Stone balancing, la tecnica millenaria ritrovare l’equilibrio

Lo stone balancing è una disciplina meditativa praticamente sconosciuta nel mondo occidentale. Fa parte della meditazione Zen e ha alle spalle una storia millenaria

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Silvia Menini

Naturopata e Giornalista

Naturopata in costante formazione, è anche giornalista pubblicista, scrittrice, sommelier ed esperta di marketing.

La pratica delle discipline orientali è da sempre tesa al raggiungimento del benessere sia fisico che mentale e, soprattutto negli ultimi anni, ha preso sempre più piede anche nella società occidentale, forse per contrastare la frenesia a cui la quotidianità ci obbliga.

Lo stone balancing è una tecnica meditativa che affonda le proprie antichissime radici nella cultura orientale, e, più precisamente, in quella denominata “Zen” e che coinvolge sia la fase di esecuzione sia quella del risultato. È sicuramente una delle pratiche mirate al rilassamento e alla meditazione meno conosciuta ma si sta sempre più affermando in quanto è un connubio equilibrato tra arte e meditazione che ha l’obiettivo di raggiungere uno stato di pace psicofisico proprio grazie all’utilizzo delle pietre e quindi praticabile ovunque e a titolo gratuito.

La pratica dello stone balancing, come dice anche il nome, consiste nel porre in equilibrio pietre e massi per raggiungere il benessere fisico e mentale. I sassi scelti devono essere di forme e pesi differenti proprio per utilizzare i propri sensi e percezioni nel raggiungimento dell’obiettivo. Non vi può essere alcun supporto, oltre alla mente e alla forza di gravità. Non sempre è necessario usare più pietre in quanto lo stesso effetto può essere raggiunto anche tenendo in equilibrio una sola pietra, facendo perno sul suo lato più appuntito.

I cultori di questa pratica sostengono che il processo di ricerca dell’equilibrio di questi sassi è un ottimo modo per liberare sia la mente che il corpo dai pensieri, per concentrarsi con i punti di equilibrio dell’opera che si sta formando. Ed è proprio l’armonia e il bilanciamento che sono un vero e proprio riflesso dell’equilibrio interiore raggiunto.

Per riuscire nello stone balancing basta avere grandi doti di precisione, ma anche calma, disciplina, pace interiore, oltre a pazienza, concentrazione e del sano equilibrio mentale. Niente fretta e niente disturbi esterni. Questi ultimi, in particolare, potrebbero urtare la sensibilità della mente portandola a essere meno concentrata nei movimenti, e quindi a commettere errori. A ogni movimento effettuato bisogna percepire l’energia che viene scambiata tra il soggetto in meditazione e il sasso che bisogna porre in equilibrio. Non vi è un tempo limite entro il quale riuscirci. Alcune persone possono porre in equilibrio diversi sassi in pochi minuti, altre invece possono impiegare anche svariate ore. È una fusione tra spirito e materia che si fondono per raggiungere lo scopo voluto e cioè creare delle opere d’arte partendo da quello che ci viene donato dalla natura e tendendo a uno stato di pace e benessere interiore elevato.

Tra i posti consigliati per praticare lo stone balancing vi è la spiaggia del mare, una foresta silenziosa oppure la riva di un fiume che scorre lentamente. In ogni caso bisogna spegnere i cellulari. Il mix tra il movimento e il silenzio porta a sviluppare una percezione diversa delle cose, permettendo una conoscenza dell’oggetto più approfondita percependone l’energia che vi scorre.

Per iniziare a praticare quest’arte, bisogna semplicemente scegliere il luogo e le pietre da utilizzare. Solitamente queste ultime hanno una forma ovale o cilindrica, più raramente sono sferiche, ma ogni sasso deve avere un punto d’equilibrio. Per questo bisogna testarlo per bene nella mano, cercando di capire se può restare in equilibrio o no. All’inizio è importante scegliere le pietre dalle forme semplici e non troppo complesse. Una volta realizzata la prima opera dello stone balancing, non si può che fermarsi a osservarla per bene, studiarla, capirla, e fare propria la sua energia.

Cenni storici

Lo stone balancing ha sicuramente un risvolto artistico in quanto viene definito “l’arte degli scultori spirituali” ma rappresenta anche, come già detto, una vera e propria tecnica di meditazione orientale che affonda le sue origini in epoche antichissime. Sembra che fosse una tecnica meditativa del Buddha in India nel VI secolo a.C. e che tutt’ora ha l’obiettivo di fornire una modalità per ricongiungersi al proprio Sé allontanandosi da tutti quei processi mentali che portano a discostarsi da quello che è importante. Il suo valore spirituale, nella filosofia Zen, consiste in comprendere la materia attraverso le pietre e permettere uno scambio con esse nel momento in cui le si posa, confrontandosi con i limiti e la precarietà. Permette di sviluppare la propria sensibilità artistica e una consapevolezza che permette di connettersi alla natura.

È altresì vero che l’origine di questa pratica non è univoca. Infatti, molte culture, tradizioni e popoli, nel corso dei secoli, hanno adottato l’usanza di impilare le pietre una sopra l’altra con diverse finalità.

Gli stessi indigeni delle Ande appellavano questi cumuli “apachetas” e venivano costruiti ai margini delle strade in offerta agli dèi per chiedere di essere protetti durante il viaggio. Perfino nel Circolo Polare Artico nordamericano una scultura rudimentale fatta di pietre proprio impilate e chiamata inukshuk era usata come punto di riferimento su colline e montagne per guidare i viaggiatori.

In Irlanda e Scozia tale costruzione veniva utilizzata per contrassegnare i luoghi di sepoltura dei defunti e, in gaelico, veniva chiamata cairn.

In occidente lo stone balancing risale al 1987, l’anno in cui si tenne la Convergenza Armonica, un evento di meditazione globale con epicentro sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Successivamente a questo evento, i partecipanti iniziarono a costruire in maniera spontanea delle piccole torri di pietra in ogni parte del mondo come testimonianza materiale di quell’evento che li aveva segnati profondamente. Da qui, tale pratica si è poi diffusa esponenzialmente.

Come iniziare a praticare lo stone balancing

Di seguito riportiamo le diverse fasi che si devono fare per lo stone balance, seguendo le istruzioni date da Michael Grab, massimo esperto di questa pratica, fotografo e autore di libri e popolari video sempre riguardanti questo argomento e sicuramente utili a chi vuole iniziare per poter beneficiare di tutti gli aspetti positivi.

La selezione delle pietre

Le pietre che risultano utili per iniziare e approcciarsi a questa tecnica hanno di norma una forma sferica o cilindrica. Per facilitare la “costruzione” sarebbe utile che ciascuna pietra avesse un punto di appoggio una volta in equilibrio e quindi che fosse leggermente piana. Bisogna anche tenere in considerazione il fatto che rocce di medie e grandi dimensioni sono più facili da mettere in equilibrio rispetto a quelle di dimensioni più piccole che risentirebbero troppo dei movimenti della mano oltre agli agenti naturali che potrebbero distruggere velocemente il lavoro fatto.

Resta comunque il fatto che la forma, la rugosità o meno della superficie, così come anche il colore e le dimensioni rimangono tutti fattori che il “balancer” può scegliere in base allo stato mentale in cui si trova, all’umore del momento e alla difficoltà che vuole affrontare in questa impresa che lo metterà sicuramente alla prova.

Scegliere il luogo

Scegliere un luogo che ispiri calma e che sia ad alte vibrazioni è altrettanto importante quanto il vero e proprio processo. Le caratteristiche da ricercare sono: la quiete, i suoni che si sentono e l’ambiente rilassante che influiranno sulla tecnica e sul risultato.

I luoghi più comunemente scelti sono vicino al mare, a fiumi, torrenti di montagna o comunque luoghi dove ci sia dell’acqua in movimento e silenzio (se non il suono dell’acqua).

Un’altra cosa che viene consigliata durante il “balancing” è quello di ricercare sulla linea della visuale alcuni punti di riferimento stabili.

La fase di costruzione

È indubbio come il raggiungimento dell’equilibrio richiede grande pazienza oltre che una forte concentrazione. Infatti, è sicuramente complicato (se non impossibile) riuscire a realizzare il balancing in pubblico o con confusione e brusio attorno. L’attività di per se stessa, è una pratica riservata e meditativa e quindi si rischierebbe di non raggiungere l’effetto desiderato, soprattutto a livello interiore.

Il primo passo da fare è selezionale quella pietra che svolge il ruolo di ancoraggio e disporla nel luogo prescelto. Bisogna assicurarsi che sia saldamente sistemata a terra proprio per permettere di poterci costruire sopra.

Da questo momento si procede quasi d’istinto e questo significa non predeterminare il numero di pietre e la figura che si andrà ad ottenere con precisione ma affidarsi al proprio sentire e prendere le decisioni man mano che si procede seguendo la sensibilità alla gravità e alle singole forze del balancing.

La parte più complicata e complessa ma allo stesso tempo fondamentale è quella di sistemare la nuova pietra che dovrà rispettare l’equilibrio di quelle esistenti e fare da supporto anche alle successive. In questo caso è facile intuire la filosofia zen che vi sta alla base.

Un altro punto importante è quello di rispettare quello che esiste già ed evitare di intaccarlo o modificarlo.

Le diverse modalità di costruzione

Ci sono diverse modalità di sovrapposizione e di equilibrio delle pietre.

Pura: ogni pietra viene posta in equilibrio su un’altra appoggiando unicamente su un punto

A contrasto: l’equilibrio delle pietre più piccole deriva dal peso di quelle più grandi poste sopra

Accatastate: consiste nella classica e più conosciuta torre di pietre che viene sviluppata in altezza

Free Style: è un mix tra l’equilibrio della tipologia pura e quella di contrasto. Un esempio tipico è quello di costruire degli archi.

Come decidere quando fermarsi

Non esiste una durata standard per costruire lo stone balance. Dipende infatti dalla tipologia scelta, dal luogo, dal tempo che si ha a disposizione e anche dagli agenti atmosferici. È però facile intuire quando si è arrivati alla fine della costruzione basandosi sulle proprie sensazioni, intuito ma anche sull’estetica della propria creazione. Spesso si può raggiungere un livello soddisfacente anche solo con poche pietre e con risultati a dir poco stupefacenti. Se poi, guardando quello che si è costruito si sente una energia positiva, rigenerante e rilassante allora significa che si è ottenuto un ottimo risultato. L’ultima roccia dovrebbe farci dire: “Sono felice, è abbastanza”. Questo è il momento in cui si capisce di aver terminato.

I benefici

Riassumendo quanto spiegato fino ad ora, i benefici di questa tecnica sono:

  • L’assenza di tempo, di una scadenza, di stress o giudizio
  • Soddisfazione estetica
  • Positività e benessere grazie al raggiungimento di una serenità, pace ed equilibrio interiore
  • Concentrazione, disciplina mentale, capacità di estraniarsi
  • Focalizzazione sul qui e ora
  • Regolazione del respiro
  • Coordinazione occhio-mano
  • Creatività
  • Maggiore consapevolezza verso se stessi e verso ciò che ci circonda

E il retro della medaglia?

Sicuramente ci sono anche degli aspetti negativi di questa pratica e, prima di iniziare, è bene tenerne conto.

Spesso, infatti, lo si fa più per moda o per sfoggiare il proprio risultato alle altre persone piuttosto che per un vero percorso e approccio teso alla crescita personale. Questo non fa altro che evidenziare ancora di più la sconnessione tra le proprie azioni e ciò che ci circonda, dimenticandosi di ascoltare le vibrazioni dei luoghi e dell’equilibrio che si instaura tra natura, fauna e, potenzialmente, anche con noi stessi, rischiando così di intaccare un perfetto ciclo naturale.

Infatti, pur essendo una pratica affascinante, è anche vero che non dovrebbe essere effettuata nelle aree naturali come spiagge, parchi o riserve protette in quanto potrebbe disturbare l’ecosistema e rovinare gli habitat naturali di molte specie (come, ad esempio, granchi e molluschi che vivono proprio tra le rocce), portare all’erosione della costa o anche all’estinzione di piante autoctone, macro-invertebrati, piccoli mammiferi e altre specie magari in via di estinzione.

È importante tenere in considerazione il fatto che nulla è a caso in natura e le pietre stesse svolgono una funzione importante e sono in stretta sintonia con l’intero ecosistema. Proprio per questo motivo si deve sempre prestare attenzione al luogo che si sceglie per questa pratica e rispettarlo, magari scegliendo di rimettere a posto le pietre una volta terminato. Inoltre, se si pratica in spiaggia, controllare sempre che non ci siano alghe o molluschi e prediligendo sassi lontani dal bagnasciuga.