La dieta ipoproteica: un protocollo alimentare per detossificare l’organismo

La dieta ipoproteica, un rimedio non solo utile a depurare fegato e intestino. Questo regime alimentare apporta anche altri benefici nascosti, scopriamoli

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Stella Galbiati

Biologa Nutrizionista

Biologa Nutrizionista laureata nel 2015 in Scienze della Nutrizione Umana. Si occupa di corretta alimentazione.

Chi non ha mai pesato di sottoporre il proprio organismo a un periodo di detox dopo eccessi alimentari legati a particolari periodi dell’anno, come l’estate? Digiunare o eliminare intere categorie alimentari dalla propria alimentazione, come i carboidrati e i grassi non è mai la soluzione vincente per il nostro organismo. Ridurre, non eliminare, le proteine  potrebbe essere invece una buona soluzione.

Quando si parla di dieta ipoproteica, non si intende solo un protocollo alimentare utilizzato in ambito medico per limitare gli effetti di alcune patologie, ma un metodo sempre più utilizzato per depurare l’organismo, in particolare fegato e reni, estremamente preziosi per il nostro corpo. Vediamo insieme di che cosa si tratta.

Cosa sono le proteine?

Prima di tutto, è importante definire in modo semplice la dieta ipoproteica, ovvero un regime alimentare a basso contenuto proteico. Questo protocollo viene spesso indicato e conosciuto in ambito medico come regime alimentare idoneo e, a volte, obbligatorio per tutti quei soggetti affetti da alcune patologie renali o epatiche, più o meno gravi. Però, molti studi ci suggeriscono come questo possa anche essere seguito volontariamente per scopi di detossificazione/disintossicazione dell’organismo e come, in generale, parte di un approccio per migliorare la propria salute.

Ma a cosa servono le proteine nella nostra alimentazione? Le proteine sono un gruppo di nutrienti, conosciuti principalmente per la loro funzione strutturale o plastica, ovvero essenziali per la crescita, lo sviluppo e la riparazione dei tessuti del corpo, come il collagene, i muscoli, la pelle e gli organi interni. Non solo, ma giocano anche un ruolo di trasporto di sostanze estremamente fondamentali per noi, come l’emoglobina, carrier dell’ossigeno dall’apparato respiratorio agli organi interni.
Inoltre sono considerate molecole fondamentali per la vita, essenziali per numerosi processi biologici: esse svolgono un ruolo cruciale nella struttura e nella funzione delle cellule, oltre a contribuire all’omeostasi e alla regolazione dei processi metabolici.

Ogni proteina è composta da una serie differente di amminoacidi (in natura sono 20, che si combinano in modo diverso, per produrre infinite tipologie di sequenze); 8 di questi sono definiti aminoacidi essenziali, ovvero componenti non solo fondamentali per il nostro corpo, ma che quest’ultimo riesce a ricavare solamente dagli alimenti, perché non è in grado di produrre in autonomia partendo da altre strutture o molecole.

Buona cosa, quindi, è variare spesso la tipologia di proteina alimentare, anche in un regime alimentare che ne limita la quantità, per permettere all’organismo di non andare in sofferenza.

Le proteine, inoltre, partecipano alla corretta funzionalità del nostro sistema immunitario e possono anche agire come ormoni, come l’insulina, molto conosciuta perché principale regolatrice del metabolismo degli zuccheri nel nostro corpo.
Gli alimenti riconosciuti principalmente come “fonte proteica” sono carne, pesce, uova, formaggi e legumi. Questi hanno contenuti differenti di proteine e amminoacidi essenziali: la carne, il pesce e l’uovo, in particolare l’albume, ne hanno di più (29 g su 100 g di petto di tacchino) rispetto a legumi e formaggi, che ne contengono meno come, ad esempio i 9 g per 100 g nella ricotta di pecora o 5 g su 100 g nei piselli.

Dal punto di vista calorico, però, posseggono la stessa quantità di energia dei carboidrati, ovvero 4 kcal/g, ma meno dei grassi (9 kcal/g di lipidi). L’apporto proteico giornaliero consigliato varia in base all’età, al sesso e all’attività fisica. Solitamente, però, una dieta normo-proteica prevede un consumo di proteine di circa 1 g per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Questo quantitativo è facilmente raggiungibile se si inserisce almeno una fonte proteica in ogni pasto principale. Per questo motivo, l’importanza delle proteine per la salute umana non può essere sottovalutata: una dieta equilibrata, ne deve fornire una quantità sufficiente, quindi né troppo poca, né esagerata. Se si sceglie di intraprendere questo regime alimentare detox, è sempre buona cosa rivolgersi ad un esperto che sia in grado di valutare le giuste proporzioni, al fine di evitare possibili carenze.

