Ipnosi regressiva: cos’è e come funziona

L’ipnosi regressiva è una tecnica sperimentale che consente di affrontare traumi del passato per poter risolvere conflitti che si vivono nel presente

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Tatiana Maselli

Erborista ed Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze e Tecnologie Erboristiche, ambientalista e appassionata di alimentazione sana, cosmesi naturale e oli essenziali, scrive per il web dal 2013.

Cos’è e a cosa serve

L’ipnosi regressiva è una forma di ipnosi che può essere impiegata dallo psicoterapeuta all’interno di un percorso a scopo terapeutico. Quando si parla di ipnosi, si fa riferimento alla perdita di coscienza razionale, una condizione di trance che può essere autoindotta o, più frequentemente, indotta da una persona esterna. L’ipnosi consente di perdere la capacità di osservare, elaborare e giudicare ciò che accade al di fuori di sé e fa in modo che tutta la propria attenzione sia rivolta completamente al proprio interno.

Nell’ipnosi regressiva il paziente viene condotto in trance per indagare sul proprio vissuto; durante una seduta, la persona può visualizzare, rivedere e rivivere esperienze del passato che lo hanno segnato, come se si trovasse in un sogno. In pratica, l’ipnosi regressiva consente di in qualche modo di “tornare indietro nel tempo” e a fare luce su traumi sepolti e dimenticati che rappresentano la causa dei problemi presenti. Alla base di questa tecnica vi è l’idea che determinati eventi, importanti ma dolorosi, vengano rimossi dalla mente proprio perché difficili da affrontare, ma che rappresentino la radice dei conflitti interiori che rendono complicato o addirittura impossibile vivere un’esistenza serena.

L’ipnosi regressiva consentirebbe dunque di andare a scavare nel passato, alla ricerca delle ragioni che portano a vivere un disagio, così da poterle finalmente affrontare e risolverle, progredendo nella propria esistenza. Si tratta di una tecnica che viene impiegata per trovare la causa e il rimedio a stati d’ansia, depressione, pensieri ossessivi, crisi di panico, dipendenze e problematiche simili che non si riescono a superare con la sola psicoanalisi o con strategie diverse dalla psicoterapia, come la meditazione, la mindfulness, i percorsi con i fiori di Bach e altre pratiche di medicina alternativa o complementare.

Come funziona

Le sedute di ipnosi regressiva vengono effettuate da psicologi psicoterapeuti o da medici e si svolgono in modo individuale. Si tratta infatti di una tecnica sperimentale adottata all’interno di percorsi personalizzati di psicoterapia che non dovrebbe essere condotta in gruppo e che non va portata avanti da personale non specializzato. Prima di sottoporre il paziente all’ipnosi regressiva, lo specialista effettua una diagnosi, allo scopo di valutare l’idoneità del paziente attraverso uno o più colloqui approfonditi. Se lo specialista valuta che il paziente possa trarre vantaggi e benefici dall’ipnosi regressiva, procede con un approccio graduale, per testare la capacità individuale di sottoporsi alla tecnica.

Cosa accade durante una seduta di ipnosi regressiva? L’esperienza è assolutamente soggettiva ma quando ci si ritrova in trance, per quanto guidati dall’ipnotista, non si è “controllati”. Sebbene si verifichi una riduzione della afferenze sensoriali si è comunque coscienti; è possibile sperimentare una ridotta capacità di movimento, ma questo non è scontato e, in alcuni casi, si è completamente in grado di effettuare movimenti in modo volontario.

Le sedute di ipnosi regressiva vengono praticate a cadenza mensile o ogni due settimane. La durata del singolo incontro e della terapia sono variabili e dipendono in larga parte dal paziente. Generalmente sono sufficienti al massimo una decina di sedute per ottenere benefici da questa tecnica, ma molto dipende dal paziente e dalla sua risposta all’ipnosi regressiva. Per trarre giovamento dalla tecnica dell’ipnosi regressiva, infatti, a fare la differenza è la collaborazione, l’apertura del paziente e la sua capacità a “lasciarsi andare”, a credere nella tecnica e a fidarsi del professionista.

Controindicazioni

L’ipnosi regressiva non è di per sé pericolosa ma non è una tecnica che può essere utilizzata su qualsiasi persona; si stima che circa due persone su dieci non siano idonee a sperimentarla. In linea generale, la tecnica può essere adoperata solo su soggetti maggiorenni e risulta dunque sconsigliata nei bambini e negli adolescenti fino a diciotto anni. Questo perché quando si è molto giovani non si ha ancora una stabilità emotiva tale da poter affrontare traumi del passato.

L’ipnosi regressiva non risulta adatta nemmeno per le donne in gravidanza, per via del complesso stato emotivo e della maggiore vulnerabilità psicofisica che interessa la donna in questo particolare momento della vita. Anche chi soffre di depressione grave, psicosi e chi assume terapie con farmaci anticonvulsivanti e antiepilettici non dovrebbe essere trattato con l’ipnosi regressiva. In questi casi, infatti, si potrebbe verificare un peggioramento della malattia, azzerando completamente i benefici dell’ipnosi regressiva.

Poiché si tratta di una pratica che presenta alcuni rischi e controindicazioni, è sconsigliato ricorrere all’ipnosi regressiva fai te ed è bene sempre rivolgersi al proprio psicologo, psicoterapeuta o medico per ricorrere a questa tecnica.