Ischemia cardiaca: sintomi, cause e terapie

Scopriamo cos'è l'ischemia cardiaca, i sintomi da non sottovalutare e cosa fare in questi casi.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’ischemia cardiaca è una patologia che interessa il cuore ed è anche conosciuta come ischemia miocardica o cardiopatia ischemica. Si tratta di un disturbo che coinvolge le coronarie, ostacolando il fisiologico flusso sanguigno, e quindi di ossigeno, al cuore. Oggi, nei paesi occidentali, l’ischemia cardiaca è causa di un importante numero di decessi connessi al grande gruppo delle malattie cardiovascolari, nonostante una sempre maggiore consapevolezza circa le strategie di prevenzione e una netta evoluzione della diagnosi e dei trattamenti.

La mortalità cardiovascolare resta tra le prime cause di morte ed è bene conoscere a fondo le patologie connesse al miocardio, per riconoscerle in tempo e curarle tempestivamente, senza mai trascurare i sintomi e i fastidi correlati all’attività cardiaca.

Cos’è l’ischemia cardiaca

L’ischemia cardiaca è una patologia causata dalla riduzione dell’afflusso di sangue e ossigeno al cuore, causata dal restringimento di una o più coronarie, che impedisce un corretto apporto di sostanze nutrienti al muscolo cardiaco e alle strutture connesse. L’ischemia può causare danni permanenti o necrosi ai tessuti ed è indispensabile riconoscerla e intervenire subito per evitare le conseguenze più gravi.

È essenziale innanzitutto distinguere tra un’ischemia cardiaca transitoria e una patologia di tipo irreversibile.

  • In caso di ischemia reversibile si può parlare anche di “angina pectoris”, un disturbo che provoca un dolore acuto al petto e un forte senso di costrizione, con sintomi che possono irradiarsi anche verso il collo, le braccia o la mandibola. Il dolore può essere così intenso da causare sudorazione eccessiva, nausea, fiato corto e svenimento. In genere un attacco ischemico transitorio dura meno di 15 minuti, durante i quali le cellule cardiache subiscono un danno limitato, alterando il loro fisiologico funzionamento, ma sopravvivendo fino al ripristino del flusso sanguigno.

A scatenare questa problematica a volte sono sufficienti fattori esogeni o endogeni anche di moderato rilievo, come pasti troppo abbondanti, forti emozioni o sforzi fisici eccessivi. Tuttavia, un’ischemia cardiaca può verificarsi anche mentre il soggetto colpito è a riposo.

  • Nel caso di un attacco di ischemia cardiaca protratto e irreversibile la sintomatologia si prolunga oltre i 15 minuti, predisponendo l’apparato cardiovascolare al quadro tipico dell’infarto. In questo caso l’ostruzione è tale e/o così protratta da causare la morte delle cellule miocardiche, con conseguenze particolarmente gravi e irreversibili per il cuore. Un attacco ischemico di questa portata può causare un vero e proprio infarto, con un dolore toracico eccezionalmente acuto e sintomi gravi che richiedono l’immediato intervento medico o il ricovero d’urgenza.

Nonostante la serietà del disturbo, l’ischemia cardiaca può essere trattata per tempo, evitando l’instaurarsi di processi irreversibili e preservando le aree cardiache ancora sane e funzionali. Spesso nei casi più gravi è necessario intervenire con un approccio cardiochirurgico, con interventi sempre meno invasisi, grazie all’avanzamento della tecnologia.

Esiste anche un tipo di ischemia cardiaca cronica, causata da un’ostruzione che si prolunga nel tempo, causando una riduzione stabili del flusso sanguigno al cuore anche in normali condizioni di riposo.

  • Un quadro differente è quello che riguarda le ischemie silenti, che non portano dolore, ma sono caratterizzate da astenia, pallore e sudorazione. Possono essere scoperte solo attraverso approfondite indagini diagnostiche, perché i sintomi del paziente non portano a sospettare la presenza di una problematica cardiaca, anche se la prognosi in molti casi può essere sfavorevole. Soprattutto attraverso esami sotto sforzo può rivelarsi un disturbo anche importante del muscolo cardiaco, spesso conseguente a infarti pregressi silenti, trapianti o interventi di rivascolarizzazione.

Quali sono i sintomi dell’ischemia cardiaca?

I pazienti che sono colpiti da questo disturbo solitamente avvertono un forte dolore al petto che si irradia da dietro lo sterno in tutto il torace rendendo difficoltosa la respirazione.

L’angina pectoris indica proprio il senso di dolore o pressione al petto, che può facilmente espandersi verso il viso e il collo, ma anche lo stomaco e il braccio sinistro. A tali sintomi si aggiungono

Le cause dell’ischemia

La causa principale degli attacchi ischemici è, come spesso accade, l’aterosclerosi, ossia la presenza di placche all’interno dei vasi sanguigni, che impediscono il normale passaggio del sangue.

La formazione di queste placche è favorita dalla presenza di diversi fattori predisponenti, tra cui uno stile di vita errato, una dieta squilibrata, l’ipertensione, il diabete, il colesterolo alto, l’obesità, il vizio del fumo, lo stress e l’insonnia. Tra gli elementi che predispongono alla malattia aterosclerotica ci sono anche la predisposizione genetica, il sesso, l’età o la sedentarietà eccessiva, tipica di chi non allena a sufficienza l’apparato cardiocircolatorio.

A provocare gli attacchi ischemici possono anche essere spasmi coronarici, rari, ma presenti nella casistica clinica. Si tratta di contrazioni improvvise delle pareti coronariche, che ne provocano un restringimento eccessivo e un ridotto afflusso di sangue e nutrienti al cuore. Sono dovuti, in genere, a eventi straordinariamente emozionanti o stressanti, all’uso di sostanze stupefacenti o a un’esposizione improvvisa o prolungata a temperature fredde.

Tra le cause dell’ischemia cardiaca rientrano anche le patologie di natura infiammatoria, come il lupus eritematoso sistemico. Anche lo stress gioca un ruolo importante nell’insorgenza di questa patologia: si tratta di un fattore di rischio spesso sottovalutato, ma altrettanto di frequente coinvolto in prima linea nello sviluppo di malattie cardiache.

Diagnosticare l’ischemia cardiaca

Se un paziente segnala alcuni dei sintomi finora citati, è bene procedere ad accertamenti più approfonditi, per evitare le pericolose conseguenze dell’ischemia cardiaca. Come si diagnostica una cardiopatia ischemica in corso? La diagnosi di ischemia viene effettuata in base ai sintomi, ma soprattutto grazie ad alcuni esami di approfondimento come:

  • Elettrocardiogramma: è essenziale per confermare la presenza di ischemia cardiaca, poiché l’ECG registra l’attività elettrica cardiaca e ne evidenzia eventuali anomalie. In alcuni casi, come quando il soggetto manifesta un’angina pectoris, si può procedere ad un monitoraggio dell’attività cardiaca nel corso delle 24 ore (o Holter cardiaco), che consente di analizzare più nel dettaglio l’attività elettrica del cuore.
  • Esami del sangue: possono essere utili a rivelare la presenza nel flusso ematico di sostanze caratteristiche, in circolazione proprio in caso di necrosi del miocardio. Parliamo, ad esempio, di markers come la troponina e la creatinchinasi.
  • Ecocardiogramma: grazie all’utilizzo di ultrasuoni, mette in evidenza la struttura del cuore e il suo funzionamento. Può essere eseguito anche sotto sforzo.
  • La scintigrafia miocardica è un esame cruciale quando si desidera valutare la posizione, l’estensione e la gravità di un’ischemia miocardica. Anche la scintigrafia può essere effettuata sotto sforzo, aumentando il lavoro del cuore per osservarlo nel suo momento di massima attività. È possibile somministrare una sostanza radiotracciante, che si deposita nel tessuto cardiaco e consente di capire quali sono le aree danneggiate. Inoltre, durante la scintigrafia l’ischemia può essere indotta anche attraverso appositi farmaci, che consentono di ottenere risposte precise.
  • La coronarografia va a indagare lo stato di salute delle coronarie grazie all’utilizzo di un mezzo di contrasto iodato.
  • Una TAC al cuore evidenzia, eventualmente, la presenza di placche aterosclerotiche.
  • La risonanza magnetica nucleare indaga lo stato del cuore e dei suoi vasi, fungendo da valido complemento agli esami sopra citati.
  • L’elettrocardiogramma sotto sforzo è un altro degli esami chiave quando si sospetta un’ischemia cardiaca o per diagnosticare un’ischemia silente. Consiste nell’esecuzione di un elettrocardiogramma durante una camminata sul tapis roulant o una pedalata in cyclette, durante le quali viene monitorata costantemente l’attività del cuore durante lo sforzo. Il test può terminare quando si manifestano segnali di alterazioni nell’ECG o si registra un’elevata pressione sanguigna, oppure dopo un limite prestabilito di tempo, se le macchine non rivelano alcun disturbo.

Queste indagini vanno svolte sotto stretto controllo di medici specialisti che, una volta compresa la situazione, possono impostare una terapia adeguata.

Come si cura l’ischemia cardiaca?

Come accennato, l’ischemia può avere un’ampia varietà di sintomi ed essere più o meno grave in relazione alla severità dell’ostruzione coronarica o al tempo per il quale si prolunga il ridotto afflusso di sangue al tessuto miocardico. Le cellule del cuore possono sopravvivere circa 20, massimo 30 minuti, senza un corretto apporto di ossigeno e nutrienti, ma trascorso questo tempo diventano necrotiche e muoiono. Nel caso in cui il disturbo sia lieve e temporaneo, invece, l’ischemia cardiaca non comporta importanti conseguenze, né sul breve, né sul lungo periodo.

Una volta compreso il tipo di ischemia in corso, lo specialista può decidere la terapia più adatta al paziente, scegliendo tra un approccio farmacologico o un’operazione chirurgica.

I farmaci per l’ischemia cardiaca

In alcuni casi il problema si può trattare tramite l’utilizzo di alcuni farmaci che agiscono direttamente sulle cause del restringimento dei vasi sanguigni. I pazienti che hanno avuto un’ischemia cardiaca devono evitare la formazione di pericolosi coaguli sanguigni e mantenere l’attività del cuore sempre alla massima efficienza.

Tra i farmaci che è possibile assumere ci sono:

  • l’acido acetilsalicilico, che abbassa le probabilità di formazione dei trombi, grazie a un elevato potere anti aggregante;
  • i nitrati (nitroglicerina) e i calcio-antagonisti che fungono da vasodilatatori delle coronarie e riescono a facilitare il flusso del sangue verso il cuore;
  • i farmaci beta-bloccanti che abbassano il ritmo del battito cardiaco e tengono sotto controllo la pressione sanguigna, alleggerendo significativamente il carico di lavoro del muscolo cardiaco;
  • le statine, che impediscono il rialzo del colesterolo e fanno sì che non si accumuli all’interno delle coronarie.

Chirurgia

Quando il danno al cuore è ampio e grave, la terapia farmacologica non basta è fondamentale effettuare un’angioplastica o confezionare un bypass cardiaco.

L’angioplastica è un’operazione che consente di dilatare i vasi coronarici attraverso un palloncino gonfiabile, inserito nel lume della coronaria e collegato a uno stent, ossia una struttura metallica a maglie. Tale sistema tiene aperto il passaggio e consente un flusso sanguigno ottimale al cuore, proponendosi come un’operazione dalle alte probabilità di successo e con rischi contenuti per il paziente (sono rari i rischi di emorragia e il recupero post-operatorio è rapido).

L’applicazione di un bypass coronarico aiuta, invece, a creare un collegamento fra l’aorta e l’arteria coronaria, con la finalità di aggirare l’ostruzione. Consente di far fluire correttamente il sangue nei distretti in cui occorre ed è indicata per quei pazienti che hanno un’ischemia del miocardio di grave entità, dato che si tratta di un intervento non semplice, da effettuare in anestesia generale e, spesso, con l’aiuto di sistemi di circolazione extra-corporea.

Come si previene l’ischemia cardiaca?

Come spesso accade per le patologie cardiovascolari, anche l’ischemia del miocardio può prevenuta, grazie ad una serie di accorgimenti. Per farlo efficacemente, occorre concentrarsi sui fattori di rischio, tenendoli sotto controllo, per assicurarsi che il cuore possa svolgere efficacemente tutte le sue funzioni.

Modificare lo stile di vita e la routine quotidiane è il primo passo da compiere, sia per chi desidera prevenire la patologia, sia per chi ha già subito attacchi ischemici o infarti e desidera contribuire al benessere del suo apparato cardiovascolare.

Quali sono le sane abitudini da adottare? Innanzitutto, avere una vita attiva, praticare attività fisica regolare, moderata nell’intensità ma con cadenza ricorrente e, preferibilmente, seguendo un sistema di allenamento prevalentemente aerobico impostato da un personal trainer qualificato e competente. L’attività fisica nei pazienti cardiologici deve essere correttamente impostata dal proprio medico di fiducia e deve essere svolta sotto indicazione e controllo medico.

Una dieta sana è indispensabile per mantenersi in piena salute: è bene evitare cibi grassi, raffinati e pesanti da smaltire per l’organismo, preferendo invece generose porzioni di frutta e verdura e l’uso di cereali integrali. Ovviamente sono da evitare anche l’eccessivo consumo di alcool e il vizio del fumo, tra le prime regole per avere una vita sana e un corpo in forma.

Nei soggetti a rischio (predisposizione familiari o precedenti episodi cardiovascolari), occorre effettuare della prevenzione attiva, ovvero richiedere visite specialistiche ed esami diagnostici che permettano di monitorare da vicino lo stato di salute del cuore e, più in generale, dell’intero organismo. I programmi di prevenzione per le malattie cardiovascolari sono, oggi, uno dei temi più importanti nel contesto medico scientifico.

Un prezioso aiuto al benessere e alla salute del cuore è fornito anche dalla riduzione dei livelli di stress. Questi, se restano elevati per molto tempo, possono tradursi in problematiche a livello del miocardio o delle altre strutture che compongono l’apparato cardiovascolare.

 

Fonti bibliografiche

FAQ

Cosa fare in caso di ischemia cardiaca?

Se si manifesta sintomatologia dubbia, occorre rivolgersi immediatamente ai servizi di emergenza. Il trattamento potrà essere farmacologico o chirurgico (posizionamento di bypass o angioplastica).

Qual è la differenza tra infarto e ischemia?

Mentre il termine ischemia indica un ridotto afflusso di sangue al cuore, di tipo transitorio o prolungato, l’infarto è la conseguenza più grave di questa mancanza di ossigeno e nutrienti al miocardio.

Quanto è grave un'ischemia?

Esistono diversi tipi di ischemia: quella transitoria e reversibile non lascia in genere conseguenze gravi nel soggetto che la sperimenta, mentre quella irreversibile e prolungata rischia di compromettere l’attività cardiaca fino a risultare fatale.