La dieta ipoproteica, i suoi pro e i suoi rischi

Dopo aver compreso il ruolo fondamentale delle proteine per le corrette funzionalità del nostro organismo, cerchiamo di capire di che cosa si tratta quando parliamo di “dieta ipoproteica”. Come abbiamo già accennato, questo protocollo alimentare limita l’assunzione di proteine, ma bisogna fare attenzione a garantire comunque un apporto adeguato di tutti gli altri nutrienti essenziali per il corretto funzionamento del corpo.

La composizione tipica di una dieta ipoproteica è caratterizzata da un ridotto consumo di carne, pesce, uova, latticini e legumi, che solitamente sono le principali fonti di proteine dei principali protocolli dietetici, primo tra tutti quello mediterraneo. Essa, infatti, prevede una riduzione del consumo proteico, fino a raggiungere livelli inferiori a 0,8 grammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno.

Non solo ridurre le fonti proteiche per antonomasia, ma è possibile anche utilizzare nel protocollo alimentare alimenti “speciali”, conosciuti come “aproteici”, ovvero senza o con un limitato contenuto di proteine, come il pane aproteico o la pasta aproteica, il cui contenuto di questo nutriente si aggira intorno 1 su 100 grammi di prodotto, ovvero circa 10 volte inferiore rispetto alle loro controparti tradizionali. L’apporto calorico di questi alimenti, invece, è simile a quelli comuni, in quanto la dieta ipoproteica non deve limitare i fabbisogni energetici dell’organismo, ma semplicemente operare delle limitazioni amminoacidiche.

I vantaggi della dieta ipoproteica possono essere diversi, a seconda della situazione individuale. Nel caso di alcuni disturbi renali o epatici, una riduzione dell’apporto proteico può aiutare a ridurre il carico di lavoro su questi organi, facilitando il loro processo di guarigione o rallentandone il deterioramento.

Il fegato, infatti, interviene direttamente nel metabolismo proteico, producendo urea che viene eliminata dal nostro organismo attraverso i reni, che producono l’urina. Se queste due strutture corporee non funzionano in modo corretto, come nei casi di epatiti e/o cirrosi epatica, oppure in presenza di un solo rene, si assiste ad un rialzo della concentrazione di sostanze azotate nel sangue, provocando il tipico quadro patologico definito insufficienza renale. In questo caso, quindi, una dieta ipoproteica può  aiutare a controllare i livelli di azoto ureico nel sangue e che, a loro volta, possono essere la causa di ulteriori problematiche, come la gotta.

Non solo in un ambito clinico specifico come quello appena descritto, ma molto studi hanno evidenziato una serie di vantaggi legati all’applicazione di questo protocollo alimentare, come il trattamento della malnutrizione e di tutti quegli squilibri idro-elettrolitici e acido-base che possono verificarsi nel nostro organismo.

Sembra, inoltre, che si possano riscontrare anche effetti positivi legati all’invecchiamento, alla memoria e alla salute del nostro cervello: una ricerca condotta dal Charles Perkins Center, pubblicata sulla rivista Cell Reports, riporta come una dieta ipoproteica somministrata ad un campione di topi, possa generare questi benefici. In questo studio, i ricercatori hanno alimentato i topi presi a campione con carboidrati complessi derivati dall’amido (principalmente da patate) e con le proteine della caseina, proveniente da formaggio e da latte. Per valutare i benefici cerebrali della dieta, i ricercatori hanno studiato gli effetti sull’ippocampo, ovvero quella regione del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria. Dai dati raccolti e dalle statistiche elaborate, sembra che questa area abbia mantenuto uno stato di attività crescente e duratura nel tempo, rispetto quella di un altro gruppo di animali alimentato con una dieta a maggiore contenuto di proteine.

Non solo, ma questa zona del nostro cervello è anche la prima parte che si deteriora nei casi di patologie neurologiche, come l’ Alzheimer. L’interesse verso questo effetto positivo hanno origine dallo studio attendo del professor David Le Couteur verso la popolazione di Okinawa, città del Giappone: questa è considerata la società più longeva e, si pensa, che questo effetto sia legato alla sua dieta tradizionale diffusa tra gli abitanti, ovvero principalmente basata sull’assunzione di carboidrati e verdura, con solo il 9% di proteine, derivanti principalmente da pesce magro e soia.

Altre ricerche scientifiche hanno anche evidenziato che questo protocollo alimentare potrebbe avere effetti positivi per la salute cardiaca. Questo, infatti, deriverebbe dal fatto che una riduzione dell’introito di alimenti proteici nella propria dieta, quali carne, latticini e affettati, porterebbe anche alla diminuzione dell’apporto di grassi, in particolare di quelli ad alto contenuti di acidi grassi saturi, conosciuti per il loro ruolo associato alle patologie cardio-vascolari e dislipidemie, ovvero patologie strettamente correlate alla quantità di colesterolo circolante, particolarmente presente in questi gruppi alimentari.

Tuttavia, non possiamo non citare gli eventuali svantaggi che potrebbero essere associati alla dieta ipoproteica. In base a quello che abbiamo detto all’inizio, un’assunzione limitata di proteine può causare un rallentamento nella costruzione di tessuti, estremamente fondamentali durante il periodo della crescita, ma anche essenziali in seguito a episodi come scottature e ferite. Non solo, ma la riduzione dell’apporto proteico, può portare a una carenza di aminoacidi essenziali, che possono essere introdotti solo attraverso l’alimentazione e, una loro assenza, potrebbe comportare conseguenze gravi alla salute del nostro organismo. Non solo, ma poche proteine comporterebbero anche affaticamento e debolezza, causati da una perdita di massa muscolare, indebolimento e deficit del sistema immunitario, carenze di altri nutrienti e molecole trasportati dalle proteine stesse, primi tra tutti l’ossigeno.

Da non sottovalutare anche  che una limitazione dell’apporto proteico alimentare può anche portare a una riduzione del senso di sazietà, poiché le proteine sono responsabili di fornire un senso di pienezza dopo i pasti. Queste, infatti, sono coinvolte nella produzione dell’ormone grelina, che stimola il senso di pienezza, rispetto al cortisolo, al contrario responsabile della sensazione di fame. Una loro limitazione giornaliera, quindi,  potrebbe provocare una maggiore sensazione di fame e difficoltà, ad esempio, nel mantenere nel lungo tempo una dieta mirata e finalizzata al calo ponderale.

È importante sottolineare, però, che una dieta ipoproteica non è adatta a tutti. Infatti, alcuni soggetti, come gli sportivi, avendo una maggiore massa muscolare e un metabolismo corporeo elevato, a causa dell’impatto che l’attività ha sulle loro fibre muscolari, hanno la necessità di un apporto proteico decisamente maggiore rispetto ai loro pari sedentari, soprattutto durante i giorni in cui effettuano le loro sessioni di allenamento.

Non solo, ma anche le donne in gravidanza o in fase di allattamento richiedono un apporto proteico adeguato per il corretto sviluppo del feto o del neonato. Anche i bambini e gli adolescenti, nel pieno della loro crescita, necessitano di un adeguato apporto calorico e proteico: se così non dovesse essere, si potrebbe andare incontro a crescita ridotta, problemi muscolari, disfunzioni metaboliche e immunitarie. Non dimentichiamoci anche degli anziani, che a livello fisiologico vanno incontro a sarcopenia, condizione che ne determina un indebolimento e riduzione della massa muscolare. Di fronte a queste categorie particolari, si consiglia vivamente di valutare con attenzione la scelta di intraprendere un percorso dietetico di questo tipo.

Prima di seguire una dieta ipoproteica, è quindi sempre fondamentale e necessario consultare un professionista della nutrizione, come un dietologo, nutrizionista o dietista, per assicurarsi che questo regime sia adeguato alle proprie esigenze nutrizionali, al fine di evitare carenze nutrizionali indesiderate.

In conclusione, la dieta ipoproteica è un regime alimentare che limita l’apporto di proteine. Sebbene possa essere vantaggiosa per alcune condizioni mediche specifiche o per la salute cardiaca, potrebbe comportare problematiche importanti per la salute del nostro organismo, come abbiano descritto in precedenza.

Schema alimentare giornaliero della dieta ipoproteica

Dopo aver spiegato in modo dettagliato la dieta ipoproteica, i suoi effetti positivi, ma anche gli eventuali rischi che si potrebbero presentare, vediamo insieme una giornata alimentare tipo, che rispecchia i canoni di questo protocollo alimentare:

COLAZIONE Bevanda vegetale all’avena
Fette biscottateMarmellata o miele
SPUNTINO Una mela
PRANZO Riso basmati, condito con parmigiano
Ceci
Insalata mista di lattuga, carote e pomodoriOlio extra-vergine di oliva per condire e cucinare
SPUNTINO Una banana
CENA Vellutata di zucca, carota e zenzero
Ricotta di pecoraOlio extra-vergine di oliva per condire e cucinare
Pane di segale

 

Fonti bibliografiche

SINU, LARN
Dieta iperproteica e dieta ipoglucidica, Ministero della Salute
Fondazione Italiana del Rene

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