Dieta alcalina: come funziona e cosa mangiare, rischi e benefici

Ideato dall’americano Robert Young, è uno schema alimentare per perdere peso, ridurre le infiammazioni e migliorare la salute. È tutto vero?

Foto di Ivana Barberini

Ivana Barberini

Giornalista specializzata in Salute e Benessere

Giornalista ed economa dietista, scrive articoli su salute, alimentazione e benessere ed è specializzata nell’editing di volumi e pubblicazioni medico-scientifiche.

Arriva sempre dagli Stati Uniti la nuova promessa per un dimagrimento rapido ed efficace, stavolta grazie al pH corporeo.

I sostenitori di questa dieta si basano sull’idea che il consumo di alimenti considerati acidi, come la carne rossa, può alterare l’equilibrio del livello di pH e influire negativamente sulla salute. Bilanciare il pH attraverso l’alimentazione, quindi, può portare a una serie di benefici per il nostro organismo.

Ma quanto c’è di vero in tutto questo?

Lo abbiamo chiesto al Dott. Luigi Napolitano, biologo nutrizionista specializzato in Scienze della nutrizione umana.

Cos’è la dieta alcalina?

È opportuno ricordare che si tratta di una dieta senza un concreto fondamento scientifico. Lo stesso Young (che non è medico e non possiede alcun titolo specialistico) è stato condannato dal tribunale di San Diego per truffa e negligenza per aver convinto una donna a curare un cancro al seno con infusioni di bicarbonato di sodio, massaggi e idrocolonterapia. Ma il tumore è progredito ed è passato, nel giro di pochi mesi, da uno stadio I a uno stadio IV.

Secondo questo approccio alimentare, sarebbero gli alimenti acidi a causare le malattie, pertanto controllare l’alcalinità dell’organismo aiuterebbe a contrastare disturbi e patologie anche gravi. E come? Secondo Young, grazie a tutti gli alimenti che sono in grado di “alcalinizzare” il corpo. Una dieta alcalina efficace, infatti, prevede un 80% di alimenti “alcalinizzanti” e un restante 20% di cibi “acidificanti”. In pratica, sono da preferire verdure, frutta, legumi e pesce. Pochissima carne e quasi nessun latticino, perché acidificano.

Alcuni gruppi di alimenti sono considerati, infatti, acidi, alcalini o neutri:

  • Acidi: carne, pollame, pesce, latticini, uova, cereali, alcool.
  • Neutri: grassi naturali, amidi e zuccheri.
  • Alcalini: frutta, noci, legumi e verdure.

Aggiunge il nostro nutrizionista: «il pH è una scala di misura che viene utilizzata per definire il carattere acido-base delle soluzioni e vede il suo punto di neutralità pari a 7. Per valori che sono inferiori parleremo quindi di acidità, al contrario per valori superiori parleremo di soluzioni basiche o alcaline. Come può questo discorso interessare l’organismo umano? Semplice: l’ambiente cellulare è caratterizzato da un proprio equilibrio (acido o basico) che permette alle cellule di massimizzare le loro prestazioni. Perturbare questo equilibrio porta a una alterazione dell’attività cellulare che si ripercuote direttamente sulla nostra salute.

Il nostro corpo ha un pH, mediamente, di 7.4, punto essenziale per l’efficienza metabolica. Sulla base di quanto appena detto, negli anni si è pensato di controllare questo valore con l’alimentazione attraverso l’introduzione della “dieta acido-base” nota ai più come “dieta alcalina” o “dieta alcalinizzante”. È una dieta che si basa sull’assunzione di alimenti che dovrebbero portare il pH verso l’alcalinità, aumentandone i valori. Per definire l’acidità di un alimento possiamo utilizzare il PRAL: Potential Renal Acid Load. Navigando su internet è possibile ritrovare diverse tabelle con queste indicazioni, ma nella pratica quando il PRAL è negativo gli alimenti sono alcalinizzanti, viceversa sono acidificanti.

Gli alimenti con PRAL negativo sono, tendenzialmente, tutti i prodotti di origine vegetale, mentre quelli che favoriscono un aumento dell’acidità sono quelli di origine animale. Attenzione, perché nei prodotti vegetali rientrano anche gli agrumi che invece tendono ad aumentare l’acidità. Sembrerebbe assurdo ma soffermiamoci a pensare, in una giornata, a quante cose mangiamo e a come queste potrebbero impattare sul pH: il caffè, bevanda tanto amata dagli italiani, è “acida”; il succo di limone e l’aceto sono “acidi” ma per condire le nostre insalate non possono mancare. Ma allora non li devo più consumare perché alterano il mio equilibrio e sono la causa di tutti i mali? No, assolutamente non è così. Durante il processo digestivo vengono secreti succhi gastrici che hanno un pH estremamente acido: ci aiutano a digerire, guai se non fosse così. L’organismo umano è una macchina perfetta e nel momento in cui sono registrate variazioni rispetto al valore di riferimento, si attivano una serie di reazioni volte a normalizzare i cambiamenti.

Negli anni, e con delle buone strategie di marketing, si è diffusa l’idea che la “dieta alcalina” potesse apportare una serie di vantaggi, tra i quali anche la riduzione dell’incidenza dei tumori».

Perché non ha senso per la scienza parlare di dieta alcalina?

Il nostro organismo lavora continuamente per mantenere il pH ai valori fisiologici: quando si assume una sostanza acida, l’organismo si attiva mettendo in moto meccanismi che permettono al pH di rimanere stabile. Tutto il giorno, anche mentre dormiamo, polmoni e reni lavorano per mantenere il pH attorno al valore di 7.4.

Secondo la dieta alcalina, mangiando specialmente frutta (non tutta), alcuni legumi, ma soprattutto evitando cibi “acidi” come la carne ad esempio, il nostro corpo risulterebbe “alcalinizzato” con un notevole impatto sulla salute. Ma secondo la scienza sono almeno

tre i motivi per i quali nutrirsi di cibi “alcalini” non serve a nulla:

  1. Un alimento alcalino, subito dopo l’ingestione, entra in contatto con i succhi gastrici dello stomaco, fortemente acidi. Questo “incontro” neutralizza l’alcalinità dell’alimento che al momento dell’assimilazione è praticamente neutro.
  2. Anche se esistesse un alimento che riuscisse a mantenere la sua basicità dopo il passaggio nello stomaco, fino a riuscire a variare il pH del sangue, si metterebbero in moto tutti i meccanismi per riportare il pH ai valori consueti.
  3. Se per ipotesi esistesse un cibo che, dopo aver passato indenne l’acidità gastrica, eludendo anche i meccanismi di regolazione del pH, fosse in grado di alcalinizzare il sangue, in pochi minuti l’organismo andrebbe in alcalosi metabolica, una condizione legata a sintomi anche gravi. Sarebbe quindi più un veleno che un cibo salutare.

Cosa mangiare? Cibi concessi e vietati

La dieta alcalina privilegia il consumo di verdure, frutta, legumi, tofu e semi.

Alcol, uova, carne, alimenti trasformati, zucchero e cereali sono proibiti o limitati perché “acidificano” il corpo. È un approccio quindi che limita interi gruppi di alimenti, compresi i cereali integrali, la carne e tutte le proteine ​​animali, inclusi latte e uova.

Vediamo nel dettaglio.

  • Verdure: tutte, ma soprattutto carote, spinaci, broccoli, cavoli, bieta e zucca.
  • Frutta: arance, fragole, mela, pera, banana, mango, lime, ananas, melone, ciliegie, uva, datteri e avocado.
  • Pesce: quasi tutti, in particolare spigola, trota, tonno e salmone.
  • Legumi: fagioli in particolare.
  • Acqua alcalina: circa 2 litri al giorno di acqua da alcalinizzare con ionizzatori, oppure acque minerali con un pH uguale o superiore a 9.5.
  • Bevande: tè verde e tisane.

Tra i cibi vietati invece:

  • carne
  • uova
  • latte e formaggi (compreso il latte di soia)
  • noci e arachidi
  • pomodoro
  • caffè
  • zucchero raffinato
  • cioccolato
  • vino rosso.

Quali sono i (presunti) benefici della dieta alcalina?

La scienza non avalla i principi di questo regime alimentare. La ricerca evidenzia, infatti, che il cibo che ingeriamo non è in grado di alterare i livelli di pH del sangue. Possono verificarsi cambiamenti nel pH della saliva o dell’urina (che sono considerati prodotti di scarto), ma la maggior parte delle persone difficilmente mangerà così tanti cibi alcalini da avere un impatto sul sangue. E se accadesse, per ipotesi, sarebbe un problema per l’organismo.

Ciononostante, i fautori di questa dieta sostengono che possa comportare i seguenti benefici per la salute:

  • Perdita di peso in poco tempo.
  • Può combattere l’infiammazione.
  • Privilegia cibi utili per l’apparato cardiovascolare.
  • È una dieta ad alto contenuto di fibre.

Dimagrimento

Secondo il suo ideatore, con questa dieta si può perdere almeno 1 kg in 2-3 giorni. Tuttavia come abbiamo già ricordato, non c’è alcuna prova scientifica ad avvalorare questa affermazione. Tra l’altro, è un traguardo che può essere raggiunto anche con una dieta ipocalorica equilibrata, cioè che prevede tutti i nutrienti. Trattandosi comunque di un approccio alimentare che limita di molto i carboidrati, il dimagrimento è più che altro legato a questo.

Uno studio del 2014 pubblicato su Annals of Internal Medicine ha esaminato 148 persone obese e che seguivano una dieta. La ricerca ha evidenziato che coloro che avevano ridotto i carboidrati avevano perso quasi 8 kg in più rispetto a chi aveva ridotto l’assunzione di grassi. Sono però necessari altri studi in questa direzione per confermare i risultati.

Infiammazione

Non ci sono studi che indagano il rapporto tra dieta alcalina e infiammazione. Tuttavia, le ricerche su altri regimi alimentari suggeriscono che una dieta ricca di alimenti vegetali e fibra potrebbe essere efficace nel combattere l’infiammazione. Questo grazie ai flavonoidi, presenti in frutta e verdura, considerati antinfiammatori. Uno studio del 2019 pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition evidenzia, infatti, che una maggiore assunzione di frutta e verdura porta sia a una riduzione dei mediatori pro-infiammatori, sia a un profilo delle cellule immunitarie migliorato. La dieta alcalina favorisce frutta, verdura e legumi, alimenti naturalmente ricchi di flavonoidi, ma è soltanto questo il collegamento.

Salute del cuore

Anche in questo caso la scienza non ha alcuna prova della relazione tra dieta alcalina e salute del cuore. L’enfasi dell’approccio di Young basato su frutta, verdura, noci e semi, avocado, olio d’oliva e pesce in realtà non è così giustificato. Infatti, già la dieta mediterranea ha ampiamente dimostrato di ridurre il rischio di malattie cardiache, la pressione sanguigna e il colesterolo cattivo. Inoltre, le diete più accettate dalla comunità scientifica per il buon funzionamento dell’apparato cardiovascolare, inclusa la dieta mediterranea, includono i cereali integrali, che la dieta alcalina invece esclude.

Dieta alcalina: menù settimanale

Nello specifico la dieta alcalina consiglia di assumere un 70-80% di alimenti alcalini e un 20-30% di alimenti acidi (secondo alcuni una ripartizione percentuale molto simile a quella della paleo-dieta). A titolo puramente esemplificativo si propone un esempio di menu, senza grammature, con i canonici cinque pasti:

Colazione cereali soffiati con bevande vegetale di riso
Spuntino frutta secca
Pranzo zuppa di legumi e verdure
Spuntino frutta di stagione
Cena pesce magro al forno con contorno di stagione

Controindicazioni

Come abbiamo visto è una dieta che favorisce alcuni alimenti, escludendone altri. Pertanto non garantisce il corretto apporto nutrizionale. Inoltre, chi soffre di insufficienza renale, di problemi cardiaci o altre malattie o assume farmaci deve sempre consultarsi con il proprio medico. Mai come in questo caso il fai da te può essere rischioso per la salute.

Aggiunge il Dott. Napolitano: «è un regime alimentare che non presenta alcun fondamento scientifico particolare, i benefici sono legati all’elevato apporto di fibre derivante da un consumo maggiore di prodotti vegetali e integrali rispetto ai prodotti industriali e raffinati o di origine animale. I cibi vegetali hanno densità calorica più bassa quindi dovremmo mangiarne quantità superiori per eguagliare l’apporto energetico delle altre categorie. Per quanto sembri facile, non lo è: oltre ad apportare meno kcal tendono a saziarci di più e in tempi più brevi. Significa che inconsciamente mangiamo di meno ma ci sentiamo più sazi. Se mangiamo di meno, si crea il deficit energetico che ci permette di perdere peso. La base di tutti i regimi alimentari volti alla perdita di peso è appunto il deficit energetico: se poi ci piace una dieta piuttosto che un’altra è perché, forse, quella dieta è più simile alle nostre abitudini. Ma non sarà sicuramente il seguire una moda alimentare che ci apporterà benefici, non esiste».

Dieta alcalina e cancro

Secondo la scienza non c’è nessuna evidenza che la dieta alcalina possa curare un tumore. È stato accertato, infatti, che la dieta o l’uso di integratori possono influenzare il pH delle urine, ma non quello del sangue. Certamente ridurre l’apporto di carne e di cibi troppo raffinati e favorire il consumo di frutta e verdura è utile per la salute ed è una buona forma di prevenzione contro il cancro, ma non ha nulla a che vedere con la basicità o l’acidità degli alimenti.

Conclude il nostro esperto: «forse questo tipo di regime alimentare è quello meno comune; infatti, non sono tante le persone che, con il fai da te, si dilettano a seguirlo. Tornando al discorso tumori: la letteratura scientifica ha smentito qualsiasi tipo di associazione tra la dieta alcalina e la genesi di un tumore, anzi aggiunge che questo tipo di regime alimentare non va nemmeno a bloccare la progressione di un tumore già presente».

Fonti:

Aspetti principali della dieta