Spanking: quando la punizione diventa sexy

Piace come gioco erotico e anche come fantasia, interpretando ruoli che permettono di lasciarsi andare. E grazie ai romanzi rosa lo conoscono proprio tutti.

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Veronica Colella

Sex Editor

Content writer con una laurea in Scienze antropologiche e un passato tra musei e archivi. Scrive di sessualità e questioni di genere da un punto di vista sex positive, con la consapevolezza che non esistono risposte semplici a psicodrammi complessi.

Oggi si dice spanking, una volta avremmo detto sculacciare. Una punizione somministrata per gioco ma non sempre in maniera soft, diventata familiare anche ai più timidi grazie ai classici dell’erotismo e ai bestseller di scrittrici rosa come Sylvia Day e E.L. James. Prima ancora dei libertini, ne parlava il Kamasutra, guida sanscrita alla sessualità felice e all’armonia che già tra il I e il VI secolo menzionava i “colpi d’amore” e i modi meno ortodossi in cui far combaciare l’impetuosità maschile con la tenerezza femminile. E viceversa, perché non è escluso che si possano ribaltare i ruoli con grande soddisfazione di entrambi.

Cos’è lo spanking?

Di per sé si tratta di una forma di impact play, gioco che consiste nell’erotizzare le sensazioni derivanti dall’essere sculacciati o percossi, variando gli stimoli a seconda dello strumento utilizzato. Frustini, bacchette e paddle realizzati in diversi materiali sono pensati per favorire sensazioni differenti, da una più pungente e simile al bruciore a un dolore più sordo e diffuso, ma quando si tratta di spanking c’è anche chi preferisce semplicemente il tocco delle mani.

Le zone privilegiate per questa pratica erotica sono natiche e interno coscia, relativamente protette da muscoli e grasso, in cui è più difficile farsi male sul serio (ma non impossibile: ricordatevi del nervo sciatico!). L’impatto risveglia le terminazioni nervose e stimola il rilascio di endorfine e dopamina, in una linea sottile tra piacere e dolore che viene amplificata dalla componente psicologica.

Perché piace

Ogni persona ha un suo mondo interiore e non c’è una risposta valida per tutti, né in tema di fantasie né in tema di preferenze. In generale lasciarsi punire, anche in maniera scherzosa, significa mettersi volontariamente in una condizione di vulnerabilità. Lo spanking può essere vissuto come un gioco puramente fisico, come parte di un gioco di ruolo, come un preliminare prima di altri atti sessuali o come una forma di disciplinamento erotico in relazioni che hanno dinamiche di dominazione e sottomissione.

Per chi riceve la sculacciata spesso si tratta di una punizione liberatoria, gratificante di per sé o perché seguita da amorevoli cure e attenzioni verso la parte offesa. Fiducia e comfort sono fondamentali come in ogni gioco erotico, così come il non sentirsi giudicate… a meno che non lo si trovi eccitante, ma anche in quel caso è meglio farlo in maniera consensuale e prestabilita. Quanto ai ruoli, c’è chi si considera versatile e chi ha preferenze più stabili.

Da dove nasce il desiderio?

Una delle prime a tentare di studiare il fenomeno nella sua peculiarità è stata la sociologa americana Rebecca F. Plante, esperta in sessualità e professoressa associata all’Ithaca College (NY).

Dalla sua ricerca, condotta su un piccolo campione di 25 soggetti reclutati a un party a tema, quasi tutti bianchi e di classe media, sembra che questo interesse possa nascere anche in tenera età, non solo per chi da bambino è stato punito in questo modo. C’è chi si è resa conto già intorno ai 5 anni di provare uno strano piacere all’idea di essere sculacciata, consapevole che ammetterlo avrebbe messo a disagio gli adulti, e chi invece ha realizzato di avere l’impulso di sculacciare tra i desideri confusi della preadolescenza, intorno ai 12 anni.

Altri invece sviluppano questa preferenza a prescindere dai ricordi di infanzia, magari scoprendola insieme a un partner, ma spesso entro i 20 anni. Secondo Plante, presentare questi desideri come innati potrebbe essere un modo di razionalizzare e di giustificarsi agli occhi di una società non sempre aperta e tollerante, strategia che gli amanti dello spanking condividono con chi pratica BDSM.

Spanking e BDSM

Non necessariamente chi ha fantasie sullo spanking o ama essere sculacciata si considera parte della comunità BDSM. Nel ristretto campione di Plante, gli intervistati hanno addirittura preso le distanze da quelle che considerano forme più estreme di sessualità alternativa – dal rough sex al bondage – cercando di aderire il più possibile alla rispettabilità di chi, tra un calice di vino e un barbecue dai vicini, ha come unica stranezza il volersi ritrovare di tanto in tanto a una festa in cui le donne accettano generosamente di lasciarsi sculacciare da uomini che non sono i loro mariti.

Diverso il caso di chi vive questa pratica come una forma di disciplinamento erotico o la include in giochi di ruolo che prevedono scenari più complessi, in cui la componente di punizione/espiazione è parte della fantasia.

Consigli per principianti

Persino per chi si avvicina allo spanking per gioco e senza alcuna intenzione di esagerare qualche precauzione è d’obbligo. Prima di tutto nel dosare la forza, ma anche nell’assicurarsi la giusta privacy e non compromettere i rapporti con i vicini. Jules Markham, autore di una delle rare guide underground dedicate allo spanking, mette in guardia dalle camere da letto con pareti troppo sottili: è molto difficile dissimulare il suono di una sculacciata, soprattutto in un contesto in cui possono sfuggire gemiti e sospiri. Il rischio se non si è del tutto a proprio agio è di entrare inconsciamente in tensione, rendendo l’esperienza meno piacevole per entrambi.

Per chi è alle prime armi, prosegue Markham, è importante avere pazienza. Magari non tutti i colpi andranno a segno nel modo giusto e le prime volte è possibile che la mano assorba parte dell’impatto, portando chi è nel ruolo dominante a stancarsi subito. A dispetto di quello che si vede al cinema, meglio non calare il braccio dall’alto verso il basso con un movimento repentino, rischiando di colpire l’osso sacro, ma tenerlo all’altezza del gluteo e colpire in orizzontale, come se si giocasse a tennis. Va tenuto in considerazione anche il tempismo, cercando un ritmo piacevole per entrambi. La zona colpita tenderà a arrossarsi e scaldarsi, ma è importante fare caso alle reazioni della cute e prendersi delle pause quando è necessario, senza paura di interrompersi sul più bello.