Dieta, le migliori della settimana dal 23 al 29 ottobre

Cosa portare in tavola in questi giorni d'autunno, per fare il pieno di energia e ritrovare il benessere? Ecco i migliori consigli degli esperti

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Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

Quest’autunno un po’ anomalo, con temperature decisamente troppo elevate rispetto alla media stagionale, sta pian piano lasciando spazio ai primi freddi. E mai come in questo periodo dell’anno è importante curare l’alimentazione: cosa portare in tavola per non trovarsi mai a secco di energia e per essere sempre in forma? Vediamo quali sono i migliori consigli dei nostri esperti.

Tutti i benefici della dieta nordica

Restare in forma senza dover fare troppi sacrifici: è questo l’obiettivo della dieta nordica, un regime alimentare seguito in numerosi Paesi, come la Danimarca, la Svezia e la Norvegia. Diventata ben presto uno dei capisaldi della cultura scandinava in cucina, non prevede rigide regole come il conteggio delle calorie o l’adozione di porzioni particolarmente ridotte, bensì si basa su alcune sane abitudini a tavola, che offrono benefici non solo per la linea, ma anche per la salute.

Tra gli alimenti da consumare ci sono frutta e verdura, peschi ricchi di acidi grassi, pasta e pane integrali, legumi e cereali, latticini magri e olio di colza, povero di grassi saturi. Tutti cibi che, essendo di stagione e a km zero, garantiscono anche una piena sostenibilità. Studi hanno dimostrato che seguire questa dieta aiuta a proteggere il sistema cardiocircolatorio, a ridurre il rischio di sviluppare malattie croniche come il diabete e alcune forme di cancro, a migliorare la salute mentale e a tenere sotto controllo il peso, favorendo il senso di sazietà.

La dieta McDougall, un’alimentazione plant based

Negli ultimi anni, sempre più persone scelgono di ridurre il consumo di alimenti di origine animale, adottando un regime plant based. È su questa scia che nasce la dieta McDougall, sviluppata dal dottor John A. McDougall, esperto di medicina preventiva: il programma alimentare, della durata di soli 12 giorni, ha come principio cardine l’introduzione di cibi vegetali che abbiano un ottimo contenuto di fibre e carboidrati, con l’obiettivo di perdere progressivamente peso e di favorire il benessere generale.

La dieta prevede il consumo di cereali integrali, legumi, patate e tuberi, frutta e verdura e condimenti come salsa di soia, aceto e succo di limone, per insaporire i piatti. Si tratta di cibi a bassa densità energetica, ovvero poco calorici, oltre che ricchi di fibre: queste ultime migliorano la digestione, favoriscono il senso di sazietà e contribuiscono a tenere sotto controllo il peso. Inoltre, anche in questo caso siamo davanti ad un regime alimentare sostenibile, che tutela l’ambiente richiedendo meno risorse rispetto ad una dieta che abbonda di prodotti di origine animale.

La dieta giusta per combattere il “mal d’autunno”

Lo chiamano “disturbo affettivo stagionale”, ed è un vero e proprio cambiamento d’umore che si manifesta con tristezza, malumore, disturbi del sonno e grande stanchezza. Una sorta di mal d’autunno, dal momento che si manifesta durante questi mesi: la causa si nasconde nell’arrivo di un clima più rigido e in una minor quantità di luce solare, che in molte persone predispongono ad una condizione di malessere. Con la dieta, possiamo però far fronte a questo problema.

Ne abbiamo parlato con il prof. Pier Luigi Rossi, medico specialista in scienze della alimentazione e medicina preventiva e docente presso l’Università degli Studi di Siena ad Arezzo. La diminuzione delle ore di sole ha effetti importanti sul nostro organismo, causando una ridotta produzione di serotonina, l’ormone del benessere. Questo può spiegare l’improvvisa voglia di dolci che abbiamo durante l’autunno. La dieta ideale per affrontare questo disturbo è un regime ovo-pesco-vegetale: per quattro giorni dovremmo assumere solo alimenti vegetali, per poi fare un giorno con uova e pesce e ricominciare il ciclo dall’inizio.

Cos’è la reverse diet e come funziona

Seguire rigidamente una dieta molto restrittiva per dimagrire, e poi ricominciare ad accumulare tutti i chili persi non appena si torna ad un’alimentazione normale: è l’effetto yo-yo, un problema che moltissime persone hanno sperimentato. Come lo si può evitare? Gli esperti hanno individuato numerosi benefici nella reverse diet, ovvero la dieta inversa. Si tratta di un metodo che permette di passare da un regime alimentare a basso contenuto calorico ad uno di mantenimento, che prevede molte meno restrizioni.

Questo sistema dovrebbe consentire un graduale aumento dell’apporto calorico, facendo sì che l’organismo si abitui e non si verifichi l’effetto yo-yo. La reverse diet prevede un rigido schema da seguire: idealmente, bisognerebbe aumentare l’apporto energetico di circa 100 kcal ogni una o due settimane. Proprio per la sua difficoltà nell’applicarla, è importante affidarsi ad un esperto che possa redigere il miglior piano alimentare basato sulle singole esigenze di ciascuno di noi.

Pasta e ridotto consumo energetico: le scelte sostenibili

Mai come oggi abbiamo maggior consapevolezza dell’impatto delle nostre scelte quotidiane in ottica di risparmio energetico. E, con il caro bolletta che sta colpendo duramente gli italiani, siamo tutti alla ricerca di metodi per consumare meno. Ebbene, ci sono alcune strategie per portare in tavola un piatto di pasta sostenibile. A rivelarle sono gli esperti di Unione Italiana Food, in un report presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.

Il primo trucchetto consiste nell’utilizzare il coperchio finché l’acqua non bolle, per risparmiare tempo e consumare il 6% di energia in meno. E a proposito di acqua, per cuocere un etto di pasta ne servono 0,7 litri: in questo modo tagliamo i consumi di questa preziosa risorsa e, ovviamente, di energia necessaria per la preparazione del nostro piatto. Infine, negli ultimi tempi si è parlato molto di cottura passiva. Si tratta di un metodo che prevede di spegnere il fuoco dopo 2-4 minuti dal momento in cui si versa la pasta in pentola, in modo da sfruttare il calore presente nell’acqua senza sprecare troppa energia.