“Non ho voglia di fare niente”: che cos’è l’apatia e cosa fare per combatterla

Cosa significa quando non hai voglia di fare niente? Segui i consigli dell’esperta per saperne di più sull’apatia

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Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Nel corso della propria vita può capitare di sperimentare alcuni momenti di apatia, ovvero uno stato d’animo in cui non si ha voglia di fare niente. È come se tutt’a un tratto il desiderio di svolgere le attività quotidiane – comprese quelle piacevoli e divertenti – svanisse, e al suo posto ci fosse solo un senso di vuoto. Ad avere il sopravvento è dunque una mancanza di entusiasmo nei confronti di progetti per il presente e per il futuro.

Che cos’è quindi l’apatia e cosa fare per combatterla? Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Federica D’Avanzo, Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescente e del Giovane Adulto.

Che cos’è l’apatia

«Innanzitutto, partiamo dall’etimologia della parola. Apatia deriva dal greco ἀπάϑεια (apâtheia), ovvero insensibilità, derivato da πάϑος (páthos), cioè passione con prefisso a- privativo. Dunque, l’apatia è uno stato di impassibilità, in cui si riscontra la perdita di motivazioni e interessi unitamente a un appiattimento emotivo», spiega la dottoressa.

Non si tratta però di pigrizia o di depressione (anche se in alcuni casi può esserci un collegamento con quest’ultima), piuttosto di uno stato d’animo caratterizzato da indifferenza e distacco dalla realtà quindi, dalla mancanza di emozioni.

Come riconoscerla

«L’apatia si manifesta con:

  • una diminuzione di comportamenti diretti a uno scopo, con mancanza di impegno e vitalità nel portare avanti le attività della vita quotidiana, o necessità di sostegno da altri;
  • una mancanza di interesse verso i problemi personali e verso le nuove situazioni;
  • un generale appiattimento emotivo», continua la dottoressa D’Avanzo.

Altri segnali che possono indicare la presenza di apatia sono anche disinteresse nei confronti di hobby o di altre attività che normalmente procurano piacere e divertimento. O anche la preferenza a trascorrere molto tempo da soli invece che con i propri amici e/o persone care.

Cause

«L’apatia può manifestarsi in seguito ad una delusione, come meccanismo che il nostro sistema di difesa mette in campo per proteggerci dalla frustrazione, dalla rabbia e dalla tristezza connessa al non aver raggiunto un obiettivo o una situazione desiderata.

In altri casi, può essere un sintomo che si manifesta all’interno di un più ampio quadro sintomatologico di un disturbo strutturato. Come nel caso delle demenze (ad esempio l’Alzheimer, la demenza vascolare), delle malattie neurologiche extrapiramidali (come il Parkinson) e in altre sindromi neuropsichiatriche, come la schizofrenia.

L’apatia può anche essere un sintomo del disturbo depressivo maggiore, in cui l’assenza di motivazione e interessi è connotata però da sensi di colpa e vissuti di tristezza profondi. Laddove non è presente un disturbo depressivo, l’apatia si connota invece per un appiattimento affettivo, che può rendere la persona addirittura indifferente in situazioni in cui solitamente è presente una reazione emotiva», prosegue la dottoressa.

Conseguenze

L’apatia, in virtù delle sue caratteristiche, può portare il soggetto ad essere passivo e ad isolarsi dalla comunità. Inoltre, si possono riscontrare alcuni cambiamenti a livello comportamentale per quanto riguarda le attività lavorative e personali. Di conseguenza, tutto questo si riflette (in modo più o meno grave) sul proprio stile di vita e sui rapporti interpersonali.

Cosa fare per combatterla?

«La prima cosa da fare per combattere l’apatia è sforzarsi di essere proattivi, senza aspettare di star meglio per tornare ad esserlo. Questo aspetto è fondamentale, in quanto si è portati a fare proprio il contrario.

È utile riappropriarsi del tempo presente e della giornata, partendo dalla quotidianità.  È possibile porsi dei piccoli obiettivi concreti, che siano raggiungibili e di sprono. In questi casi la rete di legami e relazioni è una preziosa risorsa. Un consiglio è quindi quello di pensare alle persone attorno a sé e lasciarsi coinvolgere in attività proposte dai contesti in cui si è inseriti.

È inoltre importante focalizzare l’attenzione sugli aspetti di cambiamento che, a partire da questi primi passi, possono essere messi in campo osservando come questo dipenda anche da sé stessi e non solo dalle condizioni del contesto.

Laddove questi primi movimenti non fossero possibili, è bene evitare di assumere un atteggiamento giudicante e di critica verso sé stessi. Se accade è perché l’apatia si inserisce in un quadro più complesso di malessere, che necessita di essere meglio compreso e capito. In questo caso il consiglio è quello di rivolgersi a un professionista della salute mentale», conclude l’esperta.

Non sempre il soggetto riconosce lo stato di apatia che sta vivendo, ma chi gli è accanto potrebbe rendersi conto dei segnali di questo stato di passività. In questo caso, parlargli, ascoltarlo, spronarlo ad uscire riprendendo a partecipare e a organizzare alcune attività, rappresenta uno dei primi passi verso il cambiamento.

In generale quindi, l’apatia pur essendo uno stato d’animo che può presentarsi di tanto in tanto a seguito, ad esempio, di alcuni eventi personali, va monitorata per evitare che si aggravi. La prima cosa da fare è riconoscere la situazione e chiedere aiuto ad un professionista del settore, come uno psicoterapeuta.