Colesterolo alimentare: qual è la sua importanza per la salute?

Il colesterolo viene prodotto soprattutto a livello endogeno, ma controllare quello introdotto con l'alimentazione può diminuire il rischio di malattie cardiovascolari

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Uova, formaggi e latticini, carne: molte persone temono il consumo di questi alimenti per il loro contenuto in colesterolo, un composto che siamo abituati a pensare come qualcosa di negativo per il nostro organismo, ma del quale è importante considerare anche il suo ruolo fisiologico indispensabile per molte funzioni. Per comprenderne l’importanza, basti ricordare il suo ruolo chiave nel sistema endocrino quale precursore degli estrogeni, degli altri ormoni steroidei, della vitamina D. 

In quali alimenti si trova il colesterolo alimentare

Negli alimenti di origine animale la quantità di colesterolo varia da 3 mg in una porzione di latte scremato (125 ml) a 220 mg in 1 uovo, quasi 190 mg presenti in 100 g di fegato di bovino. Il colesterolo contenuto negli alimenti può concorrere ai livelli circolanti di colesterolo nel sangue, ma per una quota di circa un quinto, mentre il resto è dovuto alla produzione endogena. Anche la produzione endogena, influenzata dal profilo ormonale e dalla genetica, tuttavia risente di influenze alimentari: ad esempio una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e carboidrati raffinati determina una maggiore produzione endogena di colesterolo, che avviene intorno alle 2 di notte. Per questo è importante prestare attenzione anche a cosa si mangia a cena. Come spiega il prof. Pier Luigi Rossi, medico e specialista in scienza della alimentazione in questo articolo, mangiare troppo a cena, soprattutto alimenti contenenti acidi grassi saturi (salumi, formaggi, grassi animali…) e carboidrati (pasta, pane, biscotti, fette biscotti, prodotti da forno, dolci, pasticceria…) procura un brusco aumento della glicemia, con conseguente aumento della secrezione dell’insulina. “Un elevato livello di insulina raggiunto nella tarda serata stimola, a sua volta, l’enzima HMG CoA-reduttasi che innesca la produzione di colesterolo endogeno nel fegato fino a circa 2,5 grammi – spiega l’esperto. Un valore altissimo se si considera che la quantità di quello introdotto per via alimentare (e mangiando male…) è di circa 300 milligrammi”.

In generale, infatti, la quantità di colesterolo endogeno (ossia quello prodotto dal nostro corpo) è notevolmente più elevata (circa 800mg/die) rispetto a quello assunto con la dieta, che è pari a circa 300mg/die con una dieta onnivora.

Quando è troppo alto…

Quando la quantità di colesterolo presente nel sangue – soprattutto quello “cattivo” – raggiunge valori elevati, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari che, se in presenza di altri fattori di rischio quali ipertensione, fumo, diabete, eccesso di peso, sedentarietà, ecc. – facilita la comparsa di eventi ischemici, particolarmente pericolosi quando sono colpiti organi vitali come cervello e cuore. La preoccupazione diffusa circa il contenuto di colesterolo negli alimenti è attribuibile al fatto che il colesterolo alimentare può associarsi ad un aumento della colesterolemia in quegli individui – circa un quarto della popolazione – che sono fisiologicamente meno capaci di ridurne l’assorbimento intestinale e/o di sopprimerne la sintesi endogena.

L’importanza dell’alimentazione

Per quanto, dunque, la colesterolemia e i livelli relativi di colesterolo “buono” e “cattivo” risentano in misura importante del fattore genetico, per prevenire questi possibili eventi e proteggere la salute è fondamentale controllare la quantità e la qualità dei grassi consumati e le calorie totali della dieta, oltre ovviamente ad altri comportamenti come astensione da fumo, ridotto consumo di sale e zuccheri liberi e regolare attività fisica. È dimostrato, infatti, che ridurre la quantità di grassi alimentari (e in particolare di grassi saturi, che devono essere inferiore del 10% del fabbisogno energetico giornaliero), del colesterolo alimentare e delle calorie ingerite permette spesso di abbassare livelli troppo elevati di colesterolemia, diminuendo così la probabilità di incorrere nelle malattie ad essi associate.