Sanremo 2023, Amadeus nel ennesimo tentativo di svecchiare il Festival ha giocato la carta più azzardata: invitare Angelo Duro, il comico più cinico, cattivo e irriverente del panorama italiano (ovviamente relegato a fine serata, quando l’80% del pubblico era già crollato e con tanto di avviso in diretta: “Chi è moralista e non è d’accordo cambi canale, noi vi abbiamo avvertiti”).
Angelo Duro, con il suo monologo anti omologazione (“La gente è convinta di trasgredire, invece si è solo omologata”), sul suo dichiararsi trasgressivo perché “senza tatuaggi, astemio e con la stessa donna da 14 anni” e soprattutto con la sua apologia della famiglia di una volta, in cui l’uomo “andava a puttane” – termine ripetuto una quindicina di volte nel monologo- alla luce del sole per sfogare i propri istinti, ma così almeno la famiglia restava unita, mentre oggi il finto moralismo e l’ipocrisia dilagante lo porta a farsela di nascosto con le segretarie o peggio ancora migliori amiche della moglie, ha inevitabilmente diviso e spiazzato.
“Il termine cazzata secondo voi da dove nasce? Per quei miseri 5 minuti di piacere si rovinano famiglie, si manda a puttane l’economia, si compromette una società”, dice Duro.
Ma Angelo Duro ci fa o ci è? Crede davvero a quello che dice o lo fa per mettere a nudo ipocrisie, ambiguità e scomode verità e dell’uomo medio? Insomma: Angelo Duro (citazione twitter) “è un grande o un grande cojione?”
Tra chi non lo ha capito non ha colto la sua ironia, lo ha semplicemente trovato volgare, sessista e maschilista, fuori luogo in un Festival che fino a quel momento aveva parlato di femminismo e parità e chi lo osanna, esaltando la sua comicità dissacrante, cui molti non sono pronti, la sua capacità di far riflettere sulla proprio “vita di merda”, sull’ipocrisia dilagante ai tempi del politicamente corretto (“più trasgressivo lui di Rosa Chemical“, scrivono).
Ci si chiede se ci sia bisogno di dire tutto questo tra parolacce gestacci e insulti – “Io alla terza ho cambiato canale, mi aveva già rotto” mi hanno scritto ieri sera diversi amici-, o se era anche questo essenziale al suo messaggio diretto, cattivo, uno schiaffo in faccia dopo il perbenismo della Ferragni e al buonismo costituzionale di Benigni.
“Lui dice la verità. E la verità non è per tutti. Tenetevi la Ferragni e Fedez, Fiorello ed Amadeus” si legge su Twitter.
“Se l’avete sentito oggi per la prima volta e non ne avete capito il senso e pensate che abbia invitato gli uomini ad andare a puttane e le donne a tacere, allora non esprimete giudizi. Non lo conoscete davvero”
E ancora: “Ma solo io ho capito l’ironia di Angelo Duro ? È il lavoro dello stand up comedian quello di esasperare argomenti e giocare con i paradossi per stimolare la risata!”
Dall’altra parte invece scrivono: “Il senso di creare un’intera prima puntata del Festival di Sanremo sulla difesa delle donne spesso soggiogate anche psicologicamente, per poi lasciare parola ad Angelo Duro la seconda sera per parlare 10 minuti di uomini, troie e puttane. Mah”
“La comicità italiana in mutande. Il più cretino sketch della storia del Festival. Stupido, inutilmente arrogante, gratuitamente volgare. Pio e Amedeo in confronto sono Woody Allen e Mel Brooks”
“A che serve ospitare monologhi sulla parità di genere, gli abusi in IRAN al Festival di Sanremo se poi si dà voce a un maschio narcisista infarcito dei peggiori pregiudizi sulle differenze e i rapporti fra uomini e donne?”
Ma lui è davvero così, o come Checco Zalone con i suoi personaggi ignoranti e mediocri, pieni di pregiudizi svela cattiveria, cinismo, volgarità e sessismo, per ottenere l’effetto contrario e poterne prendere le distanze?
Angelo ha diviso le acque come un Mosè della risata. E forse proprio questo voleva. O più semplicemente a lui non frega nulla, gli bastava essere coerente con se stesso e il proprio personaggio. Non a caso mentre Blanco fa mezzo passo indietro e tenta ipocriti bigliettini di scuse lui sui social insiste e scrive scrive:
“Ve lo dicevo che era l’unico buon motivo per aver pagato il canone. Ora basta tv. Ci vediamo nei teatri. Vi saluto.”