Caffè amico del cuore: ha un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare

Secondo uno studio condotto dall’Università degli Studi di Bologna, un consumo moderato di caffè nell’ambito di uno stile di vita equilibrato riduce il rischio di incidenza di ipertensione

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Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Caffè e sistema cardiovascolare: lo studio italiano

Con il suo aroma inconfondibile, il caffè è la bevanda più diffusa al mondo, subito dopo l’acqua. Negli Stati Uniti, il suo consumo ammonta a 400 milioni di tazze al giorno ed è, a livello globale, la principale fonte di caffeina. In Italia, poi, si rivela una delle bevande più amate. 

Eppure, ancora oggi circolano molte fake news su questo alimento, soprattutto quando si tratta dell’associazione caffè e sistema cardiovascolare. Oggi, uno studio dell’Università degli Studi di Bologna rilanciato da ISIC (Institute for Scientific Information on Coffee) ha confermato come il caffè sia un vero e proprio “amico del cuore”.

Secondo gli autori, non sono pochi i dubbi che ancora oggi insorgono nei clinici quando si tratta di consigliare il consumo di caffè nel contesto di un’alimentazione e di uno stile di vita equilibrati, soprattutto nelle persone che soffrono di malattie cardiovascolari. A fugarli, in realtà, sono i risultati di numerosi studi scientifici, che concordano sul fatto che, il consumo abituale di caffè, per la presenza di sostanze antiossidanti, antinfiammatorie e cardioprotettive può contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare, oltre che di altri disturbi, come il diabete mellito, l’obesità, e della mortalità per tutte le cause.

Caffè e ipertensione arteriosa

Nei primi studi clinici volti a studiare gli effetti del caffè, è stato ipotizzato un possibile effetto deleterio sulla pressione sanguigna sistemica e sull’incidenza delle malattie cardiovascolari. Questi dati – si legge nella ricerca condotta dall’Università degli Studi di Bologna – sono stati interpretati sulla base del lieve aumento della pressione sanguigna che può verificarsi immediatamente dopo il consumo di caffeina. Il caffè, tuttavia, contiene più di 1000 componenti chimici con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasodilatatrici. È quindi probabile che se, da un lato, la caffeina provoca un lieve aumento della pressione sanguigna, dall’altro, le innumerevoli sostanze contenute nel caffè sono in grado di contrastare questo effetto, con conseguente beneficio per la salute.

Un consumo moderato di questa bevanda non sarebbe dunque correlato all’ipertensione, ma avrebbe addirittura una funzione protettiva: una metanalisi basata su oltre 247 mila partecipanti, di cui più di 54 mila ipertesi, ha dimostrato una relazione inversa tra il rischio di ipertensione arteriosa e consumo di caffè, con una riduzione del rischio del 2% per ogni tazzina consumata al giorno. “Questo beneficio – sottolinea uno degli autori dello studio, il prof. Claudio Borghi – è in gran parte dovuto alla presenza nel caffè di alcune sostanze, come vitamina E, niacina, potassio e magnesio, che hanno un’azione favorevole sul controllo pressorio che si integra con quella di composti antiossidanti, come i polifenoli, caratterizzati da proprietà vasodilatatorie. Precisa anche che “Riguardo all’assunzione di caffeina, inoltre, le ultime linee guida europee del 2020 relative alle malattie cardiovascolari, valorizzano alcune evidenze che dimostrano come il consumo abituale potrebbe essere addirittura associato a un minor rischio di sviluppare fibrillazione atriale, la più comune forma di aritmia”. 

Un aiuto anche per ridurre il rischio di diabete 

Nessuna controindicazione sul consumo di caffè anche per una delle principali cause delle malattie cardiovascolari, come il diabete. Un importante documento di revisione dal titolo “Coffee consumption and reduced risk of developing type 2 diabetes: a systematic review with meta-analysis” ha evidenziato che il consumo di caffè – sia decaffeinato che con caffeina – riduce il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 di circa il 30%. Una relazione di notevole interesse, vista la crescente diffusione mondiale della malattia, associata a numerose complicanze ad alto impatto economico e sociale sia sull’individuo che sul sistema sanitario.

Gli autori hanno esaminato quali sono i potenziali meccanismi biochimici della bevanda che intervengono sul rischio di diabete di tipo 2. In particolare, gli studi esaminati mostrano che, grazie alle sue proprietà antiossidanti, l’assunzione a lungo termine di caffè può ridurre lo stress ossidativo, associato, oltre che a numerosi effetti avversi sulle funzioni cardiovascolari, metaboliche e renali, anche all’insorgenza di diabete di tipo 2.

Caffè e obesità

La bevanda più amata dagli italiani, inoltre, avrebbe effetti positivi anche sugli individui geneticamente predisposti al sovrappeso, diminuendo la probabilità di sviluppare obesità. 

Un cardiopatico può bere il caffè?

“Nell’ambito di uno stile di vita sano – conclude il prof. Borghi – non ci sono pertanto motivazioni scientifiche per sconsigliare il consumo di caffè nelle persone che soffrono di disturbi cardiovascolari: bere dalle 3 alle 5 tazzine ogni giorno, infatti, non solo non ha effetti negativi sulla salute, ma aiuta a ridurre l’incidenza e le complicanze di queste patologie e riduce il rischio di complicanze gravi migliorando anche la qualità della vita”.