare spesso irritabile, si isola, presenta delle percezioni distorte.

Quali sono le cause della schizofrenia

«Come anche per l’autismo, le cause principali della schizofrenia sono ignote, però ci sono dei fattori di rischio. In generale, c’è una suscettibilità genetica ovvero se un parente ha sofferto di schizofrenia, è probabile che anche un altro familiare abbia dei disturbi psicotici in generale o proprio la schizofrenia. Inoltre, come per i disturbi dell’alimentazione, la gravidanza, gli eventi prenatali, o anche le complicanze, possono rappresentare dei fattori di rischio, cioè c’è una maggiore vulnerabilità alla malattia».

Ad innescare l’inizio della malattia o a riacutizzare i sintomi possono essere anche i fattori di stress ambientali come:

  • la fine di una relazione;
  • l’uso di sostanze stupefacenti;
  • la perdita del proprio lavoro;
  • problemi di natura finanziaria.

Secondo i dati raccolti, lo sviluppo della schizofrenia non è correlato a fattori socio-demografici: sembra infatti che il disturbo si manifesti in individui appartenenti a tutte le classi sociali, senza particolari distinzioni.

Diagnosi della schizofrenia

Non ci sono test specifici per diagnosticare in modo assoluto la schizofrenia. Lo specialista effettua una valutazione generale del soggetto considerando i sintomi accusati dal paziente, ma anche quelli rilevati dai familiari stretti. Stando a quanto indicato dal DMS-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), una diagnosi di schizofrenia può essere tale quando sono presenti questi elementi:

  • sintomi prodromici o diminuzione del funzionamento sotto il profilo lavorativo, sociale, della cura di sé, manifestati per 6 mesi, di cui almeno un mese di sintomi attivi;
  • due o più sintomi come allucinazioni, deliri, disorganizzazione nell’eloquio, sintomi negativi, disorganizzazione comportamentale, per almeno sei mesi.

In aggiunta, devono essere presenti almeno uno dei primi tre sintomi.

Quali sono le conseguenze della schizofrenia

Questo disturbo mentale può causare una perdita del funzionamento delle abilità svolte abitualmente. Queste possono variare in base all’età e al contesto in cui vive il soggetto; in alcuni casi si segnalano una perdita o una riduzione delle capacità di lavorare o studiare, ma in quelli più gravi i soggetti potrebbero arrivare a non riuscire a prendersi cura di sé o a instaurare relazioni interpersonali.

Quali sono i trattamenti della schizofrenia

«Nella fase acuta, cioè quando appaiono sintomi come deliri e allucinazioni, potrebbe essere necessaria una ospedalizzazione. Per prima cosa è importante somministrare un trattamento farmacologico adeguato, che viene prescritto allo scopo di controllare i sintomi, ma anche per prevenire le ricadute. Anche in questo caso, attuare degli interventi psicologici ed educativi per pazienti e famiglie, è determinante al fine di conoscere e gestire meglio la malattia. Di solito viene effettuata anche una riabilitazione dal punto di vista sociale per reintegrare le persone schizofreniche. È difficile che i farmaci vengano tolti completamente, ma questi possono essere diminuiti man mano che si manifestano miglioramenti nella persona» conclude l’esperta.

Nella fase acuta i farmaci antipsicotici sono spesso associati ad un ansiolitico. La terapia iniziale è delicata poiché in questo periodo vengono valutati non solo i sintomi, ma anche come il soggetto risponde alla cura. Successivamente, il paziente resta sotto controllo e si prosegue con la terapia prescritta precedentemente; nel frattempo, alla terapia farmacologica viene affiancato un percorso di riabilitazione che punta a migliorare le capacità di comunicazione, di interazione con gli altri. Segue poi un’ulteriore fase, in cui tenendo conto di quanto fatto nei mesi precedenti, si cerca di ridurre i farmaci e al contempo di evitare possibili ricadute.

A fare la differenza, in tanti casi, è la diagnosi precoce del disturbo che sembra avere un impatto positivo sul decorso della patologia. Secondo l’OMS, un terzo circa dei soggetti con schizofrenia si riprende completamente a seguito delle terapie, circa il 30% invece, ha necessità di proseguire la terapia nel tempo, mentre un altro 30% sperimenta una cronicizzazione della malattia.

La schizofrenia quindi è un disturbo mentale, che proprio per la sua gravità, deve essere affrontata in modo consapevole. Se si nota il manifestarsi dei sintomi descritti sopra in uno dei propri conoscenti, è bene sottoporre il caso ad uno specialista, che valuterà il piano terapeutico più idoneo.

 

Fonti bibliografiche